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FANFIC Ghost CAPITOLI
CINQUE Tremando leggermente, Misty scende dal vagone del treno, posando i piedi sul marciapiede grigio. Cerulean City… sembrano passati secoli dall’ultima volta che ci ha messo piede. Deve stringere i pugni con forza, affondando le unghie nei palmi fin quasi a sanguinare, per impedirsi di pensare che l’ultima volta che è stata lì Ash era con lei. Broke le cinge la vita con un braccio, senza parlare. «Misty!» Si volta. Le sue sorelle sono lì, ad aspettarla alla stazione. Gli occhi di Misty si riempiono di lacrime, ancora una volta. «Lily! Ragazze…» Corre verso di loro. Lily tende le braccia e stringe a sé la sorellina, accarezzandole piano i capelli. Misty si tiene stretta a lei, nascondendo il viso contro il suo seno, come quando da piccola si svegliava gridando per un incubo e Lily la sentiva ed arrivava a rassicurarla. Lily scuote la testa. Ha gli occhi lucidi. «Oh, tesoro…» sussurra, stringendola forte a sé «Tesoro, mi dispiace tanto…» Anche Daisy e Violet la abbracciano, le accarezzano i capelli, le sussurrano parole di conforto. Tutta quella dolcezza la sta soffocando, le fa venire voglia di scoppiare a piangere di nuovo. «Andiamo a casa, per favore.» sussurra, con voce sottile e tremante come quella di una bimba spaventata «Andiamo a casa…» Lily annuisce. Le cinge le spalle con un braccio e la guida verso il taxi che li attende. Misty siede fra Lily e Broke. Posa la testa sulla spalla della sorella maggiore, tiene gli occhi chiusi per tutto il tragitto. Le lacrime le sfuggono dalle palpebre chiuse, tracciando due sottili scie lucenti sulle sue guance. Non ha idea di quanto tempo sia passato quando infine il taxi si ferma. Lily le dà un colpetto leggero su un braccio. «Su, andiamo. Siamo arrivati.» Misty apre gli occhi. Broke le tende gentilmente una mano per aiutarla a scendere. Non è cambiato nulla da quando è stata lì l’ultima volta. Attende che Daisy paghi il tassista, poi Lily le sorride, tendendo per un attimo una mano ad accarezzarle una guancia. «Andiamo.» Non sa bene cosa fare una volta all’interno della palestra. Si guarda attorno smarrita. Violet le posa una mano su un braccio. «Che cosa vuoi fare?» le chiede con dolcezza. Misty resta in silenzio per qualche istante. «Voglio andare nella mia stanza.» sussurra infine. Guarda Lily. «C’è ancora la mia stanza, vero?» «Sì, certo che c’è.» Lily sorride «Non abbiamo cambiato nulla. È tutto come l’hai lasciato.» È vero. La minuscola camera da letto è ancora come Misty l’ha lasciata prima di partire per diventare allenatrice di Pokèmon d’acqua, quattro anni prima. È ancora la cameretta di quando era bambina. Pupazzi e bambole ammassati sugli scaffali. Appesi alle pareti con pezzi di scotch ingiallito, ci sono ancora gli scarabocchi fatti quando aveva cinque o sei anni: sinuose figure marine tracciate con tratti imprecisi a pastello dalle manine inesperte di una bimba. Misty si guarda intorno, osservando ogni cosa come se appartenesse a qualcun altro. «Vuoi… che facciamo qualcosa?» chiede Violet «Che ti portiamo qualcosa?» La ragazza scuote la testa. «No… grazie, siete gentili. Ma non voglio niente.» «Sicura?» Violet la guarda inclinando leggermente la testa di lato «Hai fame? Vuoi che ti portiamo qualcosa da mangiare?» Misty fa nuovamente cenno di no con il capo. «No. Non ho fame.» Lily la guarda. Dubita che abbia messo qualcosa nello stomaco nelle ultime quarantotto ore. È pallida, e sembra così debole da far pensare che una folata di vento potrebbe buttarla a terra. «Vuoi che andiamo via?» mormora Broke gentilmente. La ragazza fa cenno di sì. «Sì… grazie… voglio stare da sola.» «Va bene allora.» acconsente Lily, con un sospiro quasi impercettibile «Se hai bisogno di qualcosa chiamaci, okay?» Misty annuisce. E li guarda uscire. Rimane per qualche istante ferma in mezzo alla stanza, poi si dirige verso il letto e v si stende sopra, stringendo le ginocchia al petto, senza preoccuparsi di togliersi le scarpe o di infilarsi sotto le coperte. C’è un pupazzo sul cuscino, vicino alla sua testa. Un delfino. È Tinnie, il peluche con cui dormiva da piccola. Lo prende fra le braccia e lo stringe, affondando il viso nella stoffa azzurra. Le lacrime le sgorgano dagli occhi, inarrestabili, bagnando le sue guance e Tinnie e il cuscino. Lily richiude lo spiraglio di porta dal quale la stava osservando, prestando attenzione a non fare rumore. Con un sospiro, posa le mani contro il legno candido della porta. Poi si volta verso Broke. «Ha mangiato qualcosa?» sussurra per non farsi sentire da Misty, con l’aria di conoscere già la risposta. Broke scuote la testa, sconsolato. «No. Non sono riuscito a farle toccare cibo.» «Si lascerà morire di fame così.» geme Lily «È così pallida…» «Lo so.» mormora Broke «Ma che possiamo farci?» La ragazza tormenta una ciocca di capelli. «Le porto qualcosa.» mormora «Una cioccolata, magari…» «Non credo che la berrà.» sospira Broke. Lily scuote la testa. «È lo stesso. Ci devo provare. Almeno quella…» Scompare in direzione della cucina. Ricompare qualche minuto dopo, tenendo fra le mani una tazza fumante di cioccolata calda. Broke le rivolge un piccolo sorriso di incoraggiamento. Tenendo la tazza con una sola mano, Lily bussa alla porta di Misty. Non ottenendo alcuna risposta, afferra la maniglia e spinge la porta verso l’interno. Misty è ancora stesa sul letto, voltata verso la parete. «Ehi.» Lily le si avvicina, sedendosi sul letto di fianco a lei «Ti ho portato questa.» La ragazza alza appena la testa. Fa una smorfia quando vede la cioccolata. «Scusa, Lily, ma non mi va.» mormora. Lily le posa una mano sulla spalla. «Dai, soltanto un paio di sorsi.» implora «Devi mettere qualcosa nello stomaco.» Misty scuote la testa. Si tira su a sedere come se le costasse una fatica immensa. «Non posso, Lily.» mormora «Davvero. Ho la nausea.» «È perché non hai mangiato niente.» afferma Lily, scuotendo la testa. Le rivolge un piccolo sorriso. «Dai, non vuoi proprio fare un favore a tua sorella?» «Mi dispiace.» sussurra Misty. «Diventerai uno scheletro.» mormora Lily, guardandole i polsi sottili e le guance leggermente incavate «Misty, per favore.» Riluttante, la ragazza prende la tazza dalle mani della sorella e la porta alle labbra. Lily le sorride. «Brava.» sussurra, tendendo una mano ad accarezzarle i capelli. Misty beve soltanto due o tre sorsi, prima di restituirle la tazza. Lily la guarda con aria afflitta. «Non ne vuoi più?» Lei scuote la testa. «Mi sento male.» mormora «Mi dispiace Lily, davvero.» Lily abbandona la tazza sul comò, poi si piega verso Misty e la stringe di nuovo fra le braccia. «Mi dispiace, sorellina.» sussurra «Credimi, mi dispiace tanto.» Misty resta immobile fra le braccia della sorella, senza avere neppure la forza di scoppiare a piangere di nuovo. Lily la tiene stretta a sé ancora per un istante, poi le prende il volto pallido fra le mani e la guarda scuotendo piano la testa. «Vorrei poterti dire che con il tempo starai meglio.» mormora «Ma non mi crederesti vero?» La ragazza fa cenno di no con il capo. «Non posso dimenticarlo.» sussurra, mentre i suoi occhi si riempiono nuovamente di lacrime «Non voglio.» Lily la abbraccia di nuovo, facendole posare il capo sulla propria spalla. La culla piano. «Non devi dimenticare, no…» le sussurra «Tu… trovagli un posto speciale nel tuo cuore. Dentro di te non morirà mai.» Misty scoppia in singhiozzi. «Io non ce la faccio, Lily…» riesce a sussurrare, aggrappandosi a lei «Non ce la faccio…» «Sei una ragazza forte.» sussurra Lily «Ce la puoi fare, lo so.» La tiene stretta a lungo. La cioccolata si raffredda nella tazza sul comò, mentre i singhiozzi disperati di Misty si trasformano lentamente in deboli singulti per poi spegnersi del tutto. |
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