FANFIC

Il sogno di Francesca

Beatrice




Jessie, James e Meowth sorvolavano una zona di campagna con un piccolo aereo, come sempre alla ricerca del Pikachu di Ash per conto del loro capo.
-Ragazzi, si sta facendo buio.-osservò James, preoccupato.

-Lo vedo.-ribatté Jessie, seccata;-Trova un posto dove atterrare.-.

Il velivolo planò su un campo incolto e, dopo qualche sobbalzo e scossone, si fermò.

I tre ne uscirono un po’ stralunati.

-E adesso dove passeremo la notte?-chiese il ragazzo.

-Guardate laggiù!-gridò Meowth, saltando;-Una casa!-.

-Muoviamoci, allora.-disse Jessie.

I compagni la seguirono. Sull’aia li accolse abbaiando un Growlithe.

-Cosa c’è, Wolf?-fece una voce femminile dall’interno della stalla;-Adesso arrivo!-.

Pochi istanti dopo, comparve una ragazza dai lunghi capelli neri in tuta di jeans e con

una bandanna in testa.

-Chi siete?-

-Io mi chiamo Jessie, lui è James e questo è il nostro Meowth. Cerchiamo un posto dove trascorrere la notte.-.

L’altra si avvicinò:

-Io mi chiamo Francesca, e sono la figlia maggiore dei proprietari di questa fattoria.

Aspettatemi qui, che vado un momento in casa a chiamare mia madre.-.

La donna li scrutò:

-Va bene.-disse infine;-Potete restare.-.

I tre ringraziarono. Ringraziò anche la figlia, che nel frattempo aveva iniziato ad os- servare James con un certo interesse.

Venne l’ora di cena, e la famigliola si riunì. Era numerosa: Francesca aveva parecchi

fratellini e sorelline. Dopo un’iniziale diffidenza, anche il padre accettò i nuovi ospi-

ti. I bambini, invece, guardavano lo strano terzetto con molta curiosità, soprattutto

Meowth: non ne avevano mai visto uno da vicino, uno capace di parlare poi. France-

sca, che si era assentata per un po’, tornò molto cambiata: non indossava più la tuta e

la bandanna, ma il suo vestito migliore; si era pettinata con cura e profumata.

“E’ carina.”pensò James.

Dopo cena, la ragazza uscì sull’aia e si sedette su una vecchia panca a guardare il cie-

lo. Sperava che lui l’avrebbe seguita. Udì dei passi avvicinarsi: era James, ne era si-

cura, lo sentiva.

-Siediti qui, accanto a me.-.

Il ragazzo obbedì: del resto, non era abituato a fare altro. Nel Team era Jessie a deci-

dere, e lui obbediva. Ma stavolta era diverso: questo comando gli era stato dato con

un tono così dolce, e senza pugni al seguito. James si sedette accanto a Francesca.

Lei si sentiva molto felice, e il cuore le batteva forte. Si era però creato un silenzio

imbarazzato e imbarazzante, che la ragazza cercò di rompere:

-Mi piace, la sera, mettermi qui a guardare le stelle. Cerco quella che brilla di più,

ed esprimo i miei desideri.-

-E quali sono?-

-Se te li dico, non si realizzeranno.-gli rispose lei, sorridendo.

-Hai ragione.-

-Certo che la tua è una vita davvero avventurosa!-

-Beh, non posso lamentarmi, anche se più che avventure mi capitano un mucchio di

disavventure.-

-Sempre meglio di niente. Qui, invece, è tutto così noioso…-

-Cosa ti piacerebbe fare?-

-Non lo so ancora. Intanto, vado a scuola. Anche se non mi appassiona studiare, so che è l’unico modo per potermene andare da questo posto. Ho dovuto lottare parec-

chio con i miei genitori, perché loro volevano che dopo le Medie smettessi e iniziassi

a lavorare.-.

James sospirò:

-Anch’io ho dei genitori autoritari, che vorrebbero decidere per me.-

-Ma tu hai deciso da solo. Ora hai la vita che volevi, no?-.

Il ragazzo annuì.

-Spero di farcela anch’io, un giorno.-

-Sono sicuro che riuscirai a realizzare i tuoi sogni.-.

Già da un po’ Francesca aveva in mente una domanda da fare a James, però non osa-

va. Finalmente si decise:

-Scusami se m’impiccio, ma Jessie è la tua ragazza?-.

Lei aveva cercato di parlare con disinvoltura, e ostentando indifferenza, tuttavia il suo

tono tradiva una certa ansia.

-Jessie è… è… -il ragazzo si mise a ridere.

Per la prima volta si trovava a pensarci, e non sapeva come definire lo strano rapporto

che aveva con la sua irascibile compagna.

Intanto Francesca lo fissava, sconcertata di fronte a una tale reazione:

-Che c’è?-

-Ti sembrerà assurdo, ma non sono capace di spiegartelo. Jessie e io facciamo parte dello stesso Team, abbiamo condiviso un sacco di avventure… -qui il tono della voce

di James si fece più basso, confidenziale:-… però una fidanzata è un’altra cosa… -.

Continuarono a parlare fino a notte fonda. Francesca si perdeva negli affascinanti oc-

chi verdi di lui, e intanto pensava che James, al di là di ogni apparenza, era un ragaz-

zo davvero dolce e gentile. Nonostante lo conoscesse solo da poche ore, forse se ne

stava innamorando sul serio. Venne il momento della buonanotte. Nella sua stanza,

la ragazza continuò a pensare a lui.

L’indomani, i tre ripartirono. Francesca volle accompagnarli fino all’aereo. Un attimo prima di salire sul velivolo, il ragazzo si girò verso di lei: aveva lo sguardo triste, come di chi lascia qualcuno che gli è caro. Ma rimase in silenzio. Francesca guardò

l’aereo finché non sparì all’orizzonte. Sapeva che non avrebbe più rivisto James.

Però, in fondo al suo cuore, l’assurdo desiderio di incontrarlo ancora resisteva. Un

altro sogno da chiedere alle stelle.


 

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