FANFIC The very reverse of the truth Note: 28 Aprile 2003 - Sono tornata^.^;; Dopo l’horror di “Mummymon the Mummy” e l’azione de “L’ultima battaglia dei digiprescelti”, stavolta mi cimento con il dark, un genere, secondo me, decisamente più affascinante. Anche se devo confessarvi che quella che state per leggere non è tutta farina del mio sacco; la trama della storia è infatti ispirata al film “The Hole”. Nonostante questa sia soltanto la mia terza fanfiction, ha vinto gli award per la miglior FF Dark e per la migliore FF di Digimon 02 italiana al concorso nazionale bandito da Angemon sul suo sito ( http://angemon.altervista.org ). Mi chiedo, che cosa avranno bevuto i giudici il giorno della premiazione? I took their smiles and I made them mine, I sold my soul just to hide the Light, and now I see what I really am: A THIEF, A WHORE, AND A LIAR!* (Ho preso i loro sorrisi e li ho fatti miei, Ho venduto la mia anima solo per nascondere la Luce, e solo adesso mi vedo per come sono veramente: Una ladra! Una stronza! E una bugiarda…) L’ormai ventenne Taichi Yagami sedeva su quel letto disfatto con gli occhi chiusi, le mani premute sulla bocca. Teneva la testa china, così che ciuffi dei suoi lunghi capelli castani gli ricadevano sul viso, nascondendo le silenziose gocce di sale che gli rigavano le guance. Non era abituato, a dare sfogo così liberamente ai suoi sentimenti, e in modo così patetico, poi. Nemmeno quando, anni prima, i Quattro Padroni delle Tenebre avevano praticamente ucciso i suoi amici, o quando VenoMyotismon era ad un passo dalla distruzione del Mondo Digitale e di quello Reale, si era lasciato andare alla disperazione. Non per niente, era il Digiprescelto del Coraggio; la sua inesauribile fiducia in sé stesso e nelle sue doti, la sua impulsività, lo avevano spesso fatto cacciare in guai anche molto seri, ma, allo stesso tempo, gli avevano dato la forza e l’energia di guardare sempre davanti a sé. Senza voltarsi mai indietro. Ma ora… Ora era tutto diverso. Anni. Erano trascorsi anni dall’ultima battaglia digitale. Lo avevano cambiato, profondamente. Anche se non sapeva dire se in meglio o in peggio…. Ma ormai, non era più il testardo ragazzino iperattivo che combatte contro i mostri malvagi che minacciano la salvezza del mondo. Taichi era diventato un uomo, e aveva perso quella sua adorabile innocenza; era maturato, e aveva smarrito quella vitalità e quella forza interiore che anni prima avevano alimentato la sua digipietra del Coraggio. Ma conservava ancora l’orgoglio, e per questo motivo si decise a cercare di controllarsi. Non voleva mostrare a Hikari la sua debolezza. Era il suo fratello maggiore, doveva essere un modello e un punto di riferimento per lei. Asciugandosi le lacrime, alzò lo sguardo: appoggiata al davanzale della finestra davanti a lui, con una mano a sorreggerle il mento e un sorriso sereno sul viso dai lineamenti angelici stava la “piccola” Hikari. Notando la sua espressione sognante, Taichi rimase, per un momento, interdetto. Lei stava ancora lì immobile, fissando un punto imprecisato fuori dalla finestra, quando Taichi strinse i pugni sulle lenzuola e le sussurrò più dolcemente possibile: “Kari, so che questa è stata un’esperienza orribile per te…però…penso che ti sentiresti meglio se ti sfogassi con…con qualcuno…non credi?” Hikari distolse la sua attenzione dal cielo: “Perdonami Taichi, hai detto qualcosa?” chiese al fratello, con un sorriso dolce. Taichi aggrottò la fronte, sostenendo a malapena quello sguardo così innocente e sereno: “Si, insomma…ecco…” riprese incerto dopo qualche secondo, abbassando gli occhi “ …io vorrei sapere esattamente cosa è successo, a te e ai tuoi amici…da quando sei ritornata non hai detto più una parola…ok, so che è stato molto difficile per te però…noi tutti vorremmo sapere…vorremmo sapere com’è andata davvero”. I grandi occhi azzurri di Hikari apparivano ora come annebbiati. “Vuoi dire che devo raccontarti del nostro ultimo viaggio a Digiworld? Di nuovo?” sospirò. Il sorriso le era sparito dalle labbra. “Beh...si…però stavolta cerca…ecco, cerca di essere più precisa" incalzò Taichi. "Lo sono sempre stata, Tai” "So che avete incontrato un nuovo nemico” Hikari alzò gli occhi al cielo, e incrociò le braccia: “No” rispose “Abbiamo incontrato Daemon. Non è un nuovo nemico, lo sconfiggemmo tempo fa, non ricordi? Insieme a Ken, lo spedimmo nella dimensione del Mare delle Tenebre” “Si, si, ora ricordo…ma non ho capito bene come ha fatto a ritornare, non è che per caso potresti spiegarmelo di nuovo?” A quel punto, la diciassettenne non poté fare altro che sospirare rassegnata ed andare a sedersi sul letto accanto al fratello. “D’accordo, ma ti avverto, questa è l’ultima volta” disse. Taichi annuì, e lei chiuse gli occhi, lasciandosi ricadere sul letto, infastidita. Non le andava proprio di raccontare di nuovo quella storia. Si concesse qualche altro secondo per raccogliere i ricorsi, quindi fece un gran respiro profondo e cominciò a parlare con una voce monotona e annoiata: “Quel giorno, io TK, Daisuke, Iori, Miyako e Ken avevamo organizzato un pic-nic a Digiworld. Ci ritrovammo lì di primo pomeriggio, passammo con i nostri digimon ore bellissime e ci divertimmo moltissimo. Poi, però, mentre stavamo per tornare a casa, all’improvviso, i nostri digimon sentirono che qualcosa non andava. Noi non capivamo…poi all’improvviso apparve da un buco nero Daemon. Ci disse che aveva trovato un modo per tornare dal Mare delle Tenebre e che adesso voleva vendicarsi su di noi. Insomma…cominciammo a combattere; alla fine rimasero solo tre digimon in campo contro di lui: erano Paildramon, Shakkoumon e Silphimon. Mentre lo scontro sembrava finalmente a nostro favore, Daemon usò una delle nuove tecniche che -ci disse- aveva appreso in questi anni: il Varco delle Tenebre. Era una trappola. Non usò il suo attacco sui nostri digimon, ma su di noi: fummo tutti risucchiati nel Mare delle Tenebre, fra le risate di Daemon. Solo Daisuke, grazie alla sua grande forza di volontà, riuscì a resistere. Ma qualcosa andò storto: il potere del varco era troppo forte per poter essere controllato da un solo digimon, e così anche Paildramon, Shakkoumon, Silphimon e lo stesso Daemon finirono nel varco. Ci ritrovammo tutti nel mondo delle tenebre. Io ci ero già stata in passato, ma non lo ricordavo così orribile…era sempre notte, lì, e c’era una fitta nebbia che ricopriva tutto; le uniche cose che emergevano da quel luogo erano quegli altissimi Obelischi di controllo: ce n’erano decine, centinaia, sparsi dappertutto in mezzo alla nebbia…e poi lì ti senti costantemente addosso una sensazione sgradevole…non so come spiegartela, ma lì è come se il male ti circondasse, entrasse nel tuo cuore e ti spegnesse dentro…” per un attimo, Hikari rabbrividì impercettibilmente, poi continuò: “Il Mare Oscuro, è davvero il posto più tremendo in cui si possa capitare, giuro. Ma questo non ci fermò: Daemon aveva ripreso a combattere contro i nostri digimon, consapevole di essere più forte nella sua dimensione…ricordo quel terribile istante in cui pensammo che per noi fosse finita. Ma miracolosamente Paildramon, assorbendo le energie di Shakkoumon e Silphimon, alla fine riuscì a digievolvere ImperialDramon e distrusse Daemon. Ancora non so come abbia fatto, dato che Daisuke era a Digiworld e non con noi - aggiunse pensierosa. - Comunque, eravamo tutti molto felici. Poi però ci accorgemmo che non c’era modo di tornare indietro, a Digiworld, o nel Mondo Reale. Allora la nostra felicità svanì in un attimo: solo Daemon conosceva il modo per tornare a Digiworld, e noi l’avevamo eliminato. Quasi ci pentimmo di averlo fatto. Non pensare male-” si affrettò ad aggiungere Hikari in risposta allo sguardo sconvolto del fratello “solo, eravamo disperati perché non sapevamo come tornare indietro. Trovammo un luogo sicuro e senza Obelischi dove accamparci. Però, quella sera stessa….accadde un fatto terribile: ad un certo punto i nostri digimon scomparvero. Non so cosa sia successo, fatto sta che si disgregarono in tanti dati davanti ai nostri occhi. E noi rimanemmo soli”. Sospirò di nuovo, e poi riprese: “Dopo non so quanti giorni, casualmente, scoprii un portale aperto nascosto fra alcuni Obelischi. Avvertii tutti gli altri…eravamo felicissimi! Attraversammo il portale, e ci ritrovammo a Digiworld, tutti sani e salvi. Non appena fummo usciti, TK mi abbracciò sorridente e mi disse, guardandomi negli occhi ‘Grazie Kari-chan, ci hai salvati tutti…grazie mio piccolo angelo’. Poi siamo ritornati tutti nel Mondo Reale e abbiamo reincontrato Daisuke, sano e salvo. Ed ora eccomi qui” concluse Hikari in tono molto pratico indicando se stessa. Taichi, che aveva seguito la parte iniziale del racconto con un’aria interessata, adesso guardava sconsolato la sorella: “ Oh, Kari…beh…grazie…” mugolò prima di alzarsi e di dirigersi verso la porta della stanza ed aprirla. ”Figurati, fratellone” sorrise la ragazza. “Senti…che ne dici di riposare un po’ adesso? E’ stata una giornata faticosa per te” le propose lui. “Ok…ciao Tai” annuì sorridendo lui. “Ciao”. Taichi uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Fece qualche passo in avanti, percorrendo il piccolo corridoio del suo appartamento. Estrasse dalla tasca il piccolo registratore che aveva acceso quando Hikari aveva iniziato a parlare e lo spense. Aveva registrato il racconto della sorella, ma non aveva voglia di farlo ascoltare a chi l’aveva promesso…tanto era inutile. Camminando pensieroso, arrivò in cucina: sua madre era ai fornelli, come sempre, ma non appena vide Taichi uscire dalla camera della sorella corse verso di lui con un’espressione corrucciata quasi quanto la sua. “Tai! Ti avevo detto di non disturbare Kari!” “Non l’ho disturbata, mamma, abbiamo solo fatto quattro chiacchiere”. “Come sta?” chiese una voce dal divano della cucina/salotto. Daisuke. Il ragazzo aveva un’aria triste e gli occhi lucidi, come se avesse pianto da poco. “Oh, Dai…non sapevo fossi qui.” “Sono venuto a trovarvi…come sta Kari?” ripeté Daisuke, alzandosi e raggiungendo Taichi. Negli ultimi tempi, era cresciuto così tanto che ormai raggiungeva la sua altezza, e la superava anche. Ma questo era in parte dovuto anche alle lunghe frange castane ribelli che chissà quanti chili di gel riuscivano a mantenere sostenute sulla sua testa. Anche la sua voce era cambiata: era diventata molto più profonda. “Allora?” incalzò, inarcando un sopracciglio. Anche la madre di Taichi era in attesa di una risposta. “Sta benone, questo si…ma a sentire lei, è stato come fare una passeggiata nel parco” sospirò lui gettando distrattamente sul divano il registratore. La signora Yagami chinò il capo e tornò ai suoi fornelli. “Posso andare parlarle?” “No Daisuke…è stanca, lasciala riposare un po’ . Mamma, vado da Yamato. Penso che rimarrò lì tutto il pomeriggio…sai, voglio fargli compagnia…” “Si Tai vai pure…anzi, se non ti dispiace vengo con te. Voglio andare a trovare Natsuko, è ancora sconvolta, povera donna!” Taichi era già uscito dalla casa, così sua madre si infilò in fretta un giubbotto e lo seguì velocemente. Dopo un attimo, però, rientrò in casa: “Oh, Daisuke, mi dispiace, mi sono dimenticata di te! Vieni con noi?” Il diciassettenne scosse la testa: “Oh, no signora…non vorrei disturbare da Yamato. Vuol dire che tornerò a casa”. “Aspetta …ti dispiacerebbe rimanere qui un altro po’? Sai, non vorrei lasciare Kari sola a casa…” “Ma certo, nessun disturbo signora” disse Daisuke. Però una vocina dentro di lui disse ‘non chiedo di meglio, finalmente solo con Kari’, ma scacciò istantaneamente questo pensiero dalla testa. Quello non era proprio il momento di fare il cretino con lei… “Allora mi fido di te. Non farla uscire, non farle domande strane e rimanete sempre a casa, ti raccomando. Tornerò il più presto possibile” lo ammonì prima di uscire e lasciare solo Daisuke con una del tutto ignara Hikari. Lei, che aveva passato gli ultimi minuti affacciata alla finestra, quando vide uscire insieme Taichi e la madre sussultò. Il suo sguardo, fino a quel momento sereno, divenne cupo. Era impossibile non notare la straordinaria somiglianza di Taichi con Daisuke: stessi capelli per aria, stessa statura. Un tempo, avevano avuto persino la stessa digipietra. Per un attimo, Taichi le era sembrato il suo amico Daisuke…strinse i pugni. “Daisuke ti odio! IO AMO TK!!!” gridò. Subito dopo, si meravigliò della facilità con cui aveva pronunciato queste parole: lei era una ragazza che non riusciva facilmente ad esprimere i propri sentimenti, era molto delicata e dolce, ma adesso era cambiata. Non sapeva neanche lei il perché. Si sentiva più…forte più astuta, più intelligente…era una sensazione strana. Cosa le stava succedendo? Si voltò e vide una foto sua insieme alla sua amica Miyako sul comodino. Questo la riportò indietro di qualche giorno, quando, durante l’intervallo a scuola… “Hikari, non ho ancora capito perché non ti decidi a parlare con Takeru” sbottò Miyako all’amica, camminando per i corridoi della scuola. Poi riprese fiato e continuò, senza fermarsi mai: “Guarda che lui è corteggiatissimo, come suo fratello Yamato del resto, e vorrei ben vedere, con quel fisico perfetto, quel faccino angelico, capelli biondi e occhi azzurri, chi non si innamorerebbe di lui? Guarda che se non ti sbrighi timidezza o no, finirà che qualche altra ragazza si metterà con lui e tu ci rimarrai malissimo. L’ho sentito mentre parlava di te, sai? Qualche giorno fa. Diceva ai suoi amici ‘conosco Hikari da un sacco di tempo, la considero quasi come la mia sorellina’…lui non sospetta niente del fatto che tu sei innamorata di lui! Pensa, Ken invece-”. “Sette minuti” osservò Hikari. “Cosa?” Miyako interruppe la sua litania di consigli e racconti. “Hai passato sette minuti a parlare prima di tirare in ballo il tuo Ken” sorrise beffarda Hikari. “Strano, prima ne passavano solo tre”. “Cos....Ken? Ma no, io stavo solo…e va bene, A ME PIACE KEN!!!!!!!” gridò Miyako facendo girare dalla sua parte un gran numero di ragazzi e ragazze. “Ben fatto, ma devi dirlo a lui, non a loro” sorrise Hikari indicando i ragazzi che si ri-voltarono indietro rapidamente. “Si, ma tu devi parlare con TK”. Hikari aggrottò la fronte: “Non lo so…sai Miyako, quando cerco di parlargli…o vengo sempre interrotta da qualcuno oppure non riesco a dirgli le cose con chiarezza…” si inceppò su quest’ultima frase “Io vorrei solo stare un po’ da sola con lui. Forse così sarebbe più facile. Mi piacerebbe tornare ai vecchi tempi, quando combattevamo insieme a Digiworld. Kami, ero così felice allora! Sembravamo davvero una coppia allora, eravamo così uniti…” “Beh..” rispose Miyako pensierosa “…potremmo…che so? Organizzare un bel pic-nic a Digiworld…ma si, è una bellissima idea! Inviteremo TK con questa scusa, e verranno anche Ken, Iori e Daisuke”. “….Iori e Ken vanno bene, ma Daisuke? Miyako ti credevo mia amica! Conosci la situazione, probabilmente mi starà appiccicato tutto il tempo ed io non potrò parlare con TK!” “Beh, se noi andiamo a Digiworld, Daisuke verrà a saperlo comunque. Però non ti preoccupare per lui, lo terrò occupato io. Non preoccuparti, andrà tutto bene, me lo sento!” concluse Miyako facendo segno di vittoria. Nello stesso istante suonò la campanella che segnava l’inizio delle lezioni, così le ragazze si divisero e tornarono ognuna nella propria classe. Hikari si sedette al suo banco sorridendo e ripensando alle parole di Miyako: “Un bel pic-nic a Digiworld…io e TK da soli…beh, Hikari, forza e coraggio, che forse questa è la volta buona! Ma sto pensando come Miya! Oh, no, la sua esuberanza mi ha contagiato…ihihi…”. Hikari abbassò la fotografia di Miyako scuotendo la testa. Non le andava di pensare a lei adesso: quello era uno degli ultimi ricordi felici che aveva della ragazza. Ultimamente, quando sentiva il nome di Miyako, le veniva in mente l’espressione vuota, gli occhi spalancati e vitrei che aveva quando … …no, basta pensare a questo! Aveva sofferto troppo a causa sua. Era stato solo un errore, una macchia nel piano perfetto che aveva architettato. Sentì il bisogno di uscire per fare una passeggiata. Però sapeva che sua madre non l’avrebbe mai lasciata uscire da sola…hm, era un bel problema. Si affacciò alla finestra: no, no, era troppo alto per saltare. A meno che non fosse stata capace di volare, non sarebbe sopravvissuta ad un salto di 10 metri…pensò alla fortuna che avevano i ragazzi del suo condominio che abitavano al piano terra…(!?) Riprese a cercare un modo per evadere da casa sua. Teletrasportarsi? Si, magari si faceva dare un passaggio da Son Goku… Volare? Lo collegò mentalmente ad Aquilamon, quindi a Miyako. Ah, no, adesso basta! Basta pensare a Miyako e a quello stupido di Ken che aveva rischiato la vita per…di nuovo! Ma è una tortura! Aveva giurato di non parlare più a nessuno di questa storia, quindi requiem e addio!!! Punto e…a capo. “Accidenti, come faccio ad uscire da questa casa adesso?” provò a girare la maniglia della porta della sua camera. Era aperta. Hikari rimase un po’ sorpresa: si era quasi aspettata di trovarla chiusa a chiave. “Ma io non sono mica prigioniera! Chi mi impedisce di andare a fare una passeggiata, scusa?” si disse prendendo mentalmente coraggio mentre, dopo aver dato un’occhiata distratta al digivice abbandonato sulla sua scrivania, usciva. Mentre si avviava verso la porta d’ingresso, le tornò in mente che sua madre e suo fratello erano appena usciti. Questo voleva dire che era sola in casa…tutte quelle preoccupazioni e idee su come fuggire erano state inutili. Fece per prendere le chiavi di casa ma…non le trovò. “Strano, di solito ce ne sono sempre un paio appese vicino la porta” pensò. Un po’ accigliata, si girò indietro per cercare le chiavi, ma così facendo quasi le venne un colpo. Si ritrovò infatti faccia a faccia con il suo compagno di classe nonché di avventure Daisuke Motomiya, che, appoggiato sul retro del divano con le braccia incrociate, le lanciò uno dei suoi luminosi sorrisi: “Ciao Kari-chan! Dove vuoi andare di bello?” le chiese prendendo a camminare verso di lei a passi lenti. “Daisuke! Cosa-ci-fai-tu-qui?!” sillabò lei indietreggiando, più con sorpresa che con rabbia. “Cosa ci faccio qui? Ma è normale, sei mia amica, sono venuto a trovarti. Anche se in realtà ora sto svolgendo il compito che mi ha affidato tua madre: ti controllo e faccio in modo che tu non esca. Tu cosa volevi fare invece?” spiegò con aria dannatamente tranquilla osservando le chiavi che aveva in mano. Ormai era di fronte ad Hikari, che a furia di indietreggiare si era ritrovata con le spalle al muro. Daisuke aveva appoggiato una mano alla parete, sopra la testa della ragazza, e la guardava. Dall’alto in basso. Hikari aveva abbassato la testa e si fissava i piedi. Era maledettamente in imbarazzo e non le piaceva affatto esserlo in genere; per lui ancora meno. Non ci capiva più nulla. Si morse un labbro, ed alzò lo sguardo su di lui, cercando di sorridere: “Oh, su, Dai-chan….” implorò in tono innocente “voglio solo fare una passeggiata, che male c’è?” “Beh, nessuno, però…” farfugliò Daisuke, ritraendosi. Non riusciva a resistere ai sorrisi di Hikari, anche se palesemente ruffiani come quello. ”Va bene, però non voglio che tu esca da sola. Verrò io con te” concluse. Ecco, questo era esattamente quello che Hikari voleva evitare. Ma dato che non le venne nessun’altra idea al momento, acconsentì tristemente, e i due uscirono insieme. “Hikari, tu e Miyako avete avuto davvero una bella idea stamattina!” le sorrise Takeru raggiungendola di corsa sotto uno sgargiante albero di un boschetto di File “Guarda come sono felici di rivederci i nostri digimon…” “Già, già. TK, dovrei dirti una cosa…” “Cosa c’è?” “Ecco, io…” cominciò Hikari. Era arrivato il grande momento, finalmente. Però… “KAAAAARIIIIIII!!!!!!!!!!! Guarda, ho raccolto dei bellissimi fiori per te, ti piacciono?” urlò infantilmente Daisuke correndo come un pazzo verso i due. Prima che potesse raggiungerla però, la fida Miyako afferrò i fiori e se li portò al viso. “Grazie Daisuke, sono davvero bellissimi!!!” “Si, ma non sono per te, sono per KARI! Mollali!” “Oh, scusami, vuoi dire che sono per i tuoi cari? Mi dispiace e…oooopsss!” Miyako face casualmente cadere tutti i fiori a terra. “Guarda cosa hai fatto!!!! Nooooo!!! V-mon, aiutami a raccogliere i fiori!!!” “Dai-kun, sta accadendo qualcosa di strano…” disse il digimon in tutta risposta guardandosi intorno con sospetto. “Eddai, V-mon, per favoreeeeeeee….” “Dico sul serio!!” “Bah, Daisuke non cambierà mai….dicevi Hikari?” “E-ecco, ti dicevo che io-” ”Finalmente” la interruppe una voce soprannaturale molti metri sopra di lei. Hikari ammutolì. I digiprescelti e i digimon alzarono le teste, ma l’unica cosa che riuscirono a vedere fu il buio, il nero del gigantesco vortice oscuro che squarciò il cielo e risucchiò in un momento tutto il paesaggio circostante, lasciandoli nel vuoto. La voce soprannaturale riprese a parlare, ma stavolta in modo soddisfatto, quasi crudele: ‘Finalmente…adesso potrò avere…la mia vendetta…digiprescelti’. Era stato Daemon a parlare…era tornato… “Kari, stiamo passeggiando avanti e indietro da due ore per questo marciapiede – non che mi dispiaccia, intendo- ma tu non mi hai rivolto UNA singola parola da quando siamo usciti di casa. E’ così oppure sono diventato sordo? Kari….HIKARI!!!!” “Eh? Ah, si Daisuke. Cosa vuoi?” “Niente…lasciamo perdere…” il ragazzo sospirò sconsolato. “A cosa pensavi?” chiese poi incrociando le braccia sulla testa e guardandola incuriosito con quei suoi begli occhi color cioccolato. Hikari lo fissò per un momento: “Mi chiedevo…come hai fatto a resistere al potere di Daemon. Ti ricordi quando ci attaccò, vero?” “E come potrei dimenticarlo?” disse lui con aria incredula senza smettere di guardare Hikari. Mossa sbagliata, perché così facendo non si accorse del palo della luce che era sulla sua traiettoria. Risultato… * sdeng* *clang * *AHIAAAAAA * “Uh…Daisuke tutto a posto?” “Si…si, vedo tanti piccoli Demiveemon che mi girano attorno alla testa…che carini….” disse Daisuke con gli occhioni scintillanti muovendo le mani come se stesse cercando di afferrare qualcosa che galleggiava sulla sua testa. “Dai, spero davvero che tu non stia parlando sul serio. Daisuke? Oh, no!” sospirò Hikari coprendosi la faccia con una mano. “Digiprescelti, vi presento la mia nuova tecnica, frutto di anni di lavoro e sforzi fisici inimmaginabili per voi stupidi esseri umani, ma finalmente pronta a ridurvi tutti in un mucchietto di minuscoli byte” “Si, se entro un anno vuoi degnarti di farcela vedere poi ci avverti, eh?” osservò Daisuke scocciato. “DAISUKE!” lo richiamarono i suoi compagni “Sii serio!” “Si, ehm, scusatemi…” “Basta con le chiacchiere adesso! VARCO DELLE TENEBRE!!!” Daemon estrasse dal nulla la sua arma, una falce dalla lama di luce, e con essa fece un movimento come per tagliare l’aria. L’oscurità si squarciò come un mantello, ed un portale da cui filtrava un’atmosfera grigiastra si aprì, dando vita ad una forza attrattiva che tentò di risucchiare al suo interno i digiprescelti ed i loro digimon. “Resistete ragazzi!” urlò Paildramon a Shakkoumon e Silphimon coprendosi gli occhi con le mani. Ma non erano i digimon a dover resistere; ben presto si accorsero che il potere del varco non era indirizzato a loro, bensì ai digiprescelti…che finirono uno dopo l’altro risucchiati nel varco. Solo Daisuke continuava a resistere, tenendo gli occhi chiusi e i denti stretti e ripentendo fra sé e sé “Devo farcela, non posso mollare adesso…”. Daemon continuava a ridere. Una risata crudele, senza gioia, orribile. I digimon decisero che era ora di fare qualcosa. Paildramon, Silphimon e Shakkoumon si caricarono di energia e lanciarono all’unisono i loro attacchi più potenti, che colpirono insieme il varco. Questo non si distrusse, ma anzi, si allargò ancora di più e potenziò il suo potere aspirante. Daemon smise di ridere…non riusciva più a controllare il potere che lui stesso aveva scatenato. Lui e gli altri digimon cercarono di non essere risucchiati, ma inutilmente: erano troppo vicini, e dopo poco caddero anche loro nel vortice. Il varco si richiuse un istante dopo. Daisuke, quando la forza attrattiva cessò, ricadde a terra senza forze. L’oscurità scomparve, e lui si ritrovò a File. Incredulo iniziò a cercare i suoi amici, che erano scomparsi; non li trovò. Che cosa doveva fare adesso? “Sei stata gentile a portarmi a casa tua Kari…adesso sto molto meglio!” la ringraziò Daisuke alzandosi dal letto su cui Hikari lo aveva fatto stendere poco prima. Lei lo guardò preoccupata. “Ma come, sei sicuro di stare bene? Dimmi, quanti piccoli Demiveemon volanti vedi?” chiese, sventolandogli una mano davanti agli occhi. “Nessuno, però peccato. Mi piacevano tanto, ehe!” rispose lui con un sorrisino sciocco. Anche Hikari sorrise. Per un momento i due si guardarono negli occhi. Ma solo per un momento. Poi Hikari si alzò, dandogli le spalle. “Io devo ritornarci” disse seria. “Dove?” “Voglio ritornare nel Mare delle Tenebre” “KARI MA SEI IMPAZZITA PER CASO??????!!!!” “Daisuke…ti prego. Io voglio sapere. Devo sapere…io non…aiutami” Hikari aveva assunto un’espressione angosciata talmente all’improvviso da apparire preoccupante. Si voltò verso Daisuke: aveva il viso rigato dalle lacrime. “Ma Kari io…” lui cercò di negare, ma non riusciva a dirle di no “E va bene…ma niente Mare Oscuro però. Andremo a Digiworld, ok?” disse, prendendo dalla tasca il suo digivice azzurro. Lei annuì, asciugandosi le lacrime. Daisuke non avrebbe mai potuto dire di no a una Hikari così disperata…ora che ci pensava…non l’aveva mai vista così. Sembrava sconvolta. Quel segreto che lei aveva nascosto da tanto tempo, che aveva accuratamente evitato di raccontare, che l’aveva fatta chiudere in se stessa, e che le aveva oppresso l’anima per mesi, era diventato troppo pesante da sopportare. Hikari aveva bisogno di parlarne con qualcuno, di sfogarsi. Non importa con chi, ma doveva parlare. Che Hikari l’avesse voluto o no, oggi la sua storia sarebbe lo stesso saltata fuori. I due si avvicinarono al computer acceso che si trovava nella camera della ragazza. Hikari prese il suo digivice, poi entrambi lo puntarono verso lo schermo e aprirono il portale. Erano partiti per Digiworld… * I'm numb to you - numb and deaf and blind, you give me all but the reason why? I reach BUT I FEEL ONLY AIR AT NIGHT! NOT YOU, NOT LOVE, JUST NOTHING!* (Sono insensibile per te, insensibile e sorda e cieca, mi hai dato tutto ma la ragione perché? Io ti raggiungo…ma sento solo l’aria della notte, non te, non l’amore, niente!) “Kari-chan! Kari!" Daisuke era chino su Hikari, che giaceva svenuta a terra, e continuava a scuoterla e a chiamare il suo nome cercando di rianimarla. "Hikari! Kari, svegliati!" Finalmente, la ragazza si mosse leggermente e strizzò gli occhi: "Uh?" "Kari…grazie al cielo stai bene!" esclamò Daisuke. "Kari…grazie al cielo stai bene!" le disse Takeru. Hikari aprì del tutto gli occhi: "TK…c-cosa…d-dove…" sussurrò, fissando il ragazzo biondo che sorrideva stancamente. Si portò una mano sulla testa, che le doleva terribilmente: "S-si, io credo di stare bene…ma cosa…cosa è successo? Che fine ha fatto Demon? Ahia!" un'improvvisa fitta alla testa la costrinse a chinarsi nuovamente verso terra. Solo ora capiva di avere un pezzo di stoffa, legato strettamente intorno alla fronte: quando Hikari riportò le sue mani davanti al viso, vide che erano sporche di sangue: "E questo cosa…?" "Hai battuto la testa" spiegò Miyako. Hikari alzò lo sguardo: non lo aveva notato prima, ma vicino a lei, oltre Takeru, c'erano Iori, Ken e Miyako. Erano strani. I loro visi erano pieni di graffi. Miyako aveva il vestito stracciato. Sembravano tutti il ritratto della desolazione. "…e sei rimasta svenuta per molto tempo. Pensavamo quasi che fossi…" "Dov'è Tailmon?" domandò Hikari scattando in piedi. "Tailmon?" disse TK, ancora inginocchiato a terra, mentre il suo debole sorriso svaniva del tutto. "Si, Tailmon, il mio digimon, la mia compagna, la mia amica!" esclamò Hikari. Un brutto presentimento si stava facendo largo in nella sua anima. Ci fu un lungo silenzio. Poi Ken strinse i pugni e si avvicinò a Hikari, poggiandole con dolcezza le mani sulle spalle, e guardandola negli occhi: "Devi essere forte, amica mia. Tailmon non tornerà più. Lei e Wormmon…e tutti gli altri…si sono sacrificati per annientare Daemon" le disse con voce spaventosamente calma. "Stai scherzando" sussultò Hikari, e si divincolò da quel tocco, indietreggiando di qualche passo, guardando Ken come se fosse impazzito. "No…" dagli occhi di Ken, velati di dolore e rabbia, repressa, Hikari capì che non stava scherzando. "Hai sentito benissimo, loro non ci sono più!" esclamò improvvisamente il piccolo Iori, in lacrime. "Ma…" "E adesso…e adesso noi faremo la loro stessa fine! Moriremo tutti!" esclamò il bambino con voce alterata, facendo sobbalzare tutti. Iniziò a tremare e a stringere gli occhi, mentre le lacrime gli rigavano il viso. “NO!” gridò dopo un secondo, e cadde in ginocchio a terra. “Io non voglio! Non voglio morire!” scoppiò in un pianto disperato. Miyako lo abbracciò fraternamente, cercando di calmarlo. Ma fu inutile: Iori la spinse via, strillando, con le mani alla testa: "Ma voi non lo sentite? Il potere delle tenebre! E' dappertutto! Io non ce la faccio sopportarlo! Mi sta scoppiando la testa, BASTA!!!" "Calmati, Iori!" lo ammonì Takeru. "LASCIATEMI IN PACE! ZITTI!!" Iori si accasciò a terra, singhiozzando: "Io non volevo combattere…non volevo essere un digiprescelto…lasciatemi…" gemette. "Iori. Iori, non preoccuparti, ci siamo noi con te…andrà tutto bene…fidati di me" Iori alzò lo sguardo su colei che aveva appena parlato, i suoi occhi ancora lacrimanti e vuoti. Per interminabili secondi questi occhi si incrociarono con quelli di Hikari, e la scrutarono febbrilmente, come in cerca di qualcosa che possa salvarlo, una piccola luce, una speranza. Ma dopo pochi secondi il bambino, lentamente, scosse la testa, sussurrando con le labbra tremanti una sola parola, che risuonò nell'aria vuota come una condanna a morte: "No…" Così Iori della Conoscenza si portò le mani alla testa. Lanciò urla orribilmente dolorose e scappò via fino a scomparire nella nebbia. "IORI NO!" Miyako fece per inseguirlo, ma Ken la bloccò trattenendola per i polsi: "Lasciami stare, dobbiamo raggiungerlo prima che faccia qualche pazzia!" disse Miyako cercando di liberarsi. "E COME vorresti aiutarlo? COME?" "Lui è nostro amico, maledizione! Non possiamo abbandonarlo così!" "E' impazzito, non hai visto? La dimensione del Mare delle Tenebre è impregnata di potere oscuro! Ed è troppo forte perché un bambino come Iori possa sopportarlo! E' odioso dirtelo, Miyako! MA NON POSSIAMO FARE PIÙ NIENTE PER LUI!" urlò Ken, sovrastando la voce di lei. La ragazza si immobilizzò: "E con questo cosa vorresti dire?" Ken abbassò il volto e le mani, e chiuse gli occhi: "Che Iori è spacciato…" sussurrò. Hikari era seduta sull'erba di uno splendido prato fiorito, il sole che le baciava il viso sereno e le accarezzava i capelli. Aveva raccolto alcuni di quei fiori grandi e colorati come si trovano solo a Digiworld. Ne aveva anche sistemato uno fra i capelli. Anche Daisuke era a terra: ma solo perché era caduto in ginocchio dopo aver ascoltato dalla ragazza la reazione di Iori quando si era ritrovato nel mare oscuro. Era sconvolto. Hikari si portò un fiore al viso e chiuse gli occhi, per assaporarne meglio il delizioso profumo. Poi li riaprì e sorrise: " Povero Iori. Non riuscì proprio a sopportare il potere oscuro. Era troppo giovane e debole. Semplicemente, non aveva difese sufficienti per contrastarlo". "C-cosa…cosa ne è stato di lui?" "Hm…aspetta, fammi pensare…ah, si! Lo trovammo il giorno dopo riverso sulla spiaggia. Uhm, quello che restava di lui, almeno. Credo che gli abitanti del mare delle tenebre avessero fatto colazione con lui” accennò un sorriso “Tutta la testa spaccata. Sangue dappertutto, sulla faccia, sui vestiti. Bleah, faceva impressione, sai? Quando lo vide, Miyako scoppiò a piangere come una fontana. Mai visto qualcuno piangere così. Che splendidi fiori, vero, Dai?" disse porgendogliene uno rosso e nero. "Gli abitanti del mare delle tenebre…M-Miyako…p-piangeva come una fontana…" ripeté Daisuke mentre le lacrime gli offuscavano lo sguardo. "Già. E loro dovevano essere ancora in giro, perché ci hanno sentito". "Ma…Iori…" "Iori…Iori!" Miyako era in ginocchio a terra, proprio come Daisuke,e come lui si era coperta il viso con le mani, piangendo disperatamente. Nessuno cercava di fermarla, o tranquillizzarla, perché tutti erano nella sua stessa condizione, ma non lo dimostravano. Cercavano di trattenersi, di essere forti. Di non piangere di fronte alla morte. Se avessero fatto, le avrebbero dimostrato solo di essere deboli…e lei ne avrebbe approfittato. Sarebbe apparsa davanti a loro, mentre il vento scuoteva il suo manto rosso, e avrebbe detto, sorridendo: "Salve, digiprescelti". Certo, avrebbe potuto fare così. Ma, in quella particolare circostanza, preferì far emergere dalla pesante massa d’acqua del mare oscuro un essere nero, mentre la nebbia si faceva più fitta e un lungo tentacolo velenoso scivolava lentamente verso i digiprescelti… Hikari fu la prima a notarli, eppure si limitò a sussurrare, con lo sguardo spento: “Dragomon…” “ATTENZIONE!” gridò Ken, quando se ne accorse. Miyako spostò lo sguardo verso il mare: una figura non definita, mostruosa lo sormontava. Da essa, partivano decine di protuberanze simili a tentacoli, lunghissime e spesse, dotate di spine sottili e affusolate. Che puntavano verso di loro a velocità incredibile. I riflessi da atleta di Takeru gli salvarono la vita; infatti evitò due tentacoli che cercavano di attorcigliarsi intorno alle sue gambe con una prontezza ed agilità impressionanti. Lo stesso non si potè dire per Miyako. Lei era ancora piegata sulle ginocchia piangente quando un tentacolo si abbassò su di lei, cercando di schiacciarla. Con un urlo, la ragazza rotolò via appena in tempo, ma Dragomon riusci’ lo stesso ad afferrare il corpo straziato di Iori, strascinandolo nell’acqua. Dragomon…e tu saresti il più potente dei digimon oscuri? Guarda come ti sei ridotto… Hikari stava ad osservare la scena con sguardo quasi compiaciuto, mentre Ken al suo fianco era visibilmente sconvolto quando vide altri tentacoli puntare contemporaneamente contro Hikari e contro Miyako. Hikari gridò il nome del ragazzo, chiedendogli aiuto. Lui non esitò un attimo e corse verso Miyako, spingendola via, salvandola. Ken teneva più a Miyako che a lei. Bastardo, pensò Hikari. Dopo tutto quello che ho fatto per lui. Fu come se Dragomon avesse capito che in quell’istante Hikari non era più Hikari, la digiprescelta della Luce. Parole non sue risuonavano nella testa, una voce che aveva lo stesso suono della sua implorò il digimon. Uccidila, mio signore. Falla morire fra atroci sofferenze. Fu l’urlo di Miyako a farla riavere dalla trance in cui era sprofondata. Il tentacolo che puntava verso di lei, aveva improvvisamente cambiato direzione e puntato verso l’ignara Miyako, e l’aveva avvinghiata, sotto gli occhi di Ken, disperato, e l’avrebbe stritolata se Hikari non avesse urlato: “NO, ASPETTA!!!!!!!”. Al suono di queste parole, Dragomon, alla stregua di un cagnolino obbediente, aveva allentato la presa su Miyako, facendola cadere nella sabbia semisvenuta e ferita. Poi si era allontanato, ritirando nell’acqua nera i suoi tentacoli mortali. “Miyako…” Era ancora viva, anche se respirava a fatica. Ken la prese fra le braccia come se fosse una bambola di cristallo, e la portò via da quel luogo maledetto, senza dire una parola, senza neanche aspettare né Hikari né Takeru. Hikari era a terra, e non riusciva a capire cosa le era successo. Non capiva proprio chi era quella presenza malvagia che sentiva dentro di lei. Forse…era lei stessa… le mani di Takeru la presero per le spalle e la aiutarono a rimettersi in piedi. “Grazie”. Occhi disperati dentro i suoi. “Mi dispiace, Kari. Non sono riuscito ad aiutarti”. “Non è niente. So che avresti voluto. Chi deve dire queste parole, è Ken”. “Mi dispiace” ripeté Takeru. Hikari non riuscì a rispondere perché sentì il calore delle sue labbra premute sulle sue. Il mio sogno si é realizzato. Anche i tuoi incubi, se è per questo. Ma l’amore è più forte di tutto, anche delle tenebre. Ma se non sai controllarlo, può portare più distruzione della stessa oscurità. Io so quello che faccio. Buon per te. Vattene via…lasciami in pace. E come faccio? Hikari, io sono te. “Miya, lo sai? TK mi ha baciato. Stavo scoppiando dalla felicità. Mi ha detto che si era preoccupato da morire per me. Mi ha detto tante cose dolci. Forse è valsa la pena di essere attaccati da Dragomon. Io lo rifarei”. “I-i-io n-n-o”. Hikari era seduta a terra, sul ciglio di un dirupo, con le mani intorno alle ginocchia. Continuava a parlare con aria sognante, raccontando alla sua migliore amica del bacio con TK, ridendo spesso, lanciandole occhiate complici e sognando il seguito. Intanto Miyako era china a terra, e continuava a portarsi una mano al petto, tossendo sull’altra in maniera preoccupante. I suoi occhiali scivolarono a terra e si ruppero. La mano di Miyako era piena di sangue, che le scivolava giù dalla bocca e cadeva a terra silenziosamente, mischiandosi con la polvere. “K-k-kar-ri-i…a-aiut-tami…t-ti p-pre-g-go…” sibilò Miyako, mentre cadeva del tutto a terra senza forze, voltandosi supina, e con gli occhi semi spenti guardava il cielo nero. Delle macchie le oscurarono la vista. “Amica mia, che ti succede? Stai male?” disse finalmente Hikari, guardando Miyako respirare a fatica “Oh, su, niente storie. Mentre io e TK seguivamo Ken, ho visto una minuscola luce. Ho fatto andare avanti TK e mi sono avvicinata per guardare meglio, ed ho scoperto che si tratta di un varco. Penso che porti a Digiworld. Ma non posso farlo scoprire a TK. Altrimenti tornerebbe nel Mondo Reale e si dimenticherebbe di me. Io voglio restare con lui. Almeno un altro po’. Tu resisti qualche altro giorno. Poi ti porterò nel Mondo Reale, così ti guariranno. Ma ora smettila di piangere e asciugati il sangue”. “Aiutami, Ken” furono le ultime parole che Hikari riuscì a sentire prima che il petto di Miyako smettesse di sollevarsi ed abbassarsi. “Emorragia interna. Le spine dei tentacoli di Dragomon erano lunghe almeno cinque centimetri, e quando l’avevano stretta nella morsa le erano penetrate nello stomaco, perforandoglielo. E’ stata fortunata a resistere per così tanto tempo. Ma Miya è sempre stata una ragazza forte. E per quel che riguarda TK e Ken, che si erano allontanati un attimo per cercare un riparo sicuro, quando tornarono, beh, TK mi ha abbracciato ed ha pianto. E’ così carino quando piange” disse Hikari sorridendo con dolcezza al ricordo. “Ken invece …” No, non poteva essere…perché…perché gli venivano tolte tutte le persone che amava? Ken era in ginocchio a terra, distrutto accanto al corpo senza vita di Miyako, cercando di trattenere la sua disperazione, la rabbia che lo stava divorando dentro, causandogli un dolore che dal sangue che gli scorreva nelle vene s’insinuava fino al cuore…ma in ogni modo cercava di non dare spazio al dolore, nonostante avesse tutto il diritto di versare le sue lacrime. Le mani strinsero terra nera mentre abbassò la testa chiudendo gli occhi. I suoi lunghi capelli gli ricaddero sul viso pallidissimo, quasi a nascondere un’unica lacrima che gli scivolava lungo la guancia. Voleva solo morire. In quel momento, nessuno avrebbe potuto aiutarlo, e lui non sapeva dove aggrapparsi per evitare di cadere nell’oscurità. Una mano si posò sulla sua spalla. Due parole fredde come pugnali di ghiaccio gli risuonarono nella testa “Mi dispiace”. Solo formalità. Non c’era nulla di umano. Nulla che avrebbe potuto salvarlo. Ormai era vuoto. Era finita. “NON E’ GIUSTO! NO! IO NON RINUNCERO’ MAI A LEI!” si accorse di essersi rialzato, ma non riusciva a capire perché gli occhi erano annebbiati. "Miyako era l'unica cosa per cui valesse la pena vivere! Non ho più mio fratello! Non ho più Wormmon! Ora che anche lei se ne è andata, a cosa serve vivere? A che diavolo serve? Ho perso tutto! HO PERSO TUTTO CIO’ CHE AMAVO!" Altre lacrime bagnarono la terra. Al diavolo tutto. Aveva deciso. Era la cosa più giusta da fare. Si sarebbe riunito a Miyako. Presto. Adesso. Perché aspettare? Avrebbe dovuto farlo da un pezzo… Ken fece qualche passo verso lo strapiombo, e si lancio’ nel vuoto. Stava volando. Non aveva paura. Era una splendida sensazione…finalmente era libero. Ora che anche Ken della Bontà era morta, fra i digiprescelti non rimaneva più nessun sentimento. Ormai esistevano solo la Luce e la Speranza. No. Solo la Speranza, ma ancora per poco… “Sei una stronza! Bastarda, figlia di puttana!” “Ma…TK..AH!” “Sta’ zitta! Non permetterti più di chiamarmi così! Ti odio! Ti detesto!!” Quelle parole le furono più dolorose dello schiaffo che il ragazzo biondo le aveva appena dato. Eppure non capiva perché fosse così arrabbiato. Lei gli avevo solo raccontato di avere trovato un varco per tornare nel Mondo Reale. “Perché, TK?” “Hai lasciato morire uno dopo l’altro tutti i nostri compagni, e me lo chiedi anche? Ma perché, perché lo hai fatto, Hikari? PERCHÉ TI SEI TRASFORMATA IN UN’ASSASSINA?” gocce di sale inumidirono i suoi occhi “Sei un’assassina” disse il ragazzo scoppiando in lacrime come un bambino. “Io…volevo solo…stare con te, ma TK…” “Non chiamarmi più TK” singhiozzava “Non voglio più avere niente a che fare con te. Io non starò mai con un’assassina come te, Hikari!” alzò di nuovo la mano per colpire la ragazza, che chiuse gli occhi pieni di lacrime, e gridò. Gli occhi di Takeru si spalancarono, l’espressione sul suo viso si congelò, e non fece in tempo neanche e respirare un ultimo soffio d’aria che cadde a terra senza vita. Hikari aprì gli occhi vuoti: “Grazie Dragomon, mio signore” disse a bassa voce. “Mi dispiace amore mio, mi dispiace tanto” sussurrò. Ma neanche una lacrima scese dai suoi occhi. “Questa è tutta la storia, Dai” disse Hikari mettendosi a sedere sul suo letto, mentre Daisuke spegneva il computer e si rinfilava il digivice in tasca con un gesto meccanico. “Ecco perché i nostri compagni non sono più tornati a casa, quel giorno. Perché non hanno potuto farlo. Sei contento ora?” Nessuna risposta. “Perché mi guardi con quegli occhi lacrimevoli? Non eri tu che volevi sapere la verità?” sospirò “Ecco, ora che la sai, però, devi promettere che non ne parlerai a nessuno, Dai”. Daisuke scosse la testa. Hikari lo interpretò come un “no”. Gli occhi della ragazza si illuminarono “Allora dovremo trovare un altro modo…” era una Luce, una luce malefica. Il giorno dopo, la casa della famiglia Motomiya era invasa dai parenti. C'erano nonni, zii, cugini, nipoti…ma non era per via di una festa. Si stringevano attorno alla famiglia di Daisuke. Jun era abbracciata a Yamato, e piangeva come una pazza sulla sua spalla. La signora Motomiya era sconvolta, il marito se ne era andato da tempo. La signora Yagami si avvicinò alla madre di Daisuke e la abbracciò, sussurrandole parole di consolazione. Hikari e Taichi erano dietro di lei. Voci tristi e lacrimevoli risuonavano nella stanza. "Mi dispiace tanto…" "Era un bravo ragazzo…" “Condoglianze” "Daisuke…non è giusto…" “Condoglianze, Jun” "Povero Daisuke…" "Dannazione, Dai! Come hai potuto morire così?" disse Taichi con gli occhi lucidi. Hikari avvicinò a lui con aria triste e lo abbracciò "Kari…io non…" Hikari piangeva. "M-mi spiace, Taichi. Era sconvolto. Avrei potuto fermarlo…" "No, tu non avresti potuto fare niente. Dai si nascondeva dietro la maschera del ragazzo forte, ma era molto fragile. Era rimasto sconvolto dalla notizia della morte dei suoi amici…probabilmente lo aveva già progettato da tempo. Forse aspettava solo il momento buono per suicidarsi". "Che cosa orribile! Non dimenticherò mai il suo sguardo quando…quando…" Taichi strinse più forte a se' la sorella "Non ripensarci più Kari! Tu non ne hai colpa. Devi solo dimenticare. Sei ancora una ragazzina, non avresti mai dovuto avere queste esperienze. Non avremmo mai dovuto essere digiprescelti. Daisuke, Takeru, Iori, Miyako e Ken sarebbero ancora qui" le lacrime rigarono le guance del ragazzo, che si staccò dalla sorella "Non sarebbe dovuta finire così…" disse, prima di andare via. Hikari sospirò pesantemente, lanciando un'ultima occhiata a quella famiglia in lutto, poi si girò dall'altra parte: "Già…non sarebbe dovuta finire così…eh, già…" si asciugò le lacrime, incominciando a camminare verso la porta: "Ma non importa…nella vita bisogna guardare avanti e pensare sempre al futuro, no?". Uscì dalla casa un tempo abitata dal digiprescelto del Coraggio. Pesanti masse di nuvolosi scuri nascondevano la luna e le stelle, il manto nero delle tenebre rivestiva tutto il cielo. Sorrise. Un vento improvviso, freddo, cominciò a spirare. “Mi capisci, vero, Daisuke?” disse al vento “Se non ti avessi ucciso, avresti rivelato tutto, e la mia vita sarebbe stata rovinata. Non che non mi fidassi di te, ma sai…meglio prevenire che curare. Salutami TK quando lo vedi, Daisuke…digli che lo amo, e lo amerò per l'eternità…”. I run to you, Call out your name, I see you there, farther away... Farther away... Farther away...farther away... Farther away, farther away...* (Fine) *Evanescence, Farther Away |
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