FANFIC

The very reverse of the truth

Francesca / JunJun




Note: 28 Aprile 2003 - Sono tornata^.^;; Dopo l’horror di “Mummymon the Mummy”
e l’azione de “L’ultima battaglia dei digiprescelti”, stavolta mi cimento con
il dark, un genere, secondo me, decisamente più affascinante. Anche se devo
confessarvi che quella che state per leggere non è tutta farina del mio sacco;
la trama della storia è infatti ispirata al film “The Hole”. Nonostante questa
sia soltanto la mia terza fanfiction, ha vinto gli award per la miglior FF Dark
e per la migliore FF di Digimon 02 italiana al concorso nazionale bandito da
Angemon sul suo sito ( http://angemon.altervista.org ).
Mi chiedo, che cosa avranno bevuto i giudici il giorno della premiazione?




I took their smiles and I made them mine,
I sold my soul just to hide the Light,
and now I see what I really am:
A THIEF, A WHORE, AND A LIAR!*
(Ho preso i loro sorrisi e li ho fatti miei,
Ho venduto la mia anima solo per nascondere la Luce,
e solo adesso mi vedo per come sono veramente:
Una ladra! Una stronza! E una bugiarda…)


L’ormai ventenne Taichi Yagami sedeva su quel letto disfatto con gli occhi
chiusi, le mani premute sulla bocca. Teneva la testa china, così che ciuffi dei
suoi lunghi capelli castani gli ricadevano sul viso, nascondendo le silenziose
gocce di sale che gli rigavano le guance.
Non era abituato, a dare sfogo così liberamente ai suoi sentimenti, e in modo
così patetico, poi.
Nemmeno quando, anni prima, i Quattro Padroni delle Tenebre avevano
praticamente ucciso i suoi amici, o quando VenoMyotismon era ad un passo dalla
distruzione del Mondo Digitale e di quello Reale, si era lasciato andare alla
disperazione. Non per niente, era il Digiprescelto del Coraggio; la sua
inesauribile fiducia in sé stesso e nelle sue doti, la sua impulsività, lo
avevano spesso fatto cacciare in guai anche molto seri, ma, allo stesso tempo,
gli avevano dato la forza e l’energia di guardare sempre davanti a sé. Senza
voltarsi mai indietro.
Ma ora…
Ora era tutto diverso.
Anni. Erano trascorsi anni dall’ultima battaglia digitale. Lo avevano cambiato,
profondamente. Anche se non sapeva dire se in meglio o in peggio….
Ma ormai, non era più il testardo ragazzino iperattivo che combatte contro i
mostri malvagi che minacciano la salvezza del mondo. Taichi era diventato un
uomo, e aveva perso quella sua adorabile innocenza; era maturato, e aveva
smarrito quella vitalità e quella forza interiore che anni prima avevano
alimentato la sua digipietra del Coraggio.
Ma conservava ancora l’orgoglio, e per questo motivo si decise a cercare di
controllarsi. Non voleva mostrare a Hikari la sua debolezza. Era il suo
fratello maggiore, doveva essere un modello e un punto di riferimento per lei.
Asciugandosi le lacrime, alzò lo sguardo: appoggiata al davanzale della
finestra davanti a lui, con una mano a sorreggerle il mento e un sorriso sereno
sul viso dai lineamenti angelici stava la “piccola” Hikari.
Notando la sua espressione sognante, Taichi rimase, per un momento, interdetto.
Lei stava ancora lì immobile, fissando un punto imprecisato fuori dalla
finestra, quando Taichi strinse i pugni sulle lenzuola e le sussurrò più
dolcemente possibile: “Kari, so che questa è stata un’esperienza orribile per
te…però…penso che ti sentiresti meglio se ti sfogassi con…con qualcuno…non
credi?”
Hikari distolse la sua attenzione dal cielo: “Perdonami Taichi, hai detto
qualcosa?” chiese al fratello, con un sorriso dolce.
Taichi aggrottò la fronte, sostenendo a malapena quello sguardo così innocente
e sereno: “Si, insomma…ecco…” riprese incerto dopo qualche secondo, abbassando
gli occhi “ …io vorrei sapere esattamente cosa è successo, a te e ai tuoi
amici…da quando sei ritornata non hai detto più una parola…ok, so che è stato
molto difficile per te però…noi tutti vorremmo sapere…vorremmo sapere com’è
andata davvero”.
I grandi occhi azzurri di Hikari apparivano ora come annebbiati. “Vuoi dire che
devo raccontarti del nostro ultimo viaggio a Digiworld? Di nuovo?” sospirò. Il
sorriso le era sparito dalle labbra.
“Beh...si…però stavolta cerca…ecco, cerca di essere più precisa" incalzò
Taichi.
"Lo sono sempre stata, Tai”
"So che avete incontrato un nuovo nemico”
Hikari alzò gli occhi al cielo, e incrociò le braccia: “No” rispose “Abbiamo
incontrato Daemon. Non è un nuovo nemico, lo sconfiggemmo tempo fa, non
ricordi? Insieme a Ken, lo spedimmo nella dimensione del Mare delle Tenebre”
“Si, si, ora ricordo…ma non ho capito bene come ha fatto a ritornare, non è che
per caso potresti spiegarmelo di nuovo?”
A quel punto, la diciassettenne non poté fare altro che sospirare rassegnata ed
andare a sedersi sul letto accanto al fratello. “D’accordo, ma ti avverto,
questa è l’ultima volta” disse. Taichi annuì, e lei chiuse gli occhi,
lasciandosi ricadere sul letto, infastidita. Non le andava proprio di
raccontare di nuovo quella storia.
Si concesse qualche altro secondo per raccogliere i ricorsi, quindi fece un
gran respiro profondo e cominciò a parlare con una voce monotona e annoiata:
“Quel giorno, io TK, Daisuke, Iori, Miyako e Ken avevamo organizzato un pic-nic
a Digiworld. Ci ritrovammo lì di primo pomeriggio, passammo con i nostri
digimon ore bellissime e ci divertimmo moltissimo. Poi, però, mentre stavamo
per tornare a casa, all’improvviso, i nostri digimon sentirono che qualcosa non
andava. Noi non capivamo…poi all’improvviso apparve da un buco nero Daemon. Ci
disse che aveva trovato un modo per tornare dal Mare delle Tenebre e che adesso
voleva vendicarsi su di noi. Insomma…cominciammo a combattere; alla fine
rimasero solo tre digimon in campo contro di lui: erano Paildramon, Shakkoumon
e Silphimon. Mentre lo scontro sembrava finalmente a nostro favore, Daemon usò
una delle nuove tecniche che -ci disse- aveva appreso in questi anni: il Varco
delle Tenebre. Era una trappola. Non usò il suo attacco sui nostri digimon, ma
su di noi: fummo tutti risucchiati nel Mare delle Tenebre, fra le risate di
Daemon. Solo Daisuke, grazie alla sua grande forza di volontà, riuscì a
resistere. Ma qualcosa andò storto: il potere del varco era troppo forte per
poter essere controllato da un solo digimon, e così anche Paildramon,
Shakkoumon, Silphimon e lo stesso Daemon finirono nel varco. Ci ritrovammo
tutti nel mondo delle tenebre. Io ci ero già stata in passato, ma non lo
ricordavo così orribile…era sempre notte, lì, e c’era una fitta nebbia che
ricopriva tutto; le uniche cose che emergevano da quel luogo erano quegli
altissimi Obelischi di controllo: ce n’erano decine, centinaia, sparsi
dappertutto in mezzo alla nebbia…e poi lì ti senti costantemente addosso una
sensazione sgradevole…non so come spiegartela, ma lì è come se il male ti
circondasse, entrasse nel tuo cuore e ti spegnesse dentro…” per un attimo,
Hikari rabbrividì impercettibilmente, poi continuò: “Il Mare Oscuro, è davvero
il posto più tremendo in cui si possa capitare, giuro. Ma questo non ci fermò:
Daemon aveva ripreso a combattere contro i nostri digimon, consapevole di
essere più forte nella sua dimensione…ricordo quel terribile istante in cui
pensammo che per noi fosse finita. Ma miracolosamente Paildramon, assorbendo le
energie di Shakkoumon e Silphimon, alla fine riuscì a digievolvere
ImperialDramon e distrusse Daemon. Ancora non so come abbia fatto, dato che
Daisuke era a Digiworld e non con noi - aggiunse pensierosa. - Comunque,
eravamo tutti molto felici. Poi però ci accorgemmo che non c’era modo di
tornare indietro, a Digiworld, o nel Mondo Reale. Allora la nostra felicità
svanì in un attimo: solo Daemon conosceva il modo per tornare a Digiworld, e
noi l’avevamo eliminato. Quasi ci pentimmo di averlo fatto. Non pensare male-”
si affrettò ad aggiungere Hikari in risposta allo sguardo sconvolto del
fratello “solo, eravamo disperati perché non sapevamo come tornare indietro.
Trovammo un luogo sicuro e senza Obelischi dove accamparci. Però, quella sera
stessa….accadde un fatto terribile: ad un certo punto i nostri digimon
scomparvero. Non so cosa sia successo, fatto sta che si disgregarono in tanti
dati davanti ai nostri occhi. E noi rimanemmo soli”. Sospirò di nuovo, e poi
riprese: “Dopo non so quanti giorni, casualmente, scoprii un portale aperto
nascosto fra alcuni Obelischi. Avvertii tutti gli altri…eravamo felicissimi!
Attraversammo il portale, e ci ritrovammo a Digiworld, tutti sani e salvi. Non
appena fummo usciti, TK mi abbracciò sorridente e mi disse, guardandomi negli
occhi ‘Grazie Kari-chan, ci hai salvati tutti…grazie mio piccolo angelo’. Poi
siamo ritornati tutti nel Mondo Reale e abbiamo reincontrato Daisuke, sano e
salvo. Ed ora eccomi qui” concluse Hikari in tono molto pratico indicando se
stessa.
Taichi, che aveva seguito la parte iniziale del racconto con un’aria
interessata, adesso guardava sconsolato la sorella: “ Oh, Kari…beh…grazie…”
mugolò prima di alzarsi e di dirigersi verso la porta della stanza ed aprirla.
”Figurati, fratellone” sorrise la ragazza.
“Senti…che ne dici di riposare un po’ adesso? E’ stata una giornata faticosa
per te” le propose lui.
“Ok…ciao Tai” annuì sorridendo lui.
“Ciao”.
Taichi uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Fece qualche passo in avanti,
percorrendo il piccolo corridoio del suo appartamento. Estrasse dalla tasca il
piccolo registratore che aveva acceso quando Hikari aveva iniziato a parlare e
lo spense. Aveva registrato il racconto della sorella, ma non aveva voglia di
farlo ascoltare a chi l’aveva promesso…tanto era inutile.
Camminando pensieroso, arrivò in cucina: sua madre era ai fornelli, come
sempre, ma non appena vide Taichi uscire dalla camera della sorella corse verso
di lui con un’espressione corrucciata quasi quanto la sua.
“Tai! Ti avevo detto di non disturbare Kari!”
“Non l’ho disturbata, mamma, abbiamo solo fatto quattro chiacchiere”.
“Come sta?” chiese una voce dal divano della cucina/salotto. Daisuke. Il
ragazzo aveva un’aria triste e gli occhi lucidi, come se avesse pianto da poco.
“Oh, Dai…non sapevo fossi qui.”
“Sono venuto a trovarvi…come sta Kari?” ripeté Daisuke, alzandosi e
raggiungendo Taichi. Negli ultimi tempi, era cresciuto così tanto che ormai
raggiungeva la sua altezza, e la superava anche. Ma questo era in parte dovuto
anche alle lunghe frange castane ribelli che chissà quanti chili di gel
riuscivano a mantenere sostenute sulla sua testa. Anche la sua voce era
cambiata: era diventata molto più profonda. “Allora?” incalzò, inarcando un
sopracciglio.
Anche la madre di Taichi era in attesa di una risposta.
“Sta benone, questo si…ma a sentire lei, è stato come fare una passeggiata nel
parco” sospirò lui gettando distrattamente sul divano il registratore.
La signora Yagami chinò il capo e tornò ai suoi fornelli.
“Posso andare parlarle?”
“No Daisuke…è stanca, lasciala riposare un po’ . Mamma, vado da Yamato. Penso
che rimarrò lì tutto il pomeriggio…sai, voglio fargli compagnia…”
“Si Tai vai pure…anzi, se non ti dispiace vengo con te. Voglio andare a trovare
Natsuko, è ancora sconvolta, povera donna!”
Taichi era già uscito dalla casa, così sua madre si infilò in fretta un
giubbotto e lo seguì velocemente.
Dopo un attimo, però, rientrò in casa: “Oh, Daisuke, mi dispiace, mi sono
dimenticata di te! Vieni con noi?”
Il diciassettenne scosse la testa: “Oh, no signora…non vorrei disturbare da
Yamato. Vuol dire che tornerò a casa”.
“Aspetta …ti dispiacerebbe rimanere qui un altro po’? Sai, non vorrei lasciare
Kari sola a casa…”
“Ma certo, nessun disturbo signora” disse Daisuke. Però una vocina dentro di
lui disse ‘non chiedo di meglio, finalmente solo con Kari’, ma scacciò
istantaneamente questo pensiero dalla testa. Quello non era proprio il momento
di fare il cretino con lei…
“Allora mi fido di te. Non farla uscire, non farle domande strane e rimanete
sempre a casa, ti raccomando. Tornerò il più presto possibile” lo ammonì prima
di uscire e lasciare solo Daisuke con una del tutto ignara Hikari.
Lei, che aveva passato gli ultimi minuti affacciata alla finestra, quando vide
uscire insieme Taichi e la madre sussultò. Il suo sguardo, fino a quel momento
sereno, divenne cupo. Era impossibile non notare la straordinaria somiglianza
di Taichi con Daisuke: stessi capelli per aria, stessa statura. Un tempo,
avevano avuto persino la stessa digipietra. Per un attimo, Taichi le era
sembrato il suo amico Daisuke…strinse i pugni. “Daisuke ti odio! IO AMO TK!!!”
gridò. Subito dopo, si meravigliò della facilità con cui aveva pronunciato
queste parole: lei era una ragazza che non riusciva facilmente ad esprimere i
propri sentimenti, era molto delicata e dolce, ma adesso era cambiata. Non
sapeva neanche lei il perché. Si sentiva più…forte più astuta, più
intelligente…era una sensazione strana. Cosa le stava succedendo?
Si voltò e vide una foto sua insieme alla sua amica Miyako sul comodino. Questo
la riportò indietro di qualche giorno, quando, durante l’intervallo a scuola…
“Hikari, non ho ancora capito perché non ti decidi a parlare con Takeru” sbottò
Miyako all’amica, camminando per i corridoi della scuola. Poi riprese fiato e
continuò, senza fermarsi mai: “Guarda che lui è corteggiatissimo, come suo
fratello Yamato del resto, e vorrei ben vedere, con quel fisico perfetto, quel
faccino angelico, capelli biondi e occhi azzurri, chi non si innamorerebbe di
lui? Guarda che se non ti sbrighi timidezza o no, finirà che qualche altra
ragazza si metterà con lui e tu ci rimarrai malissimo. L’ho sentito mentre
parlava di te, sai? Qualche giorno fa. Diceva ai suoi amici ‘conosco Hikari da
un sacco di tempo, la considero quasi come la mia sorellina’…lui non sospetta
niente del fatto che tu sei innamorata di lui! Pensa, Ken invece-”.
“Sette minuti” osservò Hikari.
“Cosa?” Miyako interruppe la sua litania di consigli e racconti.
“Hai passato sette minuti a parlare prima di tirare in ballo il tuo Ken”
sorrise beffarda Hikari. “Strano, prima ne passavano solo tre”.
“Cos....Ken? Ma no, io stavo solo…e va bene, A ME PIACE KEN!!!!!!!” gridò
Miyako facendo girare dalla sua parte un gran numero di ragazzi e ragazze.
“Ben fatto, ma devi dirlo a lui, non a loro” sorrise Hikari indicando i ragazzi
che si ri-voltarono indietro rapidamente.
“Si, ma tu devi parlare con TK”.
Hikari aggrottò la fronte: “Non lo so…sai Miyako, quando cerco di parlargli…o
vengo sempre interrotta da qualcuno oppure non riesco a dirgli le cose con
chiarezza…” si inceppò su quest’ultima frase “Io vorrei solo stare un po’ da
sola con lui. Forse così sarebbe più facile. Mi piacerebbe tornare ai vecchi
tempi, quando combattevamo insieme a Digiworld. Kami, ero così felice allora!
Sembravamo davvero una coppia allora, eravamo così uniti…”
“Beh..” rispose Miyako pensierosa “…potremmo…che so? Organizzare un bel pic-nic
a Digiworld…ma si, è una bellissima idea! Inviteremo TK con questa scusa, e
verranno anche Ken, Iori e Daisuke”.
“….Iori e Ken vanno bene, ma Daisuke? Miyako ti credevo mia amica! Conosci la
situazione, probabilmente mi starà appiccicato tutto il tempo ed io non potrò
parlare con TK!”
“Beh, se noi andiamo a Digiworld, Daisuke verrà a saperlo comunque. Però non ti
preoccupare per lui, lo terrò occupato io. Non preoccuparti, andrà tutto bene,
me lo sento!” concluse Miyako facendo segno di vittoria. Nello stesso istante
suonò la campanella che segnava l’inizio delle lezioni, così le ragazze si
divisero e tornarono ognuna nella propria classe.
Hikari si sedette al suo banco sorridendo e ripensando alle parole di Miyako:
“Un bel pic-nic a Digiworld…io e TK da soli…beh, Hikari, forza e coraggio, che
forse questa è la volta buona! Ma sto pensando come Miya! Oh, no, la sua
esuberanza mi ha contagiato…ihihi…”.
Hikari abbassò la fotografia di Miyako scuotendo la testa. Non le andava di
pensare a lei adesso: quello era uno degli ultimi ricordi felici che aveva
della ragazza. Ultimamente, quando sentiva il nome di Miyako, le veniva in
mente l’espressione vuota, gli occhi spalancati e vitrei che aveva quando …
…no, basta pensare a questo! Aveva sofferto troppo a causa sua. Era stato solo
un errore, una macchia nel piano perfetto che aveva architettato.
Sentì il bisogno di uscire per fare una passeggiata.
Però sapeva che sua madre non l’avrebbe mai lasciata uscire da sola…hm, era un
bel problema.
Si affacciò alla finestra: no, no, era troppo alto per saltare. A meno che non
fosse stata capace di volare, non sarebbe sopravvissuta ad un salto di 10
metri…pensò alla fortuna che avevano i ragazzi del suo condominio che abitavano
al piano terra…(!?) Riprese a cercare un modo per evadere da casa sua.
Teletrasportarsi? Si, magari si faceva dare un passaggio da Son Goku…
Volare? Lo collegò mentalmente ad Aquilamon, quindi a Miyako. Ah, no, adesso
basta! Basta pensare a Miyako e a quello stupido di Ken che aveva rischiato la
vita per…di nuovo! Ma è una tortura!
Aveva giurato di non parlare più a nessuno di questa storia, quindi requiem e
addio!!! Punto e…a capo.
“Accidenti, come faccio ad uscire da questa casa adesso?” provò a girare la
maniglia della porta della sua camera. Era aperta. Hikari rimase un po’
sorpresa: si era quasi aspettata di trovarla chiusa a chiave. “Ma io non sono
mica prigioniera! Chi mi impedisce di andare a fare una passeggiata, scusa?” si
disse prendendo mentalmente coraggio mentre, dopo aver dato un’occhiata
distratta al digivice abbandonato sulla sua scrivania, usciva.
Mentre si avviava verso la porta d’ingresso, le tornò in mente che sua madre e
suo fratello erano appena usciti. Questo voleva dire che era sola in casa…tutte
quelle preoccupazioni e idee su come fuggire erano state inutili. Fece per
prendere le chiavi di casa ma…non le trovò. “Strano, di solito ce ne sono
sempre un paio appese vicino la porta” pensò. Un po’ accigliata, si girò
indietro per cercare le chiavi, ma così facendo quasi le venne un colpo. Si
ritrovò infatti faccia a faccia con il suo compagno di classe nonché di
avventure Daisuke Motomiya, che, appoggiato sul retro del divano con le braccia
incrociate, le lanciò uno dei suoi luminosi sorrisi: “Ciao Kari-chan! Dove vuoi
andare di bello?” le chiese prendendo a camminare verso di lei a passi lenti.
“Daisuke! Cosa-ci-fai-tu-qui?!” sillabò lei indietreggiando, più con sorpresa
che con rabbia.
“Cosa ci faccio qui? Ma è normale, sei mia amica, sono venuto a trovarti. Anche
se in realtà ora sto svolgendo il compito che mi ha affidato tua madre: ti
controllo e faccio in modo che tu non esca. Tu cosa volevi fare invece?” spiegò
con aria dannatamente tranquilla osservando le chiavi che aveva in mano. Ormai
era di fronte ad Hikari, che a furia di indietreggiare si era ritrovata con le
spalle al muro. Daisuke aveva appoggiato una mano alla parete, sopra la testa
della ragazza, e la guardava. Dall’alto in basso.
Hikari aveva abbassato la testa e si fissava i piedi. Era maledettamente in
imbarazzo e non le piaceva affatto esserlo in genere; per lui ancora meno. Non
ci capiva più nulla. Si morse un labbro, ed alzò lo sguardo su di lui, cercando
di sorridere: “Oh, su, Dai-chan….” implorò in tono innocente “voglio solo fare
una passeggiata, che male c’è?”
“Beh, nessuno, però…” farfugliò Daisuke, ritraendosi. Non riusciva a resistere
ai sorrisi di Hikari, anche se palesemente ruffiani come quello. ”Va bene, però
non voglio che tu esca da sola. Verrò io con te” concluse.
Ecco, questo era esattamente quello che Hikari voleva evitare. Ma dato che non
le venne nessun’altra idea al momento, acconsentì tristemente, e i due uscirono
insieme.
“Hikari, tu e Miyako avete avuto davvero una bella idea stamattina!” le sorrise
Takeru raggiungendola di corsa sotto uno sgargiante albero di un boschetto di
File “Guarda come sono felici di rivederci i nostri digimon…”
“Già, già. TK, dovrei dirti una cosa…”
“Cosa c’è?”
“Ecco, io…” cominciò Hikari. Era arrivato il grande momento, finalmente. Però…
“KAAAAARIIIIIII!!!!!!!!!!! Guarda, ho raccolto dei bellissimi fiori per te, ti
piacciono?” urlò infantilmente Daisuke correndo come un pazzo verso i due.
Prima che potesse raggiungerla però, la fida Miyako afferrò i fiori e se li
portò al viso.
“Grazie Daisuke, sono davvero bellissimi!!!”
“Si, ma non sono per te, sono per KARI! Mollali!”
“Oh, scusami, vuoi dire che sono per i tuoi cari? Mi dispiace e…oooopsss!”
Miyako face casualmente cadere tutti i fiori a terra.
“Guarda cosa hai fatto!!!! Nooooo!!! V-mon, aiutami a raccogliere i fiori!!!”
“Dai-kun, sta accadendo qualcosa di strano…” disse il digimon in tutta risposta
guardandosi intorno con sospetto.
“Eddai, V-mon, per favoreeeeeeee….”
“Dico sul serio!!”
“Bah, Daisuke non cambierà mai….dicevi Hikari?”
“E-ecco, ti dicevo che io-”
”Finalmente” la interruppe una voce soprannaturale molti metri sopra di lei.
Hikari ammutolì.
I digiprescelti e i digimon alzarono le teste, ma l’unica cosa che riuscirono a
vedere fu il buio, il nero del gigantesco vortice oscuro che squarciò il cielo
e risucchiò in un momento tutto il paesaggio circostante, lasciandoli nel
vuoto. La voce soprannaturale riprese a parlare, ma stavolta in modo
soddisfatto, quasi crudele: ‘Finalmente…adesso potrò avere…la mia
vendetta…digiprescelti’. Era stato Daemon a parlare…era tornato…
“Kari, stiamo passeggiando avanti e indietro da due ore per questo marciapiede
– non che mi dispiaccia, intendo- ma tu non mi hai rivolto UNA singola parola
da quando siamo usciti di casa. E’ così oppure sono diventato sordo?
Kari….HIKARI!!!!”
“Eh? Ah, si Daisuke. Cosa vuoi?”
“Niente…lasciamo perdere…” il ragazzo sospirò sconsolato. “A cosa pensavi?”
chiese poi incrociando le braccia sulla testa e guardandola incuriosito con
quei suoi begli occhi color cioccolato.
Hikari lo fissò per un momento: “Mi chiedevo…come hai fatto a resistere al
potere di Daemon. Ti ricordi quando ci attaccò, vero?”
“E come potrei dimenticarlo?” disse lui con aria incredula senza smettere di
guardare Hikari. Mossa sbagliata, perché così facendo non si accorse del palo
della luce che era sulla sua traiettoria. Risultato…
* sdeng* *clang * *AHIAAAAAA *
“Uh…Daisuke tutto a posto?”
“Si…si, vedo tanti piccoli Demiveemon che mi girano attorno alla testa…che
carini….” disse Daisuke con gli occhioni scintillanti muovendo le mani come se
stesse cercando di afferrare qualcosa che galleggiava sulla sua testa.
“Dai, spero davvero che tu non stia parlando sul serio. Daisuke? Oh, no!”
sospirò Hikari coprendosi la faccia con una mano.
“Digiprescelti, vi presento la mia nuova tecnica, frutto di anni di lavoro e
sforzi fisici inimmaginabili per voi stupidi esseri umani, ma finalmente pronta
a ridurvi tutti in un mucchietto di minuscoli byte”
“Si, se entro un anno vuoi degnarti di farcela vedere poi ci avverti, eh?”
osservò Daisuke scocciato.
“DAISUKE!” lo richiamarono i suoi compagni “Sii serio!”
“Si, ehm, scusatemi…”
“Basta con le chiacchiere adesso! VARCO DELLE TENEBRE!!!” Daemon estrasse dal
nulla la sua arma, una falce dalla lama di luce, e con essa fece un movimento
come per tagliare l’aria. L’oscurità si squarciò come un mantello, ed un
portale da cui filtrava un’atmosfera grigiastra si aprì, dando vita ad una
forza attrattiva che tentò di risucchiare al suo interno i digiprescelti ed i
loro digimon.
“Resistete ragazzi!” urlò Paildramon a Shakkoumon e Silphimon coprendosi gli
occhi con le mani. Ma non erano i digimon a dover resistere; ben presto si
accorsero che il potere del varco non era indirizzato a loro, bensì ai
digiprescelti…che finirono uno dopo l’altro risucchiati nel varco. Solo Daisuke
continuava a resistere, tenendo gli occhi chiusi e i denti stretti e ripentendo
fra sé e sé “Devo farcela, non posso mollare adesso…”. Daemon continuava a
ridere. Una risata crudele, senza gioia, orribile. I digimon decisero che era
ora di fare qualcosa. Paildramon, Silphimon e Shakkoumon si caricarono di
energia e lanciarono all’unisono i loro attacchi più potenti, che colpirono
insieme il varco. Questo non si distrusse, ma anzi, si allargò ancora di più e
potenziò il suo potere aspirante.
Daemon smise di ridere…non riusciva più a controllare il potere che lui stesso
aveva scatenato. Lui e gli altri digimon cercarono di non essere risucchiati,
ma inutilmente: erano troppo vicini, e dopo poco caddero anche loro nel
vortice. Il varco si richiuse un istante dopo.
Daisuke, quando la forza attrattiva cessò, ricadde a terra senza forze.
L’oscurità scomparve, e lui si ritrovò a File. Incredulo iniziò a cercare i
suoi amici, che erano scomparsi; non li trovò. Che cosa doveva fare adesso?
“Sei stata gentile a portarmi a casa tua Kari…adesso sto molto meglio!” la
ringraziò Daisuke alzandosi dal letto su cui Hikari lo aveva fatto stendere
poco prima. Lei lo guardò preoccupata.
“Ma come, sei sicuro di stare bene? Dimmi, quanti piccoli Demiveemon volanti
vedi?” chiese, sventolandogli una mano davanti agli occhi.
“Nessuno, però peccato. Mi piacevano tanto, ehe!” rispose lui con un sorrisino
sciocco. Anche Hikari sorrise. Per un momento i due si guardarono negli occhi.
Ma solo per un momento. Poi Hikari si alzò, dandogli le spalle.
“Io devo ritornarci” disse seria.
“Dove?”
“Voglio ritornare nel Mare delle Tenebre”
“KARI MA SEI IMPAZZITA PER CASO??????!!!!”
“Daisuke…ti prego. Io voglio sapere. Devo sapere…io non…aiutami” Hikari aveva
assunto un’espressione angosciata talmente all’improvviso da apparire
preoccupante. Si voltò verso Daisuke: aveva il viso rigato dalle lacrime.
“Ma Kari io…” lui cercò di negare, ma non riusciva a dirle di no “E va bene…ma
niente Mare Oscuro però. Andremo a Digiworld, ok?” disse, prendendo dalla tasca
il suo digivice azzurro. Lei annuì, asciugandosi le lacrime.
Daisuke non avrebbe mai potuto dire di no a una Hikari così disperata…ora che
ci pensava…non l’aveva mai vista così. Sembrava sconvolta. Quel segreto che lei
aveva nascosto da tanto tempo, che aveva accuratamente evitato di raccontare,
che l’aveva fatta chiudere in se stessa, e che le aveva oppresso l’anima per
mesi, era diventato troppo pesante da sopportare. Hikari aveva bisogno di
parlarne con qualcuno, di sfogarsi. Non importa con chi, ma doveva parlare. Che
Hikari l’avesse voluto o no, oggi la sua storia sarebbe lo stesso saltata
fuori.
I due si avvicinarono al computer acceso che si trovava nella camera della
ragazza. Hikari prese il suo digivice, poi entrambi lo puntarono verso lo
schermo e aprirono il portale. Erano partiti per Digiworld…
*
I'm numb to you - numb and deaf and blind,
you give me all but the reason why?
I reach
BUT I FEEL ONLY AIR AT NIGHT!
NOT YOU, NOT LOVE, JUST NOTHING!*

(Sono insensibile per te, insensibile e sorda e cieca,
mi hai dato tutto ma la ragione perché?
Io ti raggiungo…ma sento solo l’aria della notte,
non te, non l’amore, niente!)


“Kari-chan! Kari!"
Daisuke era chino su Hikari, che giaceva svenuta a terra, e continuava a
scuoterla e a chiamare il suo nome cercando di rianimarla.
"Hikari! Kari, svegliati!"
Finalmente, la ragazza si mosse leggermente e strizzò gli occhi: "Uh?"
"Kari…grazie al cielo stai bene!" esclamò Daisuke.
"Kari…grazie al cielo stai bene!" le disse Takeru.
Hikari aprì del tutto gli occhi: "TK…c-cosa…d-dove…" sussurrò, fissando il
ragazzo biondo che sorrideva stancamente. Si portò una mano sulla testa, che le
doleva terribilmente: "S-si, io credo di stare bene…ma cosa…cosa è successo?
Che fine ha fatto Demon? Ahia!" un'improvvisa fitta alla testa la costrinse a
chinarsi nuovamente verso terra. Solo ora capiva di avere un pezzo di stoffa,
legato strettamente intorno alla fronte: quando Hikari riportò le sue mani
davanti al viso, vide che erano sporche di sangue: "E questo cosa…?"
"Hai battuto la testa" spiegò Miyako. Hikari alzò lo sguardo: non lo aveva
notato prima, ma vicino a lei, oltre Takeru, c'erano Iori, Ken e Miyako. Erano
strani. I loro visi erano pieni di graffi. Miyako aveva il vestito stracciato.
Sembravano tutti il ritratto della desolazione.
"…e sei rimasta svenuta per molto tempo. Pensavamo quasi che fossi…"
"Dov'è Tailmon?" domandò Hikari scattando in piedi.
"Tailmon?" disse TK, ancora inginocchiato a terra, mentre il suo debole sorriso
svaniva del tutto.
"Si, Tailmon, il mio digimon, la mia compagna, la mia amica!" esclamò Hikari.
Un brutto presentimento si stava facendo largo in nella sua anima. Ci fu un
lungo silenzio.
Poi Ken strinse i pugni e si avvicinò a Hikari, poggiandole con dolcezza le
mani sulle spalle, e guardandola negli occhi: "Devi essere forte, amica mia.
Tailmon non tornerà più. Lei e Wormmon…e tutti gli altri…si sono sacrificati
per annientare Daemon" le disse con voce spaventosamente calma.
"Stai scherzando" sussultò Hikari, e si divincolò da quel tocco,
indietreggiando di qualche passo, guardando Ken come se fosse impazzito.
"No…" dagli occhi di Ken, velati di dolore e rabbia, repressa, Hikari capì che
non stava scherzando.
"Hai sentito benissimo, loro non ci sono più!" esclamò improvvisamente il
piccolo Iori, in lacrime.
"Ma…"
"E adesso…e adesso noi faremo la loro stessa fine! Moriremo tutti!" esclamò il
bambino con voce alterata, facendo sobbalzare tutti. Iniziò a tremare e a
stringere gli occhi, mentre le lacrime gli rigavano il viso. “NO!” gridò dopo
un secondo, e cadde in ginocchio a terra. “Io non voglio! Non voglio morire!”
scoppiò in un pianto disperato. Miyako lo abbracciò fraternamente, cercando di
calmarlo. Ma fu inutile: Iori la spinse via, strillando, con le mani alla
testa: "Ma voi non lo sentite? Il potere delle tenebre! E' dappertutto! Io non
ce la faccio sopportarlo! Mi sta scoppiando la testa, BASTA!!!"
"Calmati, Iori!" lo ammonì Takeru.
"LASCIATEMI IN PACE! ZITTI!!" Iori si accasciò a terra, singhiozzando: "Io non
volevo combattere…non volevo essere un digiprescelto…lasciatemi…" gemette.
"Iori. Iori, non preoccuparti, ci siamo noi con te…andrà tutto bene…fidati di
me"
Iori alzò lo sguardo su colei che aveva appena parlato, i suoi occhi ancora
lacrimanti e vuoti. Per interminabili secondi questi occhi si incrociarono con
quelli di Hikari, e la scrutarono febbrilmente, come in cerca di qualcosa che
possa salvarlo, una piccola luce, una speranza. Ma dopo pochi secondi il
bambino, lentamente, scosse la testa, sussurrando con le labbra tremanti una
sola parola, che risuonò nell'aria vuota come una condanna a morte: "No…"
Così Iori della Conoscenza si portò le mani alla testa. Lanciò urla
orribilmente dolorose e scappò via fino a scomparire nella nebbia.
"IORI NO!" Miyako fece per inseguirlo, ma Ken la bloccò trattenendola per i
polsi: "Lasciami stare, dobbiamo raggiungerlo prima che faccia qualche pazzia!"
disse Miyako cercando di liberarsi.
"E COME vorresti aiutarlo? COME?"
"Lui è nostro amico, maledizione! Non possiamo abbandonarlo così!"
"E' impazzito, non hai visto? La dimensione del Mare delle Tenebre è impregnata
di potere oscuro! Ed è troppo forte perché un bambino come Iori possa
sopportarlo! E' odioso dirtelo, Miyako! MA NON POSSIAMO FARE PIÙ NIENTE PER
LUI!" urlò Ken, sovrastando la voce di lei.
La ragazza si immobilizzò: "E con questo cosa vorresti dire?"
Ken abbassò il volto e le mani, e chiuse gli occhi: "Che Iori è
spacciato…" sussurrò.
Hikari era seduta sull'erba di uno splendido prato fiorito, il sole che le
baciava il viso sereno e le accarezzava i capelli. Aveva raccolto alcuni di
quei fiori grandi e colorati come si trovano solo a Digiworld. Ne aveva anche
sistemato uno fra i capelli.
Anche Daisuke era a terra: ma solo perché era caduto in ginocchio dopo aver
ascoltato dalla ragazza la reazione di Iori quando si era ritrovato nel mare
oscuro. Era sconvolto.
Hikari si portò un fiore al viso e chiuse gli occhi, per assaporarne meglio il
delizioso profumo. Poi li riaprì e sorrise: " Povero Iori. Non riuscì proprio a
sopportare il potere oscuro. Era troppo giovane e debole. Semplicemente, non
aveva difese sufficienti per contrastarlo".
"C-cosa…cosa ne è stato di lui?"
"Hm…aspetta, fammi pensare…ah, si! Lo trovammo il giorno dopo riverso sulla
spiaggia. Uhm, quello che restava di lui, almeno. Credo che gli abitanti del
mare delle tenebre avessero fatto colazione con lui” accennò un sorriso “Tutta
la testa spaccata. Sangue dappertutto, sulla faccia, sui vestiti. Bleah, faceva
impressione, sai? Quando lo vide, Miyako scoppiò a piangere come una fontana.
Mai visto qualcuno piangere così. Che splendidi fiori, vero, Dai?" disse
porgendogliene uno rosso e nero.
"Gli abitanti del mare delle tenebre…M-Miyako…p-piangeva come una fontana…"
ripeté Daisuke mentre le lacrime gli offuscavano lo sguardo.
"Già. E loro dovevano essere ancora in giro, perché ci hanno sentito".
"Ma…Iori…"
"Iori…Iori!" Miyako era in ginocchio a terra, proprio come Daisuke,e come lui
si era coperta il viso con le mani, piangendo disperatamente. Nessuno cercava
di fermarla, o tranquillizzarla, perché tutti erano nella sua stessa
condizione, ma non lo dimostravano. Cercavano di trattenersi, di essere forti.
Di non piangere di fronte alla morte. Se avessero fatto, le avrebbero
dimostrato solo di essere deboli…e lei ne avrebbe approfittato. Sarebbe apparsa
davanti a loro, mentre il vento scuoteva il suo manto rosso, e avrebbe detto,
sorridendo: "Salve, digiprescelti".
Certo, avrebbe potuto fare così. Ma, in quella particolare circostanza, preferì
far emergere dalla pesante massa d’acqua del mare oscuro un essere nero, mentre
la nebbia si faceva più fitta e un lungo tentacolo velenoso scivolava
lentamente verso i digiprescelti…
Hikari fu la prima a notarli, eppure si limitò a sussurrare, con lo sguardo
spento: “Dragomon…”
“ATTENZIONE!” gridò Ken, quando se ne accorse.
Miyako spostò lo sguardo verso il mare: una figura non definita, mostruosa lo
sormontava. Da essa, partivano decine di protuberanze simili a tentacoli,
lunghissime e spesse, dotate di spine sottili e affusolate. Che puntavano
verso di loro a velocità incredibile.
I riflessi da atleta di Takeru gli salvarono la vita; infatti evitò due
tentacoli che cercavano di attorcigliarsi intorno alle sue gambe con una
prontezza ed agilità impressionanti. Lo stesso non si potè dire per Miyako. Lei
era ancora piegata sulle ginocchia piangente quando un tentacolo si abbassò su
di lei, cercando di schiacciarla. Con un urlo, la ragazza rotolò via appena in
tempo, ma Dragomon riusci’ lo stesso ad afferrare il corpo straziato di Iori,
strascinandolo nell’acqua.
Dragomon…e tu saresti il più potente dei digimon oscuri? Guarda come ti sei
ridotto…
Hikari stava ad osservare la scena con sguardo quasi compiaciuto, mentre Ken al
suo fianco era visibilmente sconvolto quando vide altri tentacoli puntare
contemporaneamente contro Hikari e contro Miyako.
Hikari gridò il nome del ragazzo, chiedendogli aiuto. Lui non esitò un attimo e
corse verso Miyako, spingendola via, salvandola.
Ken teneva più a Miyako che a lei.
Bastardo, pensò Hikari. Dopo tutto quello che ho fatto per lui. Fu come se
Dragomon avesse capito che in quell’istante Hikari non era più Hikari, la
digiprescelta della Luce.
Parole non sue risuonavano nella testa, una voce che aveva lo stesso suono
della sua implorò il digimon. Uccidila, mio signore. Falla morire fra atroci
sofferenze.
Fu l’urlo di Miyako a farla riavere dalla trance in cui era sprofondata. Il
tentacolo che puntava verso di lei, aveva improvvisamente cambiato direzione e
puntato verso l’ignara Miyako, e l’aveva avvinghiata, sotto gli occhi di Ken,
disperato, e l’avrebbe stritolata se Hikari non avesse urlato: “NO,
ASPETTA!!!!!!!”. Al suono di queste parole, Dragomon, alla stregua di un
cagnolino obbediente, aveva allentato la presa su Miyako, facendola cadere
nella sabbia semisvenuta e ferita. Poi si era allontanato, ritirando nell’acqua
nera i suoi tentacoli mortali.
“Miyako…”
Era ancora viva, anche se respirava a fatica. Ken la prese fra le braccia come
se fosse una bambola di cristallo, e la portò via da quel luogo maledetto,
senza dire una parola, senza neanche aspettare né Hikari né Takeru.
Hikari era a terra, e non riusciva a capire cosa le era successo. Non capiva
proprio chi era quella presenza malvagia che sentiva dentro di lei. Forse…era
lei stessa… le mani di Takeru la presero per le spalle e la aiutarono a
rimettersi in piedi.
“Grazie”.
Occhi disperati dentro i suoi. “Mi dispiace, Kari. Non sono riuscito ad
aiutarti”.
“Non è niente. So che avresti voluto. Chi deve dire queste parole, è Ken”.
“Mi dispiace” ripeté Takeru. Hikari non riuscì a rispondere perché sentì il
calore delle sue labbra premute sulle sue.
Il mio sogno si é realizzato. Anche i tuoi incubi, se è per questo. Ma l’amore
è più forte di tutto, anche delle tenebre. Ma se non sai controllarlo, può
portare più distruzione della stessa oscurità. Io so quello che faccio. Buon
per te. Vattene via…lasciami in pace.
E come faccio? Hikari, io sono te.
“Miya, lo sai? TK mi ha baciato. Stavo scoppiando dalla felicità. Mi ha detto
che si era preoccupato da morire per me. Mi ha detto tante cose dolci. Forse è
valsa la pena di essere attaccati da Dragomon. Io lo rifarei”.
“I-i-io n-n-o”.
Hikari era seduta a terra, sul ciglio di un dirupo, con le mani intorno alle
ginocchia. Continuava a parlare con aria sognante, raccontando alla sua
migliore amica del bacio con TK, ridendo spesso, lanciandole occhiate complici
e sognando il seguito.
Intanto Miyako era china a terra, e continuava a portarsi una mano al petto,
tossendo sull’altra in maniera preoccupante. I suoi occhiali scivolarono a
terra e si ruppero. La mano di Miyako era piena di sangue, che le scivolava giù
dalla bocca e cadeva a terra silenziosamente, mischiandosi con la polvere.
“K-k-kar-ri-i…a-aiut-tami…t-ti p-pre-g-go…” sibilò Miyako, mentre cadeva del
tutto a terra senza forze, voltandosi supina, e con gli occhi semi spenti
guardava il cielo nero. Delle macchie le oscurarono la vista.
“Amica mia, che ti succede? Stai male?” disse finalmente Hikari, guardando
Miyako respirare a fatica “Oh, su, niente storie. Mentre io e TK seguivamo Ken,
ho visto una minuscola luce. Ho fatto andare avanti TK e mi sono avvicinata per
guardare meglio, ed ho scoperto che si tratta di un varco. Penso che porti a
Digiworld. Ma non posso farlo scoprire a TK. Altrimenti tornerebbe nel Mondo
Reale e si dimenticherebbe di me. Io voglio restare con lui. Almeno un altro
po’. Tu resisti qualche altro giorno. Poi ti porterò nel Mondo Reale, così ti
guariranno. Ma ora smettila di piangere e asciugati il sangue”.
“Aiutami, Ken” furono le ultime parole che Hikari riuscì a sentire prima che il
petto di Miyako smettesse di sollevarsi ed abbassarsi.

“Emorragia interna. Le spine dei tentacoli di Dragomon erano lunghe almeno
cinque centimetri, e quando l’avevano stretta nella morsa le erano penetrate
nello stomaco, perforandoglielo. E’ stata fortunata a resistere per così tanto
tempo. Ma Miya è sempre stata una ragazza forte. E per quel che riguarda TK e
Ken, che si erano allontanati un attimo per cercare un riparo sicuro, quando
tornarono, beh, TK mi ha abbracciato ed ha pianto. E’ così carino quando
piange” disse Hikari sorridendo con dolcezza al ricordo. “Ken invece …”
No, non poteva essere…perché…perché gli venivano tolte tutte le persone che
amava?
Ken era in ginocchio a terra, distrutto accanto al corpo senza vita di Miyako,
cercando di trattenere la sua disperazione, la rabbia che lo stava divorando
dentro, causandogli un dolore che dal sangue che gli scorreva nelle vene
s’insinuava fino al cuore…ma in ogni modo cercava di non dare spazio al dolore,
nonostante avesse tutto il diritto di versare le sue lacrime. Le mani strinsero
terra nera mentre abbassò la testa chiudendo gli occhi. I suoi lunghi capelli
gli ricaddero sul viso pallidissimo, quasi a nascondere un’unica lacrima che
gli scivolava lungo la guancia.
Voleva solo morire.
In quel momento, nessuno avrebbe potuto aiutarlo, e lui non sapeva dove
aggrapparsi per evitare di cadere nell’oscurità.
Una mano si posò sulla sua spalla. Due parole fredde come pugnali di ghiaccio
gli risuonarono nella testa “Mi dispiace”. Solo formalità. Non c’era nulla di
umano. Nulla che avrebbe potuto salvarlo. Ormai era vuoto. Era finita.
“NON E’ GIUSTO! NO! IO NON RINUNCERO’ MAI A LEI!” si accorse di essersi
rialzato, ma non riusciva a capire perché gli occhi erano annebbiati. "Miyako
era l'unica cosa per cui valesse la pena vivere! Non ho più mio fratello! Non
ho più Wormmon! Ora che anche lei se ne è andata, a cosa serve vivere? A che
diavolo serve? Ho perso tutto! HO PERSO TUTTO CIO’ CHE AMAVO!" Altre lacrime
bagnarono la terra. Al diavolo tutto. Aveva deciso. Era la cosa più giusta da
fare. Si sarebbe riunito a Miyako. Presto. Adesso.
Perché aspettare? Avrebbe dovuto farlo da un pezzo…
Ken fece qualche passo verso lo strapiombo, e si lancio’ nel vuoto.
Stava volando. Non aveva paura. Era una splendida sensazione…finalmente era
libero.
Ora che anche Ken della Bontà era morta, fra i digiprescelti non rimaneva più
nessun sentimento. Ormai esistevano solo la Luce e la Speranza.
No. Solo la Speranza, ma ancora per poco…
“Sei una stronza! Bastarda, figlia di puttana!”
“Ma…TK..AH!”
“Sta’ zitta! Non permetterti più di chiamarmi così! Ti odio! Ti detesto!!”
Quelle parole le furono più dolorose dello schiaffo che il ragazzo biondo le
aveva appena dato. Eppure non capiva perché fosse così arrabbiato. Lei gli
avevo solo raccontato di avere trovato un varco per tornare nel Mondo Reale.
“Perché, TK?”
“Hai lasciato morire uno dopo l’altro tutti i nostri compagni, e me lo chiedi
anche? Ma perché, perché lo hai fatto, Hikari? PERCHÉ TI SEI TRASFORMATA IN
UN’ASSASSINA?” gocce di sale inumidirono i suoi occhi “Sei un’assassina” disse
il ragazzo scoppiando in lacrime come un bambino.
“Io…volevo solo…stare con te, ma TK…”
“Non chiamarmi più TK” singhiozzava “Non voglio più avere niente a che fare con
te. Io non starò mai con un’assassina come te, Hikari!” alzò di nuovo la mano
per colpire la ragazza, che chiuse gli occhi pieni di lacrime, e gridò. Gli
occhi di Takeru si spalancarono, l’espressione sul suo viso si congelò, e non
fece in tempo neanche e respirare un ultimo soffio d’aria che cadde a terra
senza vita. Hikari aprì gli occhi vuoti: “Grazie Dragomon, mio signore” disse a
bassa voce. “Mi dispiace amore mio, mi dispiace tanto” sussurrò. Ma neanche una
lacrima scese dai suoi occhi.
“Questa è tutta la storia, Dai” disse Hikari mettendosi a sedere sul suo letto,
mentre Daisuke spegneva il computer e si rinfilava il digivice in tasca con un
gesto meccanico. “Ecco perché i nostri compagni non sono più tornati a casa,
quel giorno. Perché non hanno potuto farlo. Sei contento ora?” Nessuna
risposta. “Perché mi guardi con quegli occhi lacrimevoli? Non eri tu che volevi
sapere la verità?” sospirò “Ecco, ora che la sai, però, devi promettere che non
ne parlerai a nessuno, Dai”.
Daisuke scosse la testa. Hikari lo interpretò come un “no”.
Gli occhi della ragazza si illuminarono “Allora dovremo trovare un altro modo…”
era una Luce, una luce malefica.
Il giorno dopo, la casa della famiglia Motomiya era invasa dai parenti. C'erano
nonni, zii, cugini, nipoti…ma non era per via di una festa. Si stringevano
attorno alla famiglia di Daisuke. Jun era abbracciata a Yamato, e piangeva come
una pazza sulla sua spalla. La signora Motomiya era sconvolta, il marito se ne
era andato da tempo.
La signora Yagami si avvicinò alla madre di Daisuke e la abbracciò,
sussurrandole parole di consolazione. Hikari e Taichi erano dietro di lei. Voci
tristi e lacrimevoli risuonavano nella stanza.
"Mi dispiace tanto…"
"Era un bravo ragazzo…"
“Condoglianze”
"Daisuke…non è giusto…"
“Condoglianze, Jun”
"Povero Daisuke…"
"Dannazione, Dai! Come hai potuto morire così?" disse Taichi con gli occhi
lucidi. Hikari avvicinò a lui con aria triste e lo abbracciò "Kari…io non…"
Hikari piangeva. "M-mi spiace, Taichi. Era sconvolto. Avrei potuto fermarlo…"
"No, tu non avresti potuto fare niente. Dai si nascondeva dietro la maschera
del ragazzo forte, ma era molto fragile. Era rimasto sconvolto dalla notizia
della morte dei suoi amici…probabilmente lo aveva già progettato da tempo.
Forse aspettava solo il momento buono per suicidarsi".
"Che cosa orribile! Non dimenticherò mai il suo sguardo quando…quando…"
Taichi strinse più forte a se' la sorella "Non ripensarci più Kari! Tu non ne
hai colpa. Devi solo dimenticare. Sei ancora una ragazzina, non avresti mai
dovuto avere queste esperienze. Non avremmo mai dovuto essere digiprescelti.
Daisuke, Takeru, Iori, Miyako e Ken sarebbero ancora qui" le lacrime rigarono
le guance del ragazzo, che si staccò dalla sorella "Non sarebbe dovuta finire
così…" disse, prima di andare via.

Hikari sospirò pesantemente, lanciando un'ultima occhiata a quella famiglia in
lutto, poi si girò dall'altra parte: "Già…non sarebbe dovuta finire così…eh,
già…" si asciugò le lacrime, incominciando a camminare verso la porta: "Ma non
importa…nella vita bisogna guardare avanti e pensare sempre al futuro, no?".
Uscì dalla casa un tempo abitata dal digiprescelto del Coraggio. Pesanti masse
di nuvolosi scuri nascondevano la luna e le stelle, il manto nero delle tenebre
rivestiva tutto il cielo. Sorrise. Un vento improvviso, freddo, cominciò a
spirare.
“Mi capisci, vero, Daisuke?” disse al vento “Se non ti avessi ucciso, avresti
rivelato tutto, e la mia vita sarebbe stata rovinata. Non che non mi fidassi di
te, ma sai…meglio prevenire che curare. Salutami TK quando lo vedi,
Daisuke…digli che lo amo, e lo amerò per l'eternità…”.

I run to you,
Call out your name,
I see you there, farther away...
Farther away...
Farther away...farther away...
Farther away, farther away...*



(Fine)

*Evanescence, Farther Away