FANFIC

La lettera

Beatrice




Izzy accese il suo portatile: voleva scrivere una mail ad un nuovo amico che aveva conosciuto in un sito dove si poteva entrare in contatto con ragazzi italiani. Il ragazzo in questione si chiamava Alex, aveva sedici anni, frequentava il liceo scientifico e, come Izzy, era un appassionato di computer. Si erano anche scambiati le foto: Alex era alto, di corporatura magra, con capelli neri, un po’ lunghi, occhi azzurri, e portava gli occhiali. Fino ad allora, Izzy aveva evitato accuratamente di rivelargli troppo di sé. Quella sera, aveva voglia di aprirsi di più con lui, e stava cercando di vincere la sua naturale timidezza. Si rese conto che lo spazio di un’e-mail era troppo poco per contenere tutto quello che avrebbe voluto dirgli, e così decise di ricorrere ad un mezzo più tradizionale: una lettera. Si sedette alla sua scrivania, e prese carta e penna. Ma, di fronte all’immenso spazio bianco del foglio, le idee gli si affollarono all’improvviso nella mente, spingendo tutte insieme per uscire, e non era facile dare loro un ordine. Izzy cercò di fare chiarezza fra le immagini che aveva in testa, e i sentimenti che queste suscitavano in lui. Finalmente, cominciò a scrivere. Ma, dopo un po’, quello che aveva scritto non gli andava più bene, e allora appallottolava il foglio e lo gettava nel cestino. Ripeté questo gesto parecchie volte. Alla fine, capì che la cosa migliore era buttare giù sulla carta quello che gli veniva in mente, in modo spontaneo. E lasciò parlare il suo cuore:
“Caro Alex,
finora ti ho sempre scritto e-mail, ma stavolta ho deciso di dirti cose che per me sono molto importanti e personali, e così, come hai fatto tu con me l’ultima volta, ho deciso di spedirti una lettera. Tu ti sei fidato di me, e mi hai aperto il tuo cuore. Per me è sempre stato molto difficile aprirmi con gli altri, ma voglio ricambiare la tua fiducia dimostrandotene altrettanta. Tu mi hai confidato di essere stato adottato, e che i tuoi genitori adottivi te l’hanno detto quando frequentavi la prima media. Quando l’hai saputo, ti sei sentito come se all’improvviso ti avessero strappato le radici: non sapevi più chi fossi, né a chi appartenessi, ti sentivi diverso dagli altri. Conosco bene quelle sensazioni, perché anch’io sono stato adottato. I miei genitori sono morti in un incidente quando avevo appena due anni, e un lontano cugino di mio padre mi ha preso con sé. Ma io l’ho scoperto da solo, e nel modo peggiore: per caso, ho ascoltato una conversazione in cui il cugino di mio padre e sua moglie discutevano sull’opportunità di dirmi o meno la verità. Avevo dieci anni, e da allora la mia vita è stata stravolta. Ho iniziato a chiudermi in me stesso; il portatile era diventato il mio unico amico. I miei genitori adottivi soffrivano vedendo il mio cambiamento, e io soffrivo per loro, ma non riuscivo a fare altrimenti. Poi, un giorno, c’è stato un altro grande cambiamento nella mia vita, ma stavolta si è trattato di un cambiamento positivo. Era il primo agosto 1999. Partii per un campeggio organizzato dalla scuola.”
A quel punto, Izzy si interruppe. Alex non era un digiprescelto: avrebbe potuto confidargli anche la sua incredibile avventura a Digiworld? No, lui non avrebbe potuto capire. E poi, ormai, tutti i nemici erano stati sconfitti, e Izzy, pur non volendo certo dimenticare un periodo così importante della sua vita, voleva però andare oltre, e fare nuove esperienze. Gli faceva sempre piacere ritrovarsi ogni tanto con gli altri digiprescelti a ricordare insieme i “vecchi tempi”, ma non voleva correre il rischio che quel gruppo di amici diventasse per lui una specie di circolo chiuso. Izzy voleva avere una propria vita, voleva confrontarsi con qualcuno che fosse diverso da lui, e diverso dagli amici che aveva frequentato fino ad allora: ecco perché aveva visitato quel sito e iniziato a scambiare e-mail con Alex. Tuttavia, se voleva davvero aprirsi con il suo nuovo amico, Izzy non poteva tacere completamente su un’esperienza che era stata tanto importante per lui. Rifletté un po’, e poi ricominciò a scrivere:
“Partii per un campeggio organizzato dalla scuola. A dire il vero, non avevo molta voglia d’andarci, ma accettai per fare contenti i miei genitori, per far vedere loro che ero un bambino come tutti gli altri. Durante quel campeggio, conobbi un gruppo di ragazzi speciali: Tai, Joe, Matt, Mimi, Sora e T.K. Essi mi fecero scoprire il valore dell’amicizia, e piano piano cominciai a riaprirmi agli altri. Una volta tornato a casa, ebbi anche modo di chiarirmi con i miei genitori, e quell’inquietudine che ormai da troppo tempo mi opprimeva, svanì. Ancora oggi sono in contatto con quegli amici speciali: certo, siamo tutti cresciuti, tutti cambiati e ognuno di noi ha la propria vita, ma il nostro è un legame solido, e anche se riusciamo a riunirci tutti insieme solo ogni tanto, è un legame che rimane. Di tutti questi amici, ce n’è uno al quale sono rimasto particolarmente legato, ed è quello che frequento più spesso: Joe. Lui è il più grande del gruppo, ha quindici anni; è un tipo serio e affidabile, e si è sempre occupato di tutti noi come un fratello maggiore. In quest’ultimo periodo, purtroppo, vedo raramente anche lui, perché è molto impegnato con gli esami d’ammissione al liceo, Joe è uno che si è sempre impegnato tanto nello studio. Vuole diventare medico, o sarebbe meglio dire che si è rassegnato a obbedire alla volontà di suo padre, che è a sua volta dottore e vorrebbe che tutti e tre i suoi figli seguissero la tradizione di famiglia. Il primogenito, Shin, ha accettato spontaneamente la professione di medico, mentre il figlio di mezzo, Shu, aveva iniziato a frequentare medicina, ma poi ha capito che non era la sua strada, e ha avuto il coraggio di opporsi a suo padre e di scegliere la facoltà che gli piaceva davvero. Joe purtroppo non ha avuto questo coraggio; suo padre ha sempre avuto una grande influenza su di lui, che ha molta paura di deluderlo. Joe è stato a lungo in conflitto con se stesso per questo. Le rare volte che lo vedo mi sembra sereno, ma temo che dentro di lui non sia affatto così. Non fraintendermi, suo padre è un bravo medico e un uomo buono, ma ha un modo sbagliato di volere la felicità dei propri figli. Controlla Joe non solo per ciò che riguarda lo studio, ma anche per gli amici che frequenta, e perfino per le ragazze. Al mio amico piaceva Mimi, ma era troppo timido per dichiararle i propri sentimenti, e anche se suo padre non ha mai detto nulla in proposito, ho capito che a lui Mimi non piaceva. Purtroppo, lei si è trasferita con i suoi genitori in America, a New York, e Joe ha sofferto quando lei se n’è andata. Ammetto che Mimi piaceva anche a me, ma credo che un po’ tutti i ragazzi del nostro gruppo siano rimasti colpiti da lei. E’ una ragazza molto carina e dolce, anche se all’inizio aveva un caratterino non facile: ti basti sapere che, i primi tempi che ci frequentavamo, l’avevamo soprannominata “la principessa egoista”. Ma, col passare del tempo, lei è molto cambiata, è maturata. E’ un vero peccato che si sia trasferita! Tai è il leader del nostro gruppo. All’inizio anche lui non era tanto simpatico, faceva un po’ troppo il bullo per i miei gusti, ma è diventato più maturo, pur conservando la grande allegria e vitalità di quand’era ragazzino. Tai è una vera forza. E’ un tipo sportivo, gli piace molto giocare a calcio, ed è davvero bravo. Qualche anno fa, Sora era innamorata cotta di lui. Sora aveva molto in comune con Tai, giocava perfino a calcio (eh si, lei era un vero maschiaccio!). Non ho mai capito quali fossero i reali sentimenti di lui: forse, la vedeva solo come un’amica e una compagna di giochi. Però, so che c’è rimasto male quando, poco tempo fa, Sora si è fidanzata con Matt. Lui è il migliore amico di Tai. A dire il vero, all’inizio quei due, a causa delle grandi differenze di carattere, erano come cane e gatto. In seguito, conoscendosi meglio, sono diventati grandi amici. Cè stato un momento di crisi quando Sora si è fidanzata con Matt. Per un pò, Tai ha evitato entrambi, ma adesso ha accettato la situazione. Come ho detto, Matt all’inizio era l’opposto di Tai, chiuso e scontroso. Ma poi abbiamo scoperto che si comportava così a causa della sua situazione familiare: i suoi genitori avevano divorziato, e lui era andato a vivere con il padre, mentre il fratellino minore, T.K., a cui Matt è tanto legato, era andato con la madre. Anche Tai ha una sorellina minore, Kari, alla quale tiene molto. T.K. era presente a quel famoso campeggio; Kari no, perché aveva l’influenza, ma in seguito è entrata anche lei nel gruppo. Kari e T.K. sono diventati molto amici, e per un periodo credo che fra loro ci sia stata più di una semplice amicizia, ma non ha avuto un seguito. Tornando a Sora, conoscendola meglio ho avuto modo di scoprire che è una ragazza molto dolce; ha sofferto tanto a causa di incomprensioni con sua madre, e per le assenze prolungate di suo padre, che è un professore d’università. Il rapporto fra Kari e T.K. si è “complicato” quando nel gruppo è entrato Davis, che si è preso una bella cotta per lei, e inevitabilmente è diventato geloso di T.K. Insieme a Davis, sono arrivati Yolei, una ragazza molto simpatica e intelligente, che ha la passione per i computer e le moderne tecnologie come me, Cody, che nonostante sia il più piccolo è anche il più saggio (è rimasto orfano del padre, un poliziotto ucciso per salvare la vita di un politico in un attentato), e infine Ken, un ragazzo tormentato da un passato difficile. Tutti questi amici sono stati, e continuano ad essere, molto importanti per me. E’ grazie a loro che ho potuto affrontare i fantasmi del mio passato. Ad essere sincero, so bene che certe ferite non si potranno cancellare mai, ma almeno ho imparato a conviverci. Ma ormai si è fatto tardi, ed è meglio che ti saluti. Aspetto con ansia la tua risposta, e chissà che un giorno tu non possa venire a Tokyo di persona, così potrai conoscere Joe e gli altri. Ciao,
il tuo amico Izzy”

L’indomani, la lettera partì per l’Italia.
- Alex! C’è posta per te!-
- Grazie, mamma.-
Il ragazzo prese la lettera, la lesse. Un misterioso sorriso comparve sul suo volto quando iniziò a leggere la parte in cui Izzy nominava Joe. Aveva appena finito di leggere, quando il telefono squillò.
- Vado io, mamma!-
- Ciao Alex!-
- Ciao Beatrice, che coincidenza! Stavo giusto pensando a te…-
- Ah, si? Come mai?-
-Te lo spiegherò quando ci incontreremo di persona. Tutto bene?-
- Si, e tu? Qualche novità?-
- Ho appena ricevuto una lettera di Izzy, il mio amico giapponese. - Poi, cambiando improvvisamente discorso:
- Sei ancora in contatto con Lizardmon e i digiprescelti?-
- Ogni tanto si… perché me lo chiedi?-
- Sai, è successa una cosa curiosa…-
In quel momento, in lontananza dall’altra parte del filo, Alex udì la voce della madre di Beatrice che la stava chiamando.
- Mi dispiace, ma ora devo salutarti. Me la racconterai un’altra volta. A presto, Alex!-
- Ciao, Beatrice.-
Il ragazzo guardò ancora un momento la lettera prima di piegarla e metterla via.
“Chissà se anche Izzy è ancora in contatto con il suo digimon? Forse dovrei chiederglielo, anche se lui non mi ha ancora parlato della sua esperienza a Digiworld. Magari, la prossima volta… Forse, ha pensato che non avrei potuto capirlo. Ma un amico è uno che ti capisce sempre, e spero che, un giorno, lui voglia condividere anche questo con me…”

Beatrice