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I PROMISED, I PROMISE - Little story of a little promise

Chiar Ishida

< …e per nessun, NESSUN motivo al mondo dovete…!! >

< …venire a cercarvi!! Recepito il messaggio! >

Zoro concluse la frase, sbuffando, per poi alzarsi in piedi.

< Ragazze, andate, cosa volete che vi dica! >

Nami parve soddisfatta e scese dalla nave, con cautela. Bibi, da sopra il ponte della Going Merry, era scettica.

< Sei sicura, Nami? Non mi sembra che questo posto… >

< Fidati! >

Bibi prese a scendere, con cautela. Rufy era seduto imperturbabile come al solito sulla polena della nave, e né vento, né gelo, né tempesta l’avrebbero smosso.

< Rufy, che senso ha startene lì sopra quando la nave è ferma? >

< Mi piace…per piacere, Sanji, chiamami quando c’è da mangiare! >

Il ragazzo fece un sorriso enorme al cuoco, che annuì con una goccia in testa. Poi il ragazzo biondo si volse alla spiaggia.

< Fate attenzione, mie care! Basta un grido ed io accorrerò, pronto a salvar… >

< Prova ad accorrere e vedrai quello che ti capita! >

ribatté Nami, contrariata all’idea. Sanji si limitò ad entrare in cucina, sorridendo. Bibi, affrettando il passo, raggiunse l’amica.

< Nami, questa è un’isola completamente deserta…sei sicura che ci siano delle terme naturali in un posto come questo?! >

Nami scostò un ramo di una felce, che le dava fastidio agli occhi, e dopo qualche sguardo si decise a proseguire nella vegetazione.

< Nami?! >

insisté Bibi, anche se la seguì. La ragazza si volse verso l’amica:

< Sì, Bibi, non preoccuparti. L’ ho letto su un libro… >

< Eppure questo posto è strano… >

< Lo so. Ma solo perché è deserto…ti fiderai delle mie cartine, no? >

< Certo. >

la assicurò la sedicenne con un sorriso. Nami scostò altre piante.

< Ah!! Ci siamo! >

Acque che solo alla vista sembravano calde ed invitanti scrosciavano da una cascata in un laghetto naturale, con un fondale di ampie pietre ovali, innalzando nuvolette di vapore. Le felci verdi dominavano il paesaggio. Solo un flebile passaggio veniva da dietro un grande masso, immerso nell’acqua, la quale delimitata dalla sponda cedeva il posto ad una parvenza di sentiero. Loro erano venute direttamente dalla vegetazione, nemmeno troppo fitta. Bibi si meravigliò:

< Oh, che bello!! >

< Che ti dicevo, eh? >

< Sai, è da una vita che non faccio il bagno in acque termali! >

Bibi si diresse contenta verso la piscina naturale e immerse un piede. Si volse verso Nami.

< È veramente calda! Vieni anche tu! >

Le due ragazze si spogliarono, e con gli asciugamani avvolti attorno al corpo si immersero fino al collo.

< Aah… >

< Che ti dicevo, allora? >

< Nami, lo sai che non è che non ti credo. >

Piccola pausa di silenzio. Poi Bibi riprese, giocando coi suoi capelli, immersa fino al mento:

< Al palazzo reale c’è un bagno enorme. Una piscina di acque termali favolosa. Abbiamo le terme più maestose che esistano in Alabasta, ma è passato tanto tempo da quando mi divertivo e mi rilassavo lì…ero ancora una bambina… >

< Capisco… >

< Non è solo per la mia missione. - la precedette lei - È che come sai ormai la siccità domina il mio Paese. Per la mancanza d’acqua sono inutilizzabili…chissà quanto tempo è passato da quando, molto piccola, ci facevo il bagno con papà… >

Silenzio. Nami sorrise.

< Così facevi il bagno con tuo padre? >

< Ooh, non è un re molto serio. - ridacchiò lei, con una falsa espressione seria - Ma è giusto…è un buon re…io…spero di diventare come…essere al suo livello…al suo pari… >

< Lo sarai. - la interruppe la ragazza - Non ho mai visto una principessa come te, ragazza mia. >

sbuffò Nami, falsamente severa. Bibi sorrise, stringendo l’asciugamano contenta. Nami cambiò argomento, per non farla rattristare:

< Piuttosto, non sospetti che Sanji verrà a spiarci, nonostante tutte le mie minacce?! >

domandò sospettosa. Bibi scosse la testa e una mano, con una goccia in testa:

< Ma no, cosa dici?! Sanji non…!! >

FRUSH. ZIIIT. Le due ragazze si bloccarono con gli occhi a puntino, interdette. Qualche fruscio sospetto attirava la loro attenzione, intorno al sentierino, occultato alla loro vista dalla fila di pietre immersa nell’acqua, che creavano una specie di muro.

Nami si portò un pugno pronto vicino al viso, fremendo di rabbia.

< Quei maniaci…!! >

< Nami…Nami, calma…!! >

la sollecitò Bibi, tenendosi però stretta l’asciugamano al seno. Nami sembrava furiosa.

< Ecco quei pervertiti…sempre i soliti mocciosi…ma adesso vedranno, oh, se vedranno, ma vedranno quello che dico io…! >

La ragazza era già bell’e che pronta con il pugno predisposto, quando proprio mentre la dolce fanciulla si stava ingigantendo fino a dimensioni spaventose sopra la figura che stava comparendo, ecco che la “figura” si mostrò come un bambino che la fissava sparuto!

< Oh…! >

Bibi fissò il ragazzino, mentre Nami riacquistava dimensioni normali. Lo fissò interrogativa.

< Un bambino? Che ci fai, qui? >

< Sono venuto a fare il bagno! >

Il bambino mostrò un sorriso alle due, chiudendo gli occhi, affabile. Bibi sorrise.

< Certo. Non preoccupati, puoi venire anche tu, eh. Vieni pure! >

< Non sapevo che ci fossero due signore. Qui non c’è mai nessuno! >

Il bimbo si voltò e cominciò a spogliarsi con la foga tipica degli infanti, dietro ad uno dei grandi blocchi di roccia, per pudore. Nami si voltò verso l’amica, riprendendo a nuotare.

< Beh, meno male. Sono forse più adulti di quanto immaginavo. >

< Non ci conterei. >

Li prese in giro bonariamente la ragazza dai capelli turchini, riemergendo un poco. Si stirò un pochetto, per stendere le articolazioni.

< Uuh, mamma mia. Sono stata troppo ferma. Mi faccio una nuotata anch’io…AAH! Smettila! SMETTILA DI SCHIZZARMI! >

rise di gusto, mentre Nami la bagnava producendo alti spruzzi, ma dopo poco la lasciò stare. Nuotò al suo fianco, mentre il bambino, immerso fino alle orecchie, nuotava ricordando vagamente un sottomarino, andando filato, con aria concentrata, un po’ buffo.

< È un po’ strano… >

< Che cosa? >

< O chi, piuttosto… >

< Quel bambino? - domandò Bibi, con gli occhi sgranati - Che cosa c’è che non va in quel bambino? >

< Oh, no, in lui nulla. Però è strano che sia qui, se conosce questo posto… >

< Vivrà qui, no? >

< Ricordi la mia infallibile cartina? Isola disabitata…stile Little Garden… >

< Più TRANQUILLA sicuro, di Little Garden!! >

ribatté la ragazza, indignata. Nami scosse le spalle, sorridendo con una goccia in testa:

< Beh, sì, molto!! La citavo come esempio… >

< Beh, in effetti se è disabitata è un po’ strano. >

Il bimbo nuotava sempre filato e con aria concentrata tutto intorno, veramente buffo per la sue espressione corrucciata, come di grande applicazione nel suo scopo.

< Ehi…senti…ciao, bambino! >

Il piccolo si fermò e sorrise loro, con un grosso sorriso.

< Ciao, signore! >

< SIGNORE?! Ma che modi sono questi, ti sembriamo due signore?! >

Mentre Nami si arrabbiava, Bibi si voltò depressa:

< …mi sento vecchia… >

< Oh, siete due signorine? >

domandò lui.

< Sì, siamo due signorine. >

< Allora ciao, signorine! Mi hanno sempre detto che le femmine vanno salutate come signore allora io credevo foste due signore. >

< Va bene. …senti, dove abiti? >

gli chiese Nami curiosa, appoggiandosi di fianco a lui, anch’egli appoggiatosi, rilassato, ad una grossa pietra, spruzzando un po’ l’acqua, beato.

< Perché lo vuoi sapere? Vuoi venirmi a trovare? Mi dispiace, ma non posso dire agli sconosciuti dove abito, nemmeno se sono due signore! >

SMILE! Nami per tutta risposta tirò fuori i denti:

< TI HO DETTO CHE NON SONO UNA SIGNORA, comunque non voglio sapere dov’è la casa…ma non so…se qui c’è un villaggio…una città… >

< Io abito nella mia isola nel mio villaggio. Quello è lontano da qui. >

< Un villaggio? - Nami era spersa - Strano… >

< A dire il vero questa foresta non c’era mai stata. L’ ho scoperta nelle mie esplorazioni, sono un bambino coraggioso e allora mentre esploravo l’ ho trovata e allora vengo a fare il bagno qui ogni tanto! >

< Ah, e quando l’ hai trovata, questa “foresta”? >

< Solo una settimana fa. Però sono un bravo esploratore, vero? >

domandò ansioso. Bibi si avvicinò e gli mise una mano sulla testa, sorridendo.

< Certo! Sai, sei adorabile! Quanti anni hai? >

< Ne ho sei! E vado per i sette! >

si glorificò lui, petto in fuori, testa alta e aria fiera, reputandosi molto grande. Aveva un simpatico ciuffo moro, tutto scompigliato, e un visetto liscio, roseo, senza alcuna imperfezione. Nami sorrise.

< Allora sei grande… >

< Sì! >

le confermò lui, per poi riprendere serio a nuotare. Bibi chiuse gli occhi, per poi riaprirli rilassata.

< Strano. >

< Cosa? >

< Credevo tutte le isole della Rotta Maggiore fossero insidiose…o quantomeno presentassero dei pericoli… >

Nami scosse le spalle. Bibi la guardò, poi riprese a nuotare, verso la sponda.

< Com’è rilassante… >

commentò, con voce pigra.

< A dire il vero qualche cosa l’ ho letta, su quest’isola. >

< Come? >

Bibi si voltò verso l’amica, spiazzata dal ritorno sull’argomento. Il bambino nuotava sempre a mo’ di squalo.

< Ma non preoccuparti, niente riguardo a popolazioni bellicose, assurdi tranelli o belve feroci…era un…boh…forse un incantesimo…no, no proprio…ooh, non ricordo! >

< Ma Nami, potrebbe essere pericoloso! >

protestò Bibi. Nami scosse la testa.

< Ti dico di no, pensi che se fosse pericoloso ti ci avrei portata? Secondo te avrei permesso che sbarcassimo a fare il bagno?! L’informazione sulle terme mi ha colpita, tutto qua! Ti assicuro che se fosse stato qualche cosa di pericoloso avrei dato tempo al Logpose di registrare e poi saremmo proseguiti! >

< Forse hai ragione… >

Nami si alzò lentamente dall’acqua, e si allungò, immersa fin poco sotto le anche, voltata ai due, a cercare tra i vestiti.

< Ma Nami…!!! >

< Oh, che c’è. C’è solo il bambino. >

Il bambino la guardava, sperso, ma non batteva ciglio. Piegò la testa di lato.

< Ma signora… >

< CHE COS’ HAI DA GUARDARE PERÒ!!! Cielo, un po’ d’intuito credevo l’avessi!!! >

sbottò la ragazza con i denti di fuori, mentre egli si allontanava offeso, con le guance gonfie. Era colpa di quella signora, mica sua!

< No, niente. Credevo di averlo dietro… >

sbuffò lei.

< Cerchi il Logpose?! È sopra la mia maglia… >

< Oh, hai ragione…wow! Indica già la nuova direzione! >

< PERFETTO! - Bibi emise questo grido gioioso, con un’espressione felice - Arriveremo presto ad Alabasta! >

< Sì…mi è spiaciuto davvero, sai, ma l’Eternal Pose per qualche strana ragione non “riceve” fino a un certo raggio…pare che non sia così buono… >

cominciò Nami dispiaciuta, ma Bibi la interruppe scuotendo la testa:

< Non ti preoccupare! Percorso qualche miglio saremo al punto giusto!! >

< Sì…! >

Bibi si alzò.

< Vai già…? >

< Tu resta pure, Nami. Sono così eccitata…!! Non ce la faccio a stare qui… >

< Ok, vengo anch’io. >

< No, no. Se vuoi restare resta! - Bibi mise un dito sulla bocca dell’amica, facendole l’occhiolino. - Ehi. Una navigatrice riposata ottiene risultati migliori! >

Nami sorrise, chiudendo gli occhi. Bibi prese su i vestiti, annodò bene l’asciugamano e prese la via:

< Però mi raccomando…! >

< Non ti preoccupare. - la tranquillizzò lei, un po’ ironica - Sarò di ritorno alla svelta…se fra dieci minuti non torno, manda qualcuno a cercarmi, che mi tragga in salvo…possibilmente non Sanji…! >

< Mi prometti che non lo picchierai? >

si assicurò Bibi, un po’ scettica.

< Garantito! >

< Ci vediamo dopo… >

Bibi si incamminò, comunque non troppo sicura a lasciarla da sola…forse non faceva poi così bene.

< Ciao, signora! >

< Ciao, bimbo! >

lo salutò allegramente Bibi. Nami riprese il bambino:

< Ti ho detto che non siamo signore… >

< Oh, scusa, signora. >

< MA SEI STUPIDO?!? >

si inalberò la ragazza, con una faccia incavolata, gli occhi vuoti e i denti di fuori.

< Ah, ah, ah! Sei proprio divertente, signora!!! >

< A’ RIDAGLI!!! >

< Oh, senti un po’, ce l’ hai il fidanzato, signorina? >

Nami fece una faccia perplessa.

< Beh, no…perché? >

< Aah, allora è per il caratteraccio…lo sospettavo. >

concluse il bimbo, voltatosi, con aria molto concentrata e risolutiva. Nami fece una faccia indescrivibile.

< Stupido e PURE MALEDUCATO! >

< Ah, ah, ah! >

Nami sospirò, e si sedette su una pietra, l’asciugamano ad avvolgerla. il bambino si sedette poco lontano, contento:

< Dimmi, signora, ops, signorina, come mai parlavate di Logcoso e tutti quei cosi…cosa sono? >

< Strumenti per navigare…nel mare… >

< Uaao, che bello…allora tu navighi? >

< Diciamo che sono di passaggio, qui. Sono su una nave con i miei amici. >

< Navigate?! >

< Per tutto il mare. - confermò lei, divertita - E tu, di che cosa ti occupi? >

Il bimbo si lanciò entusiasta in racconti delle sue esplorazioni, delle sue imprese! Nami lo ascoltava sorridendo, mentre di tanto in tanto si sciacquava con l’acqua calda. Il bambino sorrideva in continuazione e nonostante gli strafalcioni la ragazza si divertiva ad ascoltarlo. Un bambino può essere una delle cose più rilassanti che ci siano, anche se possono essere una delle più faticose…

< Aah, quanto mi piacerebbe navigare…! >

esclamò lui, meravigliato, sognando posti lontani. Nami rise, riuscendo ad introdursi nel discorso:

< Mi piacerebbe portarti con noi, ma non posso. Mf! - ridacchiò - Da grande vuoi fare l’esploratore, vero? >

< Mi piacerebbe tanto. >

si strinse nelle spalle lui, ma era contento. Si voltò verso la ragazza, erano tutti e due in acqua.

< Ma potrei anche cambiare idea! Sono così giovane…! >

< Ah, credo anch’io. >

< Mi racconti dei posti dove siete stati? >

Nami raccontò, brevemente e omettendo ovviamente parecchi particolari, limitandosi a descrivere i luoghi fantastici passati.

< Che beeello…! >

Il bambino era commosso, e Nami sorrideva. Le apparve una goccia in testa.

“Quanto poco basta a farlo felice…”

< Senti. - Nami puntò il dito - Cosa sono quelli? >

Il bambino chinò la testa. Indicava due anellini di legno che aveva appesi a un filo sottile.

< Questi qui? Li ho intagliati io!!! Sono bravo vero?! >

< Sì…ma come mai due anelli? Hanno un significato particolare? >

< No. Sono così per fare, perché gli anelli sono le uniche cose che so intagliare, me l’ha insegnato il falegname del paese perché un giorno ero particolarmente insistente, gli rompevo le scatole, e così per tenermi buono me l’ ha insegnato! Mi piaceva così tanto che ne ho fatti due, poi non ci sono più riuscito! Ah, ah, ah! Mi sono dimenticato come si fa! >

A Nami comparve una goccia in testa.

“Che tipo…”

< Senti…signorina. >

< Sì? >

Il bambino guardò le felci, come scrutasse un paesaggio lontano, con le sopracciglia aggrottate.

< Tu e i tuoi amici siete su una nave, giusto? Quindi partirete presto. >

< Fra mezz’ora massimo…le provviste ci bastano e non dobbiamo far soste. >

sospirò lei, pensando già ai preparativi. Forse era meglio andasse sul serio, probabilmente aveva anche perso la cognizione del tempo e lei non voleva assolutamente che uno dei ragazzi venisse a cercarla… Mentre rimuginava sui preparativi e su altri dettagli tecnici, il bambino la guardò spiaciuto, con le guance gonfie.

< Uffa, non è giusto. Sai, perché sei carina, e io pensavo che saresti potuta diventare la mia fidanzata! >

DOOON. Nami cercò di trattenersi per non ridere.

< P…pf…b…beh. Beh, ma scusa, dopotutto si dice che l’amore non tema la lontananza, no? >

gli fece notare lei, con aria da predica, faceta.

< Ooh, hai ragione! Magari poi ci potremo rivedere prima o poi! >

< Certo! Potrò sempre tornare. >

< Allora vuoi diventare la mia fidanzata?? >

le domandò il bambino, entusiasta. Nami scoppiò a ridere. Lui si sgonfiò, triste.

< Perché ridi? Non vuoi… >

Nami si asciugò una lacrima, provocata dal riso, da un occhio.

< Ma certo…va bene! Allora sono la tua fidanzata. >

< Dici sul serio? YUPPI! Evviva! >

il bambino era tutto contento.

< Ora però devo già partire… >

La ragazza lo guardò con dolcezza, ma lui strappò la cordoncina che aveva al collo.

< Ehi, fermo…! >

< No, aspetta, tieni uno degli anelli. Non devi mica dimenticarti che sei la mia fidanzata, e i fidanzati sono impegnati, e ci vuole l’anello! >

< Giusto… >

sussurrò lei infilandosi l’anello di legno al medio, era leggermente stretto. Cambiò e lo mise nell’anulare, sì, lì stava. Era molto commossa, perché sapeva che il bimbo ci teneva. Lo guardò sorridendo mentre si alzava, stringendo l’asciugamano attorno al seno.

< Allora siamo proprio fidanzati… >

< Che bello, allora ci rivedremo, e mi racconterai di tutti i posti dove sei stata!! Così sarò un vero esploratore! Ciao! >

< Ehi, aspetta…! >

Il bimbo corse gaio verso il punto da quale era apparso, ridendo. Nami esclamò, sorridente ma perplessa, correndogli dietro, un po’ rallentata dall’acqua:

< Aspetta, che fidanzato sei, non so nemmeno come ti chiami! >

Il bimbo scomparve dietro il grande masso a poca distanza da lei, e la ragazza tese il braccio e afferrò un braccio sottile. Lo tirò verso di sé.

< Aspetta, dimmi…! >

BLOCC. Davanti a lei, afferrato, con un punto interrogativo che gli campeggiava in testa, stava Rufy, con un bel DOOON sopra la scena.

< Cosa c’è? >

il ragazzo piegò la testa di lato, perplesso.

< Ehm…non… >

< Lo so che non dovevo cercarti, ma me l’ ha detto Bibi…è venti minuti che sei sparita…ha detto anche che non mi avresti picchiato…! >

Nami ripose il pugno, stringendo con l’altra mano l’asciugamano, che tanto bene o male la copriva!

< No, va bene. Non preoccuparti, non…ah! >

< Che c’è? >

< Ma…un bambino! Ehi, aspetta, c’era un bambino che correva verso lì…ehi… >

DOOON. Rufy era sempre col medesimo punto interrogativo, riapparso, e aveva l’aria di uno che stesse ascoltando un’affannata spiegazione in ostrogoto antico.

< Ma cosa ci parlo a fare con te…! AVRAI VISTO UN BAMBINO CHE CORREVA! >

< Guarda che non c’era nessun bambino… >

< Vabbè. Scusa, prendo i vestiti e vengo, avrò rallentato tutto. Cielo, venti minuti…che scema. >

Rufy la guardò quasi offeso, anche se sempre calmo, mentre la ragazza prendeva le sue cose e si avvolgeva nascosta ai suoi occhi in un altro asciugamano, più ampio e asciutto. Uscì sotto quello sguardo risentito, mentre il ragazzo esclamava a sopracciglia aggrottate:

< Non c’è bisogno di essere così scontrosa, eravamo preoccupati per te, mica per dieci minuti in più. Su, vieni, non interessa a nessuno venti minuti di ritardo. >

< Sono dieci… >

< Fa lo stesso anche se sono dieci. – fu la spensierata e serena risposta del ragazzo – Su, andiamo. >

E le prese la mano per trascinarla, mentre lei con quella libera si affannava a tenere le cose senza farle cadere e a metterle in un ordine che richiamasse vagamente l’equilibrio.

< Senti, Rufy, ma… >

poi s’interruppe, sentendo al tatto una cosa ruvida che strusciava provocando attrito tra la sua mano e quella del ragazzo, premeva contro una delle sue dita serrate tra le sue. Abbassò lo sguardo e con sgomento notò un anello di legno all’anulare del ragazzo.

< Ma…ma…ma… >

< ? >

Sforzandosi di mantenere il colorito normale gli chiese, con finta noncuranza:

< Ma che cos’è quell’anello al dito…?! >

< Uh?! Non l’ hai mai visto?! Lo porto spesso…mi dimentico ben poche volte di metterlo! >

< Ma…? >

< Ti sembrerà una cosa stupida, ma io sono fidanzato. >

DOOON.

< Pf… >

< Non ridere!! È una cosa seria! >

< Ah sì?! >

< A te sembrerà una cavolata, ma io ho fatto una promessa con una ragazza quando avevo sei anni. >

< Se…sei anni…!? >

< Beh, sembrerà stupido, avevo trovato una sorgente di terme nelle mie esplorazioni…dopo quella volta non riuscii più a trovarla…sembrava sparita…lei, la ragazza, era più grande di me, tanto, ma io ero piccolo, sai, era molto carina e le ho chiesto di fidanzarsi con me! Ah, ah, ah! Beh, finché teniamo gli anelli siamo fidanzati! È una cosa carina! > SMIRK!

Visto che Nami sembrava allucinata, continuò ridendo:

< Figurati, sono passati tanti di quegli anni che non mi ricordo nemmeno com’era fatta…ma ricordo che era buffa, divertente, ma dolce…e ricordo la sua voce… >

Nami abbassò lo sguardo, rossa, grave. Rufy stette in silenzio, guardandola interrogativo per la pausa muta. A capo basso ella sussurrò in un filo di voce, mentre si incamminavano:

< Sai Rufy…mi sono ricordata cosa ho letto a proposito di quest’isola… >

< Ci sono belve feroci?! >

suggerì speranzoso il ragazzo.

< N…no…deviazioni spazio-temporali. >

< ? >

< In pratica…possono congiungere in un posto due posti diversi…e due…tempi…due epoche diverse… >

si fermò, rossissima. Rufy si fermò, perplesso, la guardò, e lei alzò lo sguardo, intrecciando davanti a sé le dita. Il povero Rufy credette di prendere un infarto, quando scorse fra le dita sottili e bianche di Nami il prezioso anello di legno intagliato undici anni prima, quando il falegname, esasperato, non sapeva davvero più cosa fargli fare.





- End -

 

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