FANFIC

City lights

Misty




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«Qui? Questa topaia?» Misty osserva con gli occhi spalancati la costruzione che
sembra restare in piedi solo per un puro miracolo «Vorreste passare la notte
qui?»

Ash si stringe nelle spalle. «Meglio che dormire in strada…» afferma, pur non
sembrando molto più convinto di lei.

«Io non entro!» esclama la ragazza, incrociando le braccia «Non voglio passare
la notte in questo buco!»

«Fa’ come ti pare.» taglia corto Ash, dirigendosi verso l’edificio. «Io non ho
alcuna intenzione di passare la notte qua fuori.»

Misty spalanca gli occhi, affrettandosi a raggiungerlo. «Ehi! Per caso non
vorrai lasciarmi qui?»

Il ragazzo inarca le sopracciglia, guardandola di nuovo come se non la
ritenesse del tutto sana di mente. «Pensavo avessi detto che non volevi
entrare.»

«Non dicevo mica sul serio.» mormora Misty, cercando di ridurre al minimo
possibile la distanza che la separa da Ash.

Lui le prende la mano, intuendo che è ciò che la ragazza vorrebbe. Quando lei
si volta, stupita, Ash si limita a rivolgerle un piccolo sorriso di
incoraggiamento.

«Entriamo?» li esorta Broke, alle loro spalle.

Ash annuisce, spingendo verso l’interno la porta di vetro, sporca di pioggia
fangosa e di qualcos’altro che spera sia soltanto vernice rosso scuro.

La piccola hall del Pokèmon Center è leggermente meglio di come i tre ragazzi
l’avevano immaginata. Certo, ad anni luce di distanza da quella del Pokèmon
Center di Seaside City, l’ultima città in cui si sono fermati; ma neppure
simile all’interno di un bordello abbandonato da decenni e utilizzato per anni
come punto di ritrovo da una banda di drogati, se è per quello.

Le pareti avrebbero un urgente bisogno di una bella mano di vernice bianca, e
il bancone di quello che una volta doveva essere stato legno lucido sembra
essere stato usato come portacenere fin dall’invenzione della sigaretta, date
le innumerevoli tracce di bruciato che le ricoprono. Ma, a parte questo, sembra
abbastanza pulito. Non il genere di posto in cui ti aspetti che da un momento
all’altro un ratto grande quanto un cucciolo di cane ti sfrecci fra i piedi.

Una ragazza bionda, forse sui vent’anni, emerge da dietro il bancone, dove era
presumibilmente china a riporre qualcosa.

«Uh, mi sembrava di aver sentito qualcuno.» esclama, spingendo all’indietro una
ciocca di capelli. «Salve ragazzi.»

Misty fa un cenno di saluto con la mano, rivolgendole un sorriso. Adesso che la
vede bene, si rende conto di essersi sbagliata riguardo alla sua età:
nonostante l’aria sofisticata e il trucco che le indurisce lievemente i
lineamenti, non dimostra più di sedici o diciassette anni.

È carina. I capelli biondi sono legati in una coda di cavallo, dalla quale
sfuggono numerose ciocche che le sfiorano il collo e le spalle. Gli occhi sono
grandi e azzurri, dalle ciglia lunghe.

«Salve.» la saluta Ash, dirigendosi verso il bancone. «Tu non sei una delle
infermiere Joy, vero?»

«Oh, no.» la bionda sorride «C’è un’infermiera Joy. Ma oggi è il suo giorno
libero e io la sostituisco.»

«Giorno libero?» si lamenta Broke «Vuoi dire che l’infermiera Joy non è qui?»

La ragazza scuote la testa. «Mi dispiace, no.»

Broke geme. Misty si chiede perché Broke non ci provi con la sostituta, visto
che ci tiene tanto. Ma forse questa biondina non ha abbastanza fascino adulto,
per lui.

«Mi chiamo Vivian.» si presenta la bionda «Ma potete chiamarmi Viv.»

Ash le sorride. «Io sono Ash.» si presenta «Lei è Misty, e quello là che sta
piagnucolando perché non c’è l’infermiera Joy è Broke.»

Viv fa una risatina. «Beh, benvenuti a Mean City ragazzi… sempre che possa
davvero essere un benvenuto…» sogghigna «Sicuramente avrete già notato le
bellezze di questa città.»

«Già.» Misty trattiene una smorfia «Come mai sostituisci l’infermiera Joy? Non
sei troppo giovane per lavorare?»

Viv si stringe nelle spalle. «Non lavoro. Non proprio. Do solo una mano.»

«E ti piace stare qui?»

«Per la verità no.» Viv tormenta una ciocca di capelli biondi, avvolgendola
attorno ad un dito «Ma non saprei dove altro andare. Voi quanto avete
intenzione di restare?»

Misty si stringe nelle spalle. «Soltanto per questa notte. Ripartiamo
domattina.»

La bionda sospira. «Fate bene.»

«È così tremendo questo posto?» chiede Ash, aggrottando le sopracciglia.

«Tremendo? Peggio.» Viv sospira di nuovo «Un consiglio, ragazzi: se volete
restare vivi a Mean City, non andate da nessuna parte quando fa buio.»

Ash deglutisce. «Cavolo.» riesce a mormorare dopo molti secondi.

Viv fa un cenno vago con la testa. «Finisci per abituarti.» minimizza «Basta
stare al tuo posto e non rompere le scatole a chi ha il grilletto facile.
Allora, volevate delle stanze, giusto?»

Ash fa cenno di sì con il capo, senza parlare. Viv sorride, voltandosi per
afferrare dalla fila di ganci dietro le sue spalle le chiavi di tre stanze.

«Non ti sembra di prenderla un po’ alla leggera?» chiede Misty «Voglio dire, tu
dici che qui se esci di notte puoi farti ammazzare, e poi dici che ti sei
abituata?»

La bionda si stringe nelle spalle, porgendo loro le chiavi. «Sono praticamente
cresciuta in strada. Un paio di anni fa facevo anche parte di una banda… so
come va la vita in questo postaccio. Ne so abbastanza per cavarmela.»

«Facevi parte di una banda?» Misty la guarda, cercando senza successo di
immaginarla come una tossicomane o una teppista o tutte e due le cose insieme
«Tu?»

Viv ride. «Non si direbbe eh? È passato un bel po’ di tempo. Non avevo neanche
quattordici anni ed ero davvero una svitata… stavo con un tizio, Craig, che è
il capo di una delle bande peggiori di Mean City.»

Misty inarca le sopracciglia. «Una delle peggiori?»

«Una di quelle che non si farebbero scrupolo di ammazzare qualcuno, se non
riuscissero a trovare nessun’altra soluzione.» taglia corto Viv. Poi,
accorgendosi delle facce allibite dei suoi interlocutori, si affretta a
precisare: «Oh, non voglio dire che se ne vadano in giro a far schizzare fuori
il cervello al primo che capita… ma se qualcuno minacciasse di denunciarli o
roba simile, credo che lo farebbero.»

«Denunciarli?»

Viv fa un cenno eloquente. «Ci vanno giù pesante con certa roba.» afferma
«Droghe pesanti, non so se mi spiego. Illegali.»

«Oh.» mormora Misty.

«Per la maggior parte del tempo non fanno niente di male, comunque.» dichiara
Viv con un’altra alzata di spalle «Non Craig e i suoi, almeno. Beh, non quando
stavo con loro, per quello che ne so. Qualche furtarello, fumano erba,
spruzzano cazzate sui muri. Ma è meglio non mettersi contro di loro.»

Broke la guarda. «E tu stavi in un gruppo così? Hai detto che ammazzano la
gente.»

«Non l’ho detto.» Viv scuote la testa «Non credo che nessuno della banda di
Craig abbia mai veramente ucciso qualcuno… ma credo che lo farebbero.»

«E come hai fatto a uscirne?» Broke aggrotta le sopracciglia «Voglio dire, ti
hanno lasciata andare e basta? Un gruppo così?»

Viv china la testa. A quanto pare, non ama parlare di ciò che ha dovuto fare
per uscire dalla banda di Craig. «Non è stato piacevole.» mormora alla fine.

Un silenzio imbarazzante cala nella stanza. È Ash il primo a parlare, dopo
molti secondi. «Allora, ehm, Vivian, dove sono le nostre stanze?»

«Chiamami Viv.» risponde lei quasi meccanicamente, come se avesse già
pronunciato quella frase innumerevoli volte. «Da quella parte. Vedete quel
corridoio? Le vostre stanze sono le prime tre porte a sinistra.»

Misty spalanca gli occhi. «Siamo gli unici ospiti?» chiede, accigliata.

Viv sorride. «Beh, non c’è molta gente ansiosa di fermarsi a Mean City.»
ironizza «Non credo ci sia bisogno di spiegarvene il motivo. Oh, ragazzi… nel
corridoio fuori dalle stanze c’è un armadio con la chiave. Potete lasciare lì i
vostri zaini, è praticamente l’unico posto abbastanza sicuro in questo buco.»

«Perché, le stanze non lo sono?» chiede Misty.

La bionda fa una smorfia. «Se dicessi di sì ti direi una bugia. In questa città
ci saranno sì e no cinque persone che non sanno scassinare una serratura.»

Misty la guarda, resistendo all’impulso di chiederle se lei sia o meno una di
quelle cinque persone. Comunque, sospetta che la risposta sarebbe un no secco.

«Il lucchetto dell’armadio dovrebbe reggere, comunque.» continua Viv «Non è mai
riuscito nessuno ad aprirlo senza le chiavi finora…»

Afferra qualcosa dal piano del bancone, un anello sottile di metallo da cui
pende una lucida chiave di alluminio, e la porge ad Ash. «Questa è la chiave
dell’armadio. È l’unica copia, quindi occhio a non perderla.»

Ash la prende in mano cautamente, come aspettandosi di scottarsi. «Sicura di
volere che la teniamo noi?» chiede, lanciando a Viv un’occhiata strana.

Lei si stringe di nuovo nelle spalle. «La maggior parte della gente non si fida
che la tenga io. Pensano che potrei rubare tutto e scappare mentre loro
dormono… mi ritengono della stessa razza della gente che circola qui intorno, e
non hanno tutti i torti.»

«Ma tu non sei…» inizia Misty. Ma Viv la interrompe.

«Se vuoi sopravvivere in questo buco devi imparare a cavartela.» afferma «Il
che vuol dire… non farti tanti scrupoli di usare le maniere forti.»

«Craig?» chiede Broke delicatamente, intuendo che si tratta di un punto debole
della ragazza «È da lui che hai imparato a cavartela?»

Altra alzata di spalle. «Diciamo di sì. Ma la maggior parte delle cose le
sapevo già… quando stai in un posto come questo, impari in fretta.» sospira «Se
sei una ragazza e vai in giro quando fa buio, ti conviene conoscere un paio di
mosse se non vuoi essere violentata e poi accoltellata in un vicolo.»

I suoi occhi azzurri incontrano quelli di Broke, che si affretta a distoglierne
lo sguardo. C’è qualcosa in fondo a quelle pupille color cielo che non vuole
afferrare, un segreto nascosto di cui non vuole sopportare il peso.

«Comunque,» Viv abbandona la testa all’indietro, volgendo lo sguardo al
soffitto annerito dal fumo di molte sigarette «non ruberei mai. Beh, non qui.
Mi giocherei questo posto e poi dovrei fare la puttana in strada per guadagnare
un po’ di soldi.»

Non dice sul serio, sogghigna. Ma, intuisce Broke, non deve trattarsi poi di
una versione così distante dalla realtà.


 

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