Un milione di stelle

25 Marzo 2005 - 23.12
Margherita: in partenza
Canzone: Tre madri [F. De Andrè]
Libro: La signora Dalloway [Virginia Woolf] - Dalla parte di Swann [Marcel Proust]

S'è parlato, l'altro giorno. Allora non sono io la matta - penso, finalmente. Quando ero l'unica (praticamente, io e il mio sangue infettato) a pensare quelle cose tanto cattive, credevo di sbagliarmi. Se tutti vedono alberi verdi, ed i miei sono viola, arancioni, è in me qualcosa che non va; ma ora questi alberelli sembrano multicolori anche per altre persone. Non sono matta. Non sono una vittimista (o un'alcolizzata, o una drogata, o una che parla alle spalle, un'ingiuriosa, e così via...)
Che poi è tanto facile distorcere la realtà; un tempo passavo mesi tranquilla e buona da sola, e ora una sola settimana (e neanche è finita, ancora) mi sembra un secolo, mi sembra una ferita aperta che nessuno deterge - ho trovato l'orologio che ha dimenticato sulla mia scrivania e lo annuso da due giorni.
Ma torniamo. La serata salentina due mesi fa -seduti in cerchio a cantare, a Termini alle tre di notte a cantare quelle canzoni. Poi: il concerto di Venditti e Piero e Cinzia. E la passeggiata nel bosco - com'era quel libro di Eco? Sei passeggiate nei boschi narrativi, dovrò leggerlo. Non so neanche cosa sia. Ma immagino righe e righe intricate e dense come i profumi penetranti del bosco di notte, quando la luna è così luminosa che potrei contarei fili della ragnatela che un ragnetto ha già tessuto nell'angolo della tenda. Una volta una piccola novizia mi aveva svegliato alle quattro per accompagnarla in bagno - alla latrina, cioè. Camminavo con il naso all'insù. Gli antichi vedevano tantissime stelle, c'era così poco inquinamento visivo, duemila anni fa. Dovevano esserci milioni di stelle. Voglio andare nel bel mezzo dell'Africa selvaggia, wild wild world, voglio tornare a duemila anni fa. Voglio una piccola speranza nel cuore, di salvezza. Quella Verginella davvero credeva che tutto sarebbe stato risolto dal suo Figlio, io vorrei fosse così, vorrei crederci tanto, a volte mi succede, mi dico che comunque, qualsiasi cosa sarà, io sarò lì, decisa, fra mille stelle, a interpormi fra il petrolio e il sangue.
Dicevo. Quei tre momenti, che dopo qualche mese in cui mi costringevo a non pensarci, violento mi è penetrato dentro, e io l'ho accolto con finta sorpresa; alla fine lo sapevo, no? Che non è finita quel 28 Novembre. Che è tutto da cominciare, ancora. Che la cima da raggiungere per cogliere il fiore sull'orlo della rupe è ancora lontano. Che quel fiore si allontana sempre ma è questa la magia: coglierlo sarebbe morire, non aver più ancora rocce e sassi sopra da scalare. Quel fiore, uguale a mille altri ma per me unico, si allontana, come un bimbo che nasconde il segreto e invita cantilenando: prendilo, prendilo dai, scommetti che non ci riesci...? Tornare a Itaca, per poi ripartire, non tornare mai, viaggiare, conoscere tutti i mari, tutti i popoli, tutti i sentimenti, l'amore, la disperazione, la solitudine, la fratellanza.

A volte entrando in cucina, la mattina, per fare colazione, mi dico: e Naica dov'è? Ancora non viene a chiedere un pezzo di biscotto?
Mi fa tenerezza la Micia che si sdraia sul tappeto, nella stessa posizione. Mi fa ridere perchè è grande, tutta quanta quanto la sua testa.

Marge     


Topolino di città e topolino di campagna

20 Marzo 2005 - 20.139
Margherita: rimbambita
Canzone: /
Libro: La signora Dalloway [Virginia Woolf]

L’altro pomeriggio Tom ed io siamo andati nel bosco a fare una passeggiata con il suo cane, dopo pranzo. C’era un grandissimo sole, risplendeva su ogni foglia e ogni ramo e ogni increspatura del lago. Il bosco profumava e mi sembrava un mondo appartato e diverso a cui ero stata sottratta, ed al quale ritornavo come una Nike vincitrice e raggiante.

Adoro la vita cittadina, metropolitana. Adoro camminare nel bosco. Adoro studiare e adoro avere le mattinate di fronte a me, libere e assolate, delicate come la schiuma del cappuccino.
Adoro andare a scuola, adoro uscire di casa, stare fuori tutta la notte. Perché adoro tutti questi opposti?

Una parte di me ha assolutamente bisogno del frusciare delle foglie sotto i piedi, ho il tic di prendere tra le mani rametti secchi e spezzarli in tante parti, una parte di me deve continuare così.
Una parte di me ha bisogno di alzarsi la mattina, spalancare la finestra e vedere un mondo brulicante di vita. Non importa che la maggior parte delle persone corre frenetica senza sapere dove né perché, non importa che la maggior parte (almeno dei maggiorenni) abbia votato quel rifiuto che ancora ci governa, non importa che non vogliano sapere la verità sul mondo ma si accontentino di Maria De Filippi. Ho bisogno della gente, di una strada con negozi e vita, di una metropolitana, di luci notturne. Adoro le città.
Ma quando sono nei boschi c’è una piccola parte di me che sorge. È la stessa che ascolto più facilmente quando sono sola, per questo ho così paura di rimanerlo. Ma nei boschi, questa voce maledetta che mi costringe a guardare, è attenuata, quasi addolcita, dagli uccellini e i fiorellini e l’erbetta e tutti i vezzeggiativi possibili. In città, mi incanto a guardare i visi delle persone che incrocio, penetrarle con il pensiero e l’immaginazione, costruire intorno a loro, mattoncino per mattoncino, un’esistenza.

Ho scritto righe senza senso. E' una giornata senza senso. Vorrei dormire fino a domani e svegliarmi e ricominciare daccapo. Camminare ancora nel bosco con Ice e Tom.

Marge     


In the green the end

14 Marzo 2005 - 22.49
Margherita: confusa
Canzone: /
Libro: Michael Mio [Amos Oz]

Il verde, dicono, è un colore rilassante.

Sono un po' confusa. Oggi è morta Naica. Quando non c'ero, questo pomeriggio, mentre ero a bivaccare al casaletto per i cento giorni.
Sono rimasta un po' confusa. Naica era qui da dieci anni, avevo otto anni quando mamma l'ha presa e mi ha fatto la sorpresa, l'ho trovata in macchina quando mi è venuta a prendere dalla mia prima uscita scout. La mattina ero tutta impaurita e non volevo andare, mi ricordo che mi sono messa nel lettone e ho detto a mamma che non mi andava più di andarci, e lei aveva detto: ma vai, che poi ti diverti. E infatti. Ricordo tutto della prima uscita con i lupetti. Ricordo le persone, ricordo che tutto mi sembrava nuovo e poco usuale. E poi sono venuti a prendermi mamma e Lori, e mamma ha detto: guarda in macchina, c'è una sorpresa, e Naica era così piccola che inizialmente neanche l'avevo vista. A casa s'è messa subito sotto la sedia in cucina, quella dietro la porta, e la notte aveva pianto. E poi avevamo deciso di chiamarla Naica, l'ho proposto io, NAta In CAsa, perchè era figlia di un cane di mia zia. Tutti capivano sempre Laica, ma Laica è il nome della prima cagnetta mandata a morire nello spazio per esperimenti, e a mamma non piace. Naica è nata il 24 settembre. Da Agosto a casa nostra era arrivata Mary, il gatto, e c'era già Susi da molti anni, un cagnolino bastardo tutto nero. E' strano che ora non ci sia più nessuno, è tutto così vuoto e grande.
Questa sera, quando mamma mi ha svegliata e me l'ha detto, ho avuto un momento di panico e ho pensato che tutto quello che riguarda la mia infanzia, e che era una costante, sta finendo, e che l'anno prossimo avrò un passato alle spalle che nulla ha a che fare con il presente. Sogno spesso il trasloco e sogno che diventa estremamente complicato, non ci sono più scatole per mettere via tutto e devo abbandonare qualcosa. Però sono sempre stata entusiasta di cambiare casa, di cambiare situazione, di andare a Roma, di mettere a posto questa casa. Sono un po' confusa. Ma sono meno impaurita rispetto a prima, ora.

Sabato notte sono stata al concerto di Venditti a Roma, credevo mi sarei sentita un po' giù quando avesse cantato "Compagni di scuola", o "Notte prima degli esami", e invece, quando sono cominciate le note di "Piero e Cinzia", ho detto a Tom: "Questa l'ho imparata a scout, e io e Vivi la cantavamo sempre, mi ricorda tanto gli scout", ridendo, e poi sono scoppiata a piangere. Il verde è un colore che ti entra dentro e devasta, non riesci più a scordarlo, a me pare impossibile, come Naica, non riesco a credere che non ci sia più e se mi chiedono: "Sei scout?", rispondo: "Si certo!", non mi balena subito in mente il ricordo di aver lasciato.
Ho deciso al concerto che devo tornare a scout, prima o poi. Se penso alle ultime riunioni, all'ultimo anno e mezzo, escluse quelle due settimane di beatitudine quest'estate, provo tanta angoscia e tanta amarezza per come è andata a finire, ma se penso ai campi del reparto, ai lupetti in toto, al verde, ho solo tanta nostalgia.

Non è una questione di materialità, lo so bene. Casa mia resta qui e resta casa mia, Naica ha vissuto dieci anni bellissimi con noi e noi con lei, e se c'è un aldilà, lei ora corre felice e sana per i prati, e so che scout mi ha fatto crescere e crescere bene, che ho dei bellissimi ricordi che mi apparterranno sempre e che non è finita per sempre, ma è un po' come un passaggio, la fine di una fase, e a volte sono un po' confusa.




Marge     


Leggere

08 Marzo 2005 - 15.32
Margherita: serena
Canzone: Com'è profondo il mare [Tiromancino]
Libro: Memorie delle mie puttane tristi [Gabriel Garcia Marquez]

La coscienza di Zeno, Italo Svevo, 1923. Capitoli di varia lunghezza, divisi solo per argomento, senza un andamento cronologico ma solo per argomento, il fumo, il matrimonio, l’amante, la società commerciale, e così via. Zeno si sente malato, fisicamente e mentalmente, una malattia che non ha ragioni d’essere, ma che l’accompagna da sempre; è un pigro, inetto, non ha particolari qualità, crede di essere estremamente razionale in ogni occasione della sua vita. Si confronta continuamente con malati veri (l’amico, il suocero), e la moglie, simbolo invece di sanità fisica e psicologica, vitale, allegra. E poi.
E poi arriva la guerra.
Zeno afferma: tutto il mondo è malato. Poiché l’uomo ha sempre creato “ordigni” per aiutarsi nel lavoro, ma poi è diventato loro schiavo, si è ammalato sempre di più, tornerà alla salute solo con la distruzione assoluta, la catarsi, la purificazione, ad opera di “un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' piú ammalato […] Ci sarà un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.”
Geniale. Una lunga confessione psico-analitica (una biografia fittizia di un paziente al proprio dottore), quasi noiosa, attenta ai minimi particolari (il modo di muovere le mani, le sottili vibrazioni della voce, la natura), soprattutto a ogni minimo cambiamento di umore e stato psichico, che nelle ultime due pagine, si trasforma in un’accusa al progresso (storicamente, in risposta alla corrente del positivismo e la sua illimitata fiducia nella scienza), interpretata da molti critici e lettori come una profezia.

Mi sono chiesta se il mio uso di internet, dei cellulari, della televisione (strumenti utilissimi che hanno facilitato, aiutato, a volte salvato, la vita di tanti esseri umani), non sia invece dannoso, se, come dice Zeno/Svevo, le macchine non siano diventate padrone di me, create invece per essere al mio servizio.
È come quando mi dicono che le amicizie da chat sono false, non hanno basi, sono dannose perchè diventano droghe. Io non lo so. So che quando sento una persona alla quale voglio bene, anche solo tramite un video, sono felice (e so benissimo, comunque, di preferire l’incontro reale); so che ci sono una o due amicizie virtuali che non hanno nulla da invidiare alle reali, so che anche così è possibile condividere esperienze, che siamo cresciuti e cambiati insieme, che c’è qualcosa fra noi che non ci sarà con nessun altro.

(C’è chi riesce a ballare solo se sballato e sulle note di Dj Emix o Lou Bellucci e quegli altri che io non riesco neanche a sentire. Prima c’era su il disco “La buona novella” di De Andrè e io mi sono ritrovata a muovermi come una forsennata al centro della stanza, quando dice:
“Guardala guardala scioglie i capelli
sono più lunghi dei nostri mantelli
guarda la pelle viene la nebbia
risplende il sole come la neve
guarda le mani guardale il viso
sembra venuta dal paradiso
guarda le forme la proporzione
sembra venuta per tentazione.”)


Marge     


And so Berlin is just gone

08 Marzo 2005 - 15.32
Margherita: dolorante
Canzone: The lion sleeps tonight [Jimmy Cliff]
Libro: La coscienza di Zeno [Italo Svevo] - Operette Morali [Giacomo Leopardi]

Di nuovo casa, di nuovo Italia, di nuovo sdraiata sul mio divano, e sembra che non sia successo nulla, sembra non sia passato neanche un momento da quando, cinque giorni fa (più o meno) sono volata via.
Strano come certe grandi esperienze sembrino lasciare così poco, neanche il ricordo della subitanea abitudine a vagare fra stanze d’albergo, prendere la M5 per Alexander Platz, osservare le vetrine (felpa verde oliva, ti rimpiango! Avrei dovuto comprarti appena scattata la scintilla d’amore!), come se fosse la mia città. Guardare la piantina delle metro e stupirsi per come sia ben collegata. Avere voglia di vedere tanti musei. Ridere e cantare in metro, quando tutti i berlinesi stanno in religioso silenzio (altro che metro di Roma…salgono perfino in fila, quei tedeschi!).
Berlino ha dei larghi viali innevati, neanche un vicolo stretto, ed è tutto ricamato dagli alberi secchi e senza vegetazione, nero su bianco, tutto così chiaro come i loro occhi celesti. Ma il cielo è sempre scuro, cupo, forse, compie ancora l’espiazione per quei delitti atroci di cui tutta la Germania è perenne ricordo, a partire dalla distinzione, ancora evidente, tra Berlino Est e Berlino Ovest. Un campo di concentramento a mezz’ora dalla città, una triste baracca desolata, risuona nel vento nevoso la voce di coloro che vi sono morti, e io, con il mio grandissimo male alla schiena che non mi abbandona un momento, confondo dolore fisico e dolore del cuore, viene quasi da piangere, e non parliamo di nulla, mentre muti osserviamo le foto appese ai muri sottili, solo una domanda aleggia sussurrata: come potevano accettarlo? Come potevano ignorarlo? Come potevano farlo?
Con il 100, autobus panoramico, giungiamo al quartiere dello zoo di Berlino. Penso a Christian, da quando ho letto quel libro, ho sempre voluto venire qui. È un posto moderno, pieno di negozi e centri commerciali, troviamo, tra tanti souvenir, anche un posticino delizioso molto fricchettone/alternativo come piace a noi, con orecchini a 2€ o braccialetti a poco più. Salto all’Hard Rock Caffé, dove prendo una maglietta per Brother. E poi, museo d’arte contemporanea, museo d’arte moderna (almeno i titoli dei quadri potevano tradurli in inglese), Pergamon (ovvero una ricostruzione in dimensioni naturali di templi e città babilonesi, romane e greche. Un mondo infinito, un salto nel tempo), palazzo del parlamento, Rosenthaler Strasse e i suoi cortiletti uno dentro l’altro, tutti colorati e decorati (chiudendo gli occhi sento le voci degli operai sfruttati che vi lavoravano prima – ora è quartiere universitario), Chek Point Charlie o museo del muro, centro commerciale e acquisti grandiosi (gonnellina verde – voglia di primavera). Il tutto condito da notti in albergo infinite, pub con treni che passano sopra, Irish Coffee, Tommy, la mia classetta senza la quale, fra tre mesi, morirò, un bel bagno caldo e affollato, panini rubati alla colazione, calzamaglie pesantissime, guanti senza dita, Frà Martino Campanaro a due voci in tram alle due di notte, accompagnati da un simpaticissimo tedesco ventenne, mercatino delle pulci e orecchini madreperla, imbarazzanti incontri con la professoressa in corridoio, cioccolata calda con panna, pasta schifosa, patatine fritte, vino, joint…
E come dice la poetica di Pascoli, i puntini di sospensione invitano il lettore ad immaginare il resto. A vostro piacere. Il mio è stato enorme.


Marge     


La favola bella che ieri m'illuse

01 Marzo 2005 - 21.19
Margherita: in attesa
Canzone: Primavera a Sarajevo [Enrico Ruggeri]
Libro: La coscienza di Zeno [Italo Svevo] - Operette Morali [Giacomo Leopardi]

E finalmente giovedì si parte. Dopo ben sei mesi di stasi, di casa, di Valcanneto, di serate sempre al solito pub dopo sempre il solito cinema, mi godrò un meritato riposo (non fisico, ovvio) nella capitale tedesca (ma Berlino è davvero la capitale? Ho sempre avuto dubbi su questo). E dopo, sprint finale, veloce, come possono passare veloci gli ultimi tre mesi della mia vita di liceo.


E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)



(Promettetemi che non mi lascerete. Promettetemi che continueremo ad appicciare fogli di "III A Classico Duemila", pieni di pettegolezzi e avvenimenti, sui muri immaginari della nostra amicizia, anche se non ci sarà più quell'aula e quei banchi tutti scritti, le caricature appese, gli award -best ubriacone, best uomo-oggetto, best tettina e best tettona-, gli articoli interessanti, le frasi celebri, le interrogazioni programmate...)


Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.



Questa favola bella del liceo. Ricordo che il giorno prima di cominciare il IV ginnasio, ho pensato: "Forse, tra mille studenti, troverò qualcuno che mi faccia vibrare, un amico finalmente" perchè di amici ne avevo veramente pochi, in terza media, e tutto era andato deteriorandosi fino alla nausea. E ricordo che alla fine del IV ginnasio, ho pensato che non uno, ma ben ventiquattro ne avevo trovati. E che ora siano diciannove e che siano cambiati così tanto i rapporti fra di noi (fino al rivolgimento totale, devo ammettere), non importa. E' ancora più bello, è fantastico. Come mi mancherete.


Marge     


Libreria, ovvero come spendere in un momento i proventi di un pomeriggio di lavoro

24 Febbraio 2005 - 21.43
Margherita: meglio
Canzone: Romeo & Juliet [Dire Straits]
Libro: La coscienza di Zeno [Italo Svevo] - Operette Morali [Giacomo Leopardi]

Operette morali del Leopardi perchè ho maturato una mia forma di ideologia pessimista di stampo leopardiano e prima di metterla su carta, volevo leggere tutte le sue operette.
La signora Dalloway di Virginia Woolf perchè, dopo aver letto Le ore di Cunnigham e visto il film The hours non posso ignorarlo. Perchè il tempo non è rotondo, e il cerchio non è perfetto e voglio appronfondire questo interrogativo.
Memoria delle mie puttane tristi, ultimo libro di Gabriel Garcia Marquez, perchè non ho letto nulla di quest'autore e vorrei cominciare, dato che credo sia uno dei maggiori contemporanei. In realtà, a dodici anni avevo letto un po' di Cent'anni di solitudine, ma l'avevo abbandonato quando ad un tale che prima confezionava pesciolini d'oro, cominciavano a crescere funghi sotto le ascelle. O forse ricordo male.
E infine, Achille Piè Veloce di Stefano Benni, perchè è un libro eccezionale e commovente, graffiante e pieno di tanta amicizia, e l'ho comprato per Tom. Spero che legga tutto. Perchè vorrei essere prima di tutto amici, e poi salire sul treno.

Sai che cos'è un amico?
Uno che non ti vede come un rosario su cui sgranare le proprie assoluzioni, ma come qualcosa di complicato e doloroso che cammina insieme a te, qualcosa che non capisci mai fino in fondo ma che ti invade.

[Achille Piè Veloce - S.Benni]


Marge     


Brotherhood

20 Febbraio 2005 - 19.45
Margherita: depressa
Canzone: Wild World [Cat Stevens]
Libro: La coscienza di Zeno [Italo Svevo] - Michael mio [Amos Oz]

Ti ricordi quella volta che Loro ci rivelarono la novità, io poi ero uscita un attimo perchè mi sentivo oppressa, e tu mi eri venuto dietro, e mi avevi vista sul muretto che parlavo con Viviana, e avevi detto: Non piangere... ma anche tu avevo il viso tutto distorto e io ero riuscita solo a pensare: Meno male che c'è lui. Meno male che ci sei tu.

Non dirmi che mi odi. Non dirmi che ti odio. Dimmi che non è vero, per favore. Ho bisogno di te, credevo di conoscerti, credevo di conoscere te meglio di ogni altra persona sulla faccia della Terra, non si passano diciassette anni con una persona inutilmente, mi piace pensare che solo tu capisci quando veramente sto male, o passare qualche momento a chiacchierare come l'altra sera sul letto con Micia che faceva le fusa.

Siamo tutti un po' disperati, ma non possiamo ucciderci anche fra di noi. Se cade anche questo, non resta più nulla.


Marge     


Il tempo non aspetta, il cerchio non è rotondo

14 Febbraio 2005 - 21.19
Margherita: riposata
Canzone: The lion sleeps tonight [Jimmy Cliff]
Libro: La coscienza di Zeno [Italo Svevo] - Michael mio [Amos Oz]

Ho appena visto After the rain, un film ambientato in Macedonia/Albania negli anni '90, di un regista locale (credo), e non l'ho capito molto, ma mi ha affascinato davvero. Tre episodi diversi, collegati per una pura coincidenza, minima, una verità che ancora mi sfugge, ma devo capirla, sarà l'impegno per questa nottata in compagnia della Micia. Il tempo. Un cerchio non rotondo.

Poi, del tempo, quello che mi confonde sempre, è come possa essere due in uno, come si possa essere nello stesso istante al massimo e al minimo. Come gettarsi da un burrone somigli così tanto a spiccare il volo. O forse il contrario, o forse sono semplicemente lo stesso avvenimento, dipende da dove lo guardi, credo che l'importante sia staccarsi da terra.


Marge     


Prime esperienze con la penna in mano - parte seconda

10 Febbraio 2005 - 20.34
Margherita: riposata
Canzone: Bomba o non bomba [Venditti]
Libro: La coscienza di Zeno [Italo Svevo] - Michael mio [Amos Oz]

Volume II
Il secondo volume contiene esclusivamente due storie; una è la parte finale di "Paulette e Tom", cominciata, come ricorderete, nel primo volume, l'altra è il primo romanzo lungo da me concepito e portato avanti, anche se mai terminato. La vicenda, senza titolo (pensavo di apporlo alla fine), vede come protagonista Bernadetta, quindicenne abitante di un moderno paesino di periferia, che conosce l'amore grazie al traferimento, nella casa accanto la sua, di un ragazzo di nome Alessio. Tutta la storia è interamente ambientata nella mia casa, che viene spesso descritta, e perfino la famiglia di Berna è similissima alla mia (madre, padre, fratellino, gatta, cane), così come il paese e le abitudini giornaliere. E' un racconto pieno di ovvietà e momenti altamente banali (ad esempio, è implicito che Alessio venga dalla città, tutti i nuovi vicini vengono dalla città, per me tredicenne che scrivevo quel racconto). La narrazione si interrompe sul più bello: Alessio e la sua famiglia devono trasferirsi di nuovo a Milano (come se le famiglie normali di trasferiscano ogni mese), ma i due ragazzi si oppongono perchè non vogliono dividersi. Sinceramente non ricordo neanche come dovesse finire. Il momento più trash è un capitolo in cui Alessio ascolta una canzone degli 883 (Ti sento vivere) e pensa a lei (ogni volta che lo rileggo sento conati di vomito), ma è un buon dato per risalire alla cronologia dell'opera, ovvero quando è uscito l'album "Gli anni" degli 883 (seconda o terza media, suppongo). L'unico brano che desta in me ancora qualche sensazione di orgoglio è il capitolo in cui i due si baciano per la prima volta: parte dal punto di vista di Alessio, che la osserva e medita, e passa con abilità a quello di lei; lo strumento utilizzato è un rincorrersi che genera confusione stilistica, così come i due corpi che si acchiappano si confondono tra di loro (e segue l'inevitabile bacio). Avevo passato giorni a pensare come potevo far partire un capitolo nella testa di Alessio, e terminarlo in quella di Berna, e dopo aver trovato questa soluzione, ero davvero fiera.

Volume III
E' andato perduto. Non lo trovo da quando facevo il IV ginnasio. Ma ricordo a perfezione cosa contenesse: il primo racconto si intitolava "Giglio", era un fantasy; Giglio era una combattente a cavallo, aveva un'amica, e proteggeva una bambina misteriosa. La vicenda si apre su un bivacco notturno, Giglio e le altre sono in procinto di arrivare al castello del padre di Giglio, che ha bisogno del suo aiuto in una grande battaglia. Il giorno successivo, al castello, Giglio conosce, tramite il padre, ovviamente re, un giovane combattente a cavallo di...draghi! Affascinata da queste creature, durante la notte che precede la battaglia, Giglio sale la torre del castello per osservarle, e incontra il giovane guerriero, il quale le fa fare un volo di prova sulla sua draghessa; la storia termina con i due che, guardando le stelle, pensano alla battaglia imminente.
Amavo tantissimo questa storia. Spero di ritrovare presto il quaderno, sono sicura che è in questa casa, infilato in qualche cassetto.
Sul terzo volume, a seguito di "Giglio", cominciava poi una lunga storia a capitoli che continua sui volumi VIII e IX, intitolata "Fantasia", ma era sicuramente un titolo provvisorio. La vicenda, dapprima, si snoda su due piani: da una parte Valle (femmina) e Spalla (maschio), due gemelli di famiglia modesta che hanno la straordinaria capacità di suonare il flauto in modo meraviglioso; un giorno, durante il loro tredicesimo compleanno, compare alla festa un misterioso cavaliere nero, che li porta via; stranamente, i genitori non si oppongono. Dall'altra, si seguono le vicende della regina di quel pianeta (un mondo parallelo, dunque), Gaia, preoccupata perchè una regione lontana si sta ribellando. Parte dunque per raggiungere la zona in incognito, vivere fra la popolazione per un po', per capirne le ragioni e intervenire giustamente. Nel frattempo, Spalla e Valle raggiungono proprio il castello reale, che ora è in mano al primo ministro, il quale, segretamente, ha fomentato la rivolta per allontanare la regina dal castello e prendere il potere. I due ragazzi vengono divisi; Valle scopre un passaggio segreto nel castello e una torre, dove è conservato un diario; la donna che lo ha scritto narra di aver cresciuto la regina, quand'era piccola, ma il diario si interrompe bruscamente. Nel frattempo Gaia si trova in difficoltà, viene aggredita da malintenzionati ma liberata da un ragazzo che combatte segretamente (doveva essere una specie di partigiano, credo). Il suo nome è Giustino; solo dopo molte vicende, Gaia gli rivela la sua vera identità, lo convince delle sue idee giuste e lui la accompagna a palazzo, dove nel frattempo il primo ministro ha preso il potere. Nel momento cruciale della vicenda, Spalla e Valle si riuniscono, incontrano Gaia e Giustino, ma vengono catturati dal primo ministro. All'improvviso, compare il cavaliere nero, che dona ai due gemelli un flauto bianco, d'avorio, che i due suonano, facendo addormentare il ministro e il suo esercito. La vicenda si risolve pacificamente.
In seguito, in un capitolo che è l'ultimo scritto ma non il definitivo della vicenda, Gaia e Giustino scoprono il loro amore reciproco.
In realtà, la vicenda doveva continuare e svelare tutti i segreti: chi è il cavaliere nero? perchè ha degli occhi così misteriosi che solo Valle può vedere? perchè la regione si era rivoltata alla regina? chi è la donna che scrive il diario? e perchè i genitori di Valle e Spalla non si sono opposti?
Non ricordo molte delle risposte che avevo elaborate, forse alcune ancora dovevo partorirle. So solo che la donna che scriveva il diario era la madre di Valle e Spalla, che aveva avuto una premonizione del ruolo cardine dei suoi figli, e per questo, li aveva lasciati andare. Ma non ricordo perchè era stata allontanata dal castello reale, anche se una motivazione ben precisa c'era. Chissà se ricorderò, un giorno, come finiva questa storia. Potrei anche riscriverla.
"Fantasia" ha uno stile molto particolare, e risente dell'influsso di svariate mie letture, è quasi una contaminazione di vari generi. Ovviamente c'è il fantastico, il misterioso, il viaggio (sia quello dei gemelli in compagnia del cavaliere fino al castello, sia quello di Gaia nella regione lontana); gli intrighi di palazzo, l'utilizzo di scorciatoie, passaggi segreti; c'è l'amore, c'è la lotta contro un potere ingiusto (o ritenuto tale). Immaginavo sempre il castello circondato da boschi verdolini-azzurri, progettavo di inserire o no draghi e fate e questo mi ha sempre combattuto molto. Ma la descrizione della città dove giunge Gaia, è tipicamente moderna, tanto che lei entra in un bar e ordina un panino coi pomodori. Ero parecchio confusa, ma in realtà non mi creavo problemi: narravo quello che volevo narrare; se mi andava di descrivere un arazzo in un castello, lo facevo. Se volevo una scena cittadina, la realizzavo senza troppi problemi.


Marge     


Prime esperienze con la penna in mano - parte prima

06 Febbraio 2005 - 20.34
Margherita: fusa - mal di testa
Canzone: Champion [Buju Banton]
Libro: La coscienza di Zeno [Italo Svevo] - Michael mio [Amos Oz]

Fino al quinto ginnasio, ho sempre scritto tutto ciò che mi passava in mente, su vari quadernini, a righe, piccoli, fin dalla seconda elementare; in quarto ginnasio, ho cominciato una sistemazione metodica dei miei quaderni, forse sulla scia di Pollyanna cresce e i suoi taccuini della felicità. Così, ho nominato ogni quadernino volume.

Volume I
Cominciato in terza elementare. La prima storia è un remake di Pierino e il lupo, i personaggi sono più o meno gli stessi ma la storia è da me inventata. Poi, dopo un tema di scuola (titolo: La scuola), dato che ancora consideravo questo quaderno scolastico, con il romanzo a capitoli "Lachi" si trasforma ufficialmente in quaderno dei racconti e io comincio a considerarmi una scrittrice. Il romanzo "Lachi" (nella mia mente era la trascrizione reale di Lucky, cioè fortunato), cominciato il 19 Aprile 1995, racconta la storia di un bambino fuggito da casa perchè litiga con il fratello (Totò), che dopo molte peripezie, l'incontro con un cane e un lavoro da postino, torna e riabbraccia la famiglia; influenzato dalle mie letture come "Senza famiglia" e "In famiglia" (entrambi di Malot). Composto da sette capitoli, illustrati, terminato in Maggio. Il nome del cane adottato da Lachi è Flipper, nome di un cane che mia madre da giovane teneva in casa.
La storia successiva si intitola "Gianna", una bambina vivace e allegra, ha due belle treccine, un vestitino azzurro con un fiocco blu come le scarpe (ovviamente in corsivo trovate citazione tratte dal racconto). Alla bambina viene rubato il suo pulcino, e parte per andare a chiedere aiuto alle fate; il racconto non è terminato.
Anche la storia successiva non ha fine (titolo "La mia infanzia"); narra la vicenda di una bambina di nome Sally, che abita in un orfanotrofio per gemelle (non so perchè mi sia venuta quest'idea malsana). La gemella di Sally si chiamava Sandy, tutte le gemelle avevano nomi che cominciano con la stessa lettera, così evitavo di fare confusione.
Segue il primo grande racconto da me scritto e terminato; per anni l'ho considerato la mia opera migliore, e risale alla quarta elementare. Si intitola "La bambola", narra di una bambina viziata che compra una bambola da una bimba povera; la bambola, poichè è stata costuita con amore, diventa una bambina e insegna a Maria, la protagonista, ad amare gli altri, poi parte per educare altre bambine. L'ho anche inviata alla casa editrice "Il battello a vapore", ma naturalmente non ho mai avuto risposta!
"Boccioli di rose e margherite gialle" è una brevissima storia d'amore. La frase I due giovani si abbracciarono e nessuno, ora, potrà mai amare una persona tanto quanto quei due si amano a vicenda chiude la vicenda, costruita secondo lo schema classico della principessa solitaria che sottopone ad una prova durissima il bellissimo pretendente.
"Gli ippopotami", storia ambientata nel Paese dei Burloni, è ispirata ai disegni della carta da parati che è nella mia camera (è rimasta uguale da quando avevo sei anni - e tale deve rimanere almeno fino ai sessanta).
"La piccola Tiraemolla" è la cronaca di una papera e le sue avventure contro i cacciatori. All'epoca (quarta elementare suppongo) avevo già imparato la tecnica dell'ex abrupto (ovvero scagliare il lettore direttamente nel vivo dell'azione). Ecco l'incipit: Tiraemolla si gaurdò intorno: non c'era nessuno, il pericolo era scampato. "Nonna, nonna, sono venuti i cacciatori! Hanno catturato Chicco, nonna!" E' illustrata.
Chiude il primo volume il racconto "Paulette e Tom", che risale alla prima media, la struggente vicenda di due ragazzi poveri, amici, che vivono insieme per necessità e scoprono di amarsi; grazie all'amore reciproco, Tom smette di giocare d'azzardo, e vivono in modo più sereno.

Volume extra - Stella: la principessa del mare
Una storia che comincia con un tono lieve di avventura, si trasforma in romanzo di formazione e scoperta della natura, e diviene infine un percorso interiore di ascesa verso l'assoluto. Stella, bambina abbandonata in balia del mare, cresce su di una spiaggia abbandonata, aiutata da numerosi animaletti (si nota la memoria letteraria di "L'isola dei delfini blu" di Scotto O'Dell - libro che tra l'altro consiglio a tutti). Incontra anche un'altra bambina, una normale abitante del mondo cittadino, ma scopre di non essere uguale a lei e agli altri esseri umani. Segue una bufera: la prefigurazione di un grande cambiamento; dopo, nulla è più uguale a prima; il mare le entra dentro, il mare è lei stessa. Lei è libertà assoluta, e scompare nella luce. Risale, credo, alla quinta elementare.
Stella è la principessa del mare
Un pomeriggio, verso il tramonto, si sentì stanca. Si sdraiò e si fece coprire dalle onde. L'ultimo raggio di luce la illuminò, e Stella sentì una grande gioia dentro di sè: aveva capito che la vita non è respirare, ma è essere felici e godere della propria libertà. Lentamente si sentì invadere dalla luce, poi salì in cielo, lì dove aveva sognato di stare tutta la vita. Ora era la principessa del mare.


Il blocco-notes
In prima media ho scoperto, per la prima volta, che durante le lezioni potevo fare altro, e non seguire l'insegnante. Così, facendo finta di prendere appunti, ho scritto un racconto, intitolato "Affari di cuore", illustrato e mai terminato. I protagonisti sono diciannovenni (interessante la mia concezione di amore diciannovenne), si chiamano Marina e Alessandro (i nomi dei miei personaggi maschili sono sempre stati terribilmente comuni, al contrario quelli femminili, bizzarri, una volta ho avuto il coraggio di chiamare una mia eroina Bernadetta. Ora invece ricerco l'originalità del personaggio femminile in un nome banale - come Annalisa - e la particolarità del nome maschile - Rocco, Martino ad esempio. Marina è un nome che ho utilizzato tre volte, lo adoro). La storia termina a metà di una frase, e non ricordo più come avevo pianificato di terminarla: Alessandro e Marina sono in macchina, dopo una festa, Alessandro trema ed è sconvolto per qualcosa che deve rivelarle...

Nella prossima puntata, i volumi II e III.


Marge     


E magari fosse un attimo, vivila

01 Febbraio 2005 - 23.09
Margherita: profumata
Canzone: Una spada nel cuore [Battisti]
Libro: La coscienza di Zeno [Italo Svevo]

Com'è strano pensare che solo un anno fa avevamo un rapporto così diverso. Com'è strano pensare che cinque anni fa ci siamo "conosciuti" ma io di te non ho assolutamente nessun ricordo, come se non esistessi, se non come unità, se non come parte (indistinguibile) di quei 24, che ora sono 19. Ed è strano perchè ora, invece, non vederti per un giorno mi pare quasi impossibile, e domani che non vengo a scuola, so già che mi mancherà terribilmente. L'atmosfera. Quante cose accadono in questo ultimo anno di liceo. Perchè il tempo non si cristallinizza, non si perfeziona nell'istante?
O forse la sua caducità è l'ingrediente migliore, quello che dà il sapore, il pizzico di spezia aromatica che rende il tutto speciale?
Certe volte mi sale la paura che, per essere veramente magnifico, un momento, un'emozione, un rapporto, qualsiasi cosa, debba avere una fine, un momento di espiazione, il dolore per aver gioito prima, e poi, il ricordo, sublime, la dolce nostalgia che rende il passato ancora più dolce di quando era presente.
Questo è ciò che penso quando sono felice. Passo i pomeriggi a studiare e in giro, e se non studio, mi sento così in colpa che lavo, stiro, faccio torte. Non un momento ferma. Mai stare fermi.


Marge     


A denti stretti

23 Gennaio 2005 - 12.47
Margherita: nice
Canzone: La gioia
Libro: Arrivederci piccole donne [Marcela Serrano]

[...] perché la vuoi,
perché tu puoi riconquistare un sorriso
e puoi giocare e puoi gridare,
perché ti han detto bugie
se han raccontato che l' hanno uccisa [...]

Anche se le luci della città sono considerate da molti un inquinamento per il cielo, io trovo che sia stupendo camminare per Roma notturna con le guance rosse e fredde, sentire tante voci, spesso di lingue diverse, camminare e pregustarsi già la serata; cantando De Andrè su un tappeto mentre circola tra le mani il buon vin rosso abbruzzese, spinaci forse un po' troppo piccanti, ma del resto al Sud così li fanno, e le serate tarantine/calabresi non si smentiscono mai, se nu te scierri mai delle radici ca tieni. E poi via per S.Lorenzo, quel bel quartiere così pieno di giovani. Solo un momento ho capito: chiacchierando chiacchierando con Francesco, ex-scout anche lui dopo undici anni, scoppia la nostalgia e cantando Insieme, In un mondo di maschere, perfino Scouting for boys, che conosco da neanche dieci mesi, mi sento tristissima, solo un momento ad aspettare l'autobus notturno, mimando, con mezze braccia per il freddo, La danza della felicità. Mi ero ripromessa di non parlare più di scout, ma ieri sera, anche solo il cantare in cerchio seduti a terra, anche se non ero in uniforme, anche se non erano scout le persone intorno a me, anche se le canzoni era solo ska, De Andrè, Modena e 99 Posse, io ho sentito quella piccola fitta al cuore. Mi mancano, tanto, forse non proprio le persone in particolare, ma l'atomesfera, l'ambiente, la sensazione di fratellanza. Fratellanza, una di quelle parole che mi hanno ripetuto fin da quando ero una piccola novizia al reparto, cos'è la fratellanza? E' un concetto solo scout? E' giusto sentirla solo quando sei in uniforme, o dovrebbe essere sempre presente, dovrebbe coinvolgere non solo altri scout, ma la gente del mondo intero? Non ho mai trovato risposte certe, non ho mai pensato a catagolare la fratellanza, quanto piuttosto l'ho sempre percepita dentro di me, forse senza neanche esserne pienamente consapevole, a volte. Ma ieri sera, mi mancava forse proprio quella sensazione. E c'era tanta tristezza, a pensare alle cose brutte accadute e quelle che accadranno, e quello che di male possono pensare di me, lì dentro, per motivi giusti e sbagliati, e le cose che penso io di loro, che credo giuste, ma mi dispiace, mi dispiace tanto perchè io ci sono cresciuta, con gli scout. Da quando ero piccola, quattro cose costanti per me: la famiglia, lo scrivere, gli scout e Guccini. Ora rimangono solo Guccini e lo scrivere - e non mancheranno mai. Ma prima o poi io a scout ci torno, rispondo a quel richiamo che ho sentito ieri sera, magari da un'altra parte, magari in un altro gruppo, con altra gente, non lo so. Ma prima o poi torno, o muoio di nostalgia.
Nonostante questo, il bilancio della serata è estremamente postivo. Da ripetere più spesso.

E magari fosse un attimo,
vivila ti prego
e magari a denti stretti non farla morire,
anche immerso nel frastuono tu falla sentire [...]


Marge     


Ciuf ciuuuuuf arriva il treno dell'ammmore prossima fermata III a classico

19 Gennaio 2005 - 18.20
Margherita: latinista
Canzone: Stand by me [Lennon]
Libro: Undici minuti [Paulo Coelho]

Com'è bello quando accadono, nel giro di tre giorni (e solo tre), tantissime cose nuove, ma tutto è così sereno ed equilibrato che sembra un ordine instaurato da secoli, come fosse andato sempre così; che bello quando un movimento mai fatto prima sembra un deja vu, come fosse già accaduto mille volte; che belli questi primi giorni così tranquilli e felici; che bello quest'anno di terzo liceo classico, che belli i temi, le interrogazioni, i professori, i bidelli che ci cacciano dal giardinetto, le lampade che scoppiano sopra la mia testa, che bello tutto. Che bello Undici minuti di Coelho, quest'inno al sesso dolce, eccitante, totalizzante, il dolore e l'amore come aspetti diversi delle stesse emozioni, la voglia di amare, e smetterla di essere la mela marcia della situazione. La mela marcia della situazione.

(Per dirla sempre con Alex D., visto che ha segnato così tanto questi cinque miei anni di liceo, e ora che li sento giungere al termine, sono presa dal bisogno impellente di ripercorreli, in qualsiasi modo, foto, frasi, libri, film, persone: La Danimarca ha vinto la partita).


Marge     


Chiara ha preso il treno; Giulia l'ha perso; e io?

10 Gennaio 2005 - 18.19
Margherita: latinista
Canzone: Angel of music [Andrew Lloyd Webber]
Libro: Il Gattopardo [Tomasi di Lampedusa]

Oggi ero in classe, quinta ora, la voce chiacchierava in inglese about Wordswoorth, e io, con l’occhietto rosso e quasi chiuso per l’alzata faticosissima stamattina, ho pensato nuovamente che questo è l’ultimo anno e che veramente non voglio che sia così, che oggi stesso sarei rimasta a scuola altre otto ore con loro, non tornare a casa, spaghetticotolettamela (come dice Alex D.), tv latino computer e un pomeriggio da sola come sempre. Voglio guidare, voglio andare, per le strade fino a loro ogni pomeriggio, che almeno a me ed Ovidio si affianchi qualcun altro, in questi pomeriggi solitari. E sempre come dice Alex D.: Io e Aidi Ci baceremo mai? Faremo mai l'amore? Ci sarà un tempo per stare insieme? E sarà meglio che incontrarsi alle cinque e tre quarti come stamattina e sognare insieme di essere dentro un film? Non è forse meglio questo dolce aspettare ogni mattina un'occhiata, ogni pomeriggio una parola, qualche sera sognando qualcosa di più? Non è forse meglio così? O no? Dubbiosa.


Marge     


Fiorellini

06 Gennaio 2005 - 19.45
Margherita: stanca
Canzone: Silvia lo sai [Luca Carboni]
Libro: Il Gattopardo [Tomasi di Lampedusa]

[...] Silvia tu ridevi e scherzavi
Luca invece non parlava mai
che profumo Bologna di sera
le sere di maggio [...]


E che profumo Roma dalla mattina alle otto, alla sera, dodici ore così diverse, il suono a scatti della bobina che sei andata a interrogare, come un Oracolo intricato, difficile da leggere, per sapere cosa successe ai tempi di Briganta, quel Marzo antico, vedere che foto vedeva lei, che programmi aspettava alla TV, che film andava a vedere al cinema. E immersa nelle atmosfere passate, bianche e nere, camminare nel sole di Villa Borghese, ma perchè sempre al Pincio finisco io? E si che mi piace così tanto...credo che nulla sia paragonabile a quella piazza così variegata, multicolore, assolata, innalzata al cielo. Poi, tuffo nelle scenografie multicolori di The Phantom of the Opera, in lingua originale ovviamente (son mesi che ormai guardo solo cose in lingua originale, che sia inglese, spagnolo, giapponese). Correre infine al casaletto, notte, stelle, fuoco, salsiccie, vino, amici, chitarra. Primo giorno fuori casa dopo dieci giorni di malattia, nel mio lettino (tranne Capodanno, ovviamente). Ho tantissima voglia che ricominci la scuola.


Marge     





Me

avete presente una di quelle neo-diciottenni goffe e magre e brune con gli occhi verdi sempre un po' rossi, insoddisfatta e inquieta e perennemente malinconica, che crede ancora che il mondo si può cambiare, basta volerlo? quelle che si ostinano a leggere BariccoBenniBrizzi e ascoltare Guccini e credono che nella vita pubblicheranno qualcosa prima o poi? quelle che si fanno sempre fregare ma innalzano un inno all'amicizia ogni volta che partono per uno di quei viaggi pseudo-zingareschi, e rimangono sempre senza soldi e vogliono solo amare davvero? UNA DI QUELLE.

The current mood of margherita.pace@marge.it at www.imood.com



Lay Out

Scorcio di Roma [Getty Images], una mia foto sognante, evil's flowers [Brushes by AVH] e le parole [tradotte] di Ballad of Sacco e Vanzetto di Joan Baez, musica di Ennio Morricone.

Consigliati: 1024x768 - Verdana - IE.



Mente

Letto da Settembre
- L'insostenibile leggerezza dell'essere [M.Kundera]
- Comici spaventati guerrieri [S.Benni]
- La misteriosa fiamma della regina Loana [U.Eco]
- Novecento [A.Baricco]
- Germinale [Zola]
- Le Braci [S.Màrai]
- Le ore [M.Cunnigham]
- Le avventure di Tom Saywer [M.Twain]
- Il Gattopardo [Tomasi di Lampedusa]
- Undici minuti [P.Coelho]
- Arrivederci piccole donne [M.Serrano]
- La coscienza di Zeno [I.Svevo]
- Memorie delle mie puttane tristi [G.G.Marquez]
- Michael mio [A.Oz]
- Angeli da un'ala soltanto [S.Gastaldi]

Scritto da Settembre
- Terminata la prima parte di Briganta.
- "Io conducente di un autobus" Novembre 2004 per il concorso di HoldenLab.



 Il mio tatuaggio - Febbraio 2004, sulla spalla destra   

Passato

- Natale 2004
- 15 Ottobre/14 Dicembre 2004
- 07 Ottobre 2004
- 04 Giugno/05 Settembre 2004
- 17 Aprile/02 Giugno 2004
- 28 Gennaio/16 Aprile 2004
- 23 Ottobre 2003/22 Gennaio 2004
- 9 Agosto/19 Ottobre 2003
- 7/30 Aprile 2003
- Settembre 2002/Marzo 2003



Link

- www.marge.it [my collective]
- Ayumi Page [my personal site]
- The Jackson Hole [blog collettivo]
- Per giocare la scrittura
- Scouting for boys



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