Mai troppo!

06.10.2006 - 19:17
Leggo: L'amore ai tempi del colera [G. Garcia Marquez]
Ascolto: Pachebel - Canon in D Major [Mozart]


L'altro giorno ho chiesto con un sms a Radio Rock Italia di mandarmi una canzone di Guccini e la dja mi ha risposto che mette, di solito, troppo Guccini e quindi l'hanno cazziata e non l'avrebbe passato.


Secondo voi, Guccini può mai essere troppo?!


Chi risponde si, riceverà un pacco bomba a casa!


Marge.           British Marge

Solitudine

30.09.2006 - 11:00
Leggo: Carne e Sangue [Michael Cunnigham]
Ascolto: ...


Ieri sera sono andata in un pub con alcuni amici dell’uni, che non vedo da qualche tempo. Ci siamo seduti ad un tavolino chiacchierando, aggiornandoci sui pettegolezzi dell’estate; al tavolo accanto a noi c’era una signora, bionda, vestita appariscente con stivali e maglietta paiettata, che bevevo da sola una birra e a volte chiamava a gran voce, ridendo, un po’ sguaiata, il cameriere; subito ci ha rivolto la parola, ridendo sempre, parlando a voce altissima, e ha continuato così, ad inserire una o due sue frasi senza senso nei nostri discorsi; ad un certo punto ha tirato fuori un tubetto di brillantini e ha voluto per forza spalmarceli sulle braccia; poco dopo, ovviamente, si è unita al nostro tavlo, portando con sé il suo amico Angelo (cioè…nulla). Ha subito deciso che un mio amico si sarebbe sposato con un’altra ragazza che era lì al tavolo, così abbiamo celebrato il matrimonio, brindato più volte, chiacchierato senza alcuna logica sui matrimoni e le belle ragazze (che eravamo noi). Ha voluto assaggiare la mia sambuca, e ha riso come una folle dicendo: “Ahò sei proprio matta te! Me fai imbriacà co sta roba! Ma però è bona, si bona!”
Subito dopo, nel mezzo dell’allegria, ha detto che lei è stata quattro anni un altro posto, bellissimo, con tanta luce, e quando poi alla fine ha aperto gli occhi ha visto quelli blu, bellissimi, del dottore e gli ha detto: “Dottò, me so innamorata”; ci ha fatto vedere le cicatrici sulle braccia e la testa (“Questa è il guardrail, questo è il casco, qui c’ho un chiodo lungo così che suona sempre nelle banche”); nell’incidente il suo ragazzo, che guidava la moto, è “rimasto in quel posto bellissimo con tanta luce”, e l’ha fatto per salvare lei; ha detto che dopo essere uscita da quel posto bellissimo, i dottori l’hanno rapita e tenuta sequestrata per un anno intero; ci ha detto la data precisa e il luogo dell’incidente, ma poi ci ha chiesto confusa che anno fosse ora. Ad un certo punto si è messa a piangere, poi si è consolata con una sigaretta e le nostre moine, abbracci e paroline dolci. Si è ripresa subito e ha ricominciato a ridere come una matta e a straparlare; ci ha raccontato che ora fa la Dj, mette i dischi, ha un ragazzo che ha un autosalone ma a lei le macchine non piacciono proprio, e che lo stava aspettando; mi ha confidato che lei è come una bambina, non riesce ad appaiare i calzini uguali e a piegarli bene, nonostante la madre glielo faccia vedere ogni volta, così alla fine se li mette sempre diversi.
Quando siamo usciti dal pub, ci è venuta dietro, e non sapevamo più come fare per dividerci. Abbiamo camminato e chiacchierato ancora, ci ha raccontato altre cose, poi ha detto che voleva farci un regalo per uno se le davamo qualche spiccio, e ci ha rifilato le prove degli shampoo che si trovano nelle riviste, e a me, una penna. Mi ha dato il suo numero e mi ha fatto promettere che la chiamerò; noi nel frattempo ci sentivamo malissimo, perché dovevamo andar via ma, io almeno, proprio non me la sentivo di lasciarla lì, da sola. Mi sembrava così indifesa, e fragile, e sola. Le abbiamo detto di andare a casa, e lei ha risposto che con l’87 ci arriva in due minuti; alla fine piagnucolava dicendo: “Non lasciatemi sola nel buio, ho paura”. L’abbiamo accompagnata in una piazzetta illuminata, ho scroccato una sigaretta ad un signore (perché noi non fumiamo, mannaggia, quando servirebbe…), gliel’ho data dicendole di fumarsela con calma lì alla luce e poi di andare a casa. E siamo andati via con la pena nel cuore.


Ci siamo chiesti se sia tutto vero, dell’incidente e del coma. Mio fratello ha ipotizzato che fosse un inganno per sottrarci qualcosa, ed in effetti, spesso ci abbracciava e ci toccava, ma abbiamo tutto con noi; passava con troppa facilità dal riso sguaiato al pianto disperato, e non era molto ubriaca. E le cicatrici c’erano.
Ma ho deciso che fra qualche giorno la chiamo, sperando che il numero sia vero. Mi sento così in colpa, ma cosa potevamo fare?


Marge.           British Marge

Ed un giorno ci ritroveremo tutti...

23.08.2006 - 23:36
Leggo: A passo di gambero [Umberto Eco]
Ascolto: Senza origine [V. Giovagnini]


Brutti scherzi può giocare la noia e la solitudine. No, non quella malinconica, almeno, non a questo punto della storia.
C’era una bella bambina, e buona, che viveva divisa a metà, due case due gatte due giardini da innaffiare, e faceva tutta contenta su e giù tra le case e i tavoli del ristorante dove lavorava.
La bambina aveva qualche raro momento libero. E che fa quella scema per passare il tempo?
Apre la scatola rossa. Quella dove conserva i ricordi, la Scatola dei Ricordi.

Brutti scherzi eh.
Come si fa a sentirsi già così vecchi a vent’anni!
È che sono cambiate tante cose. Fosse tutto uguale, sembrerebbe che non sia passato nulla.
Io invece mi sento così diversa.
Avevo quindici anni, ero così intensa, e felice anche quando ero triste, mi sentivo come dentro un film e soprattutto ero come incontaminata, come pura, e aveva ragione, Lui, sì, quando diceva che ero bella perché ero un fiore con tutti i petali ancora attaccati, ma che prima o poi mi sarei costruita anche io una corazza intorno al cuore, uno strato di pietra prima leggero, poi sempre più spesso. Dopotutto, come dice la leggenda? Le margherite hanno il cuore di pietra.
Come diceva Lui, il tempo sarebbe passato e io avrei perso gli amici di un tempo, le cose sarebbero cambiate, e anche noi due, non ci saremmo più sentiti e amati come allora, prima o poi. E io cocciuta: no, non è vero, sarà per sempre, le cose belle possono durare per sempre se lo vogliamo.
Però è quello che è successo. Andare avanti e cambiare non è un male, crescere può anche essere una bellissima avventura, ma le transizioni, i momenti di cambiamento di fase, fanno male e guardare indietro è difficile.
A questo punto della storia arriva la malinconia, sì. La bambina pensa per giorni a quando aveva solo quindici anni.
E basta un nonnulla per franare giù.
E una serata a piedi nell’acqua calda del lago per sentirsi meglio.


Quando avevo sedici anni scrivevo che volevo una persona, per me, con la quale essere me stessa, senza aver paura di dimostrare ciò che provavo, con la quale utilizzare le giuste parole, io che mi vanto di essere così capace di giocare con esse, con la quale anche solo stare a guardare il cielo fosse meraviglioso, ma lo fosse in due, davvero, non nella mia mente bacata sempre pronta ad inerpicarsi sulle illusioni.
Ora che questa persona c’è (e c’è davvero, non come Lui, Dio delle mie Illusioni e tuttavia così speciale), io ho il cuore avvolto in carta di pietra, stretto, e non so davvero capire. E non so davvero stare bene. C’è qualcosa più forte che lo tiene legato.


E una serata a piedi nudi nell’acqua serve solo a creare una piccola zattera nel mare in tempesta, che in tempesta sarà sempre perché ne sono naufraga ed Eolo convinto. O forse no. Eolo non sono io. Io come un soffio di vento, un alito di molecole leggere, e lui lì, la vita, a soffiarmi come un folle contro la mia stessa zatterella, fragile.


Fragile come il ciglio del burrone, ed un giorno, ci ritroveremo tutti ad un bel concerto di De Andrè, a cantare a squarcia gola quanto ci manchi, quella bufera.


La piccola Margherita quindicenne sarebbe stata così contenta, ad avere questa persona sempre accanto. Perché, perché sono così idiota? Perché non riesco mai ad essere felice?
Idiota ed egoista.


Marge.           British Marge

Camminare lentamente nel torbido

26.07.2006 - 23:06
Leggo: A passo di gambero [Umberto Eco] - Croniche epifaniche [Francesco Guccini]
Ascolto: ..


"Devi promettermi una cosa.
Se un giorno io dovessi morire, ad esempio che so, domani...e non fare quella faccia, può succedere e lo sai, se dovesse succedere, promettimi che subito, il giorno dopo, ti troverai un'altra ragazza, carina e dolce, che ti abbracci e ti coccoli. Promettimelo."



Marge.           British Marge

Camminare lentamente nel torbido

19.07.2006 - 00:53
Leggo: A passo di gambero [Umberto Eco]
Ascolto: Pappa e ciccia [Radici nel Cemento]


Camminare, lentamente, passo dopo passo. Con uno zaino essenziale sulle spalle, i ricordi e le speranze, che altro posso portare via con me? I ricordi per sapere chi sono e cosa lascio, e piangerne ogni giorno un po' la nostalgia, e le speranze che mi indicano la via. Camminare, lentamente, al tempo africano, senza fretta. Perchè chi ha fretta, ha paura di fermarsi. E io non ne voglio avere, no. Anche se a volte fa male, voglio continuare a camminare, sempre, fino al ciglio del baratro. Camminare ad occhi chiusi, perchè non si sa quando il piede incontrerà il vuoto, invece del solito ciuffetto d'erba verde.


E, fermandomi ogni tanto a vivere il dolore che è giusto e naturale, mi barcameno tra musica, scrittura e lettura, perchè è ciò che mi salva. E' così liberatorio starsene sotto un palco, la musica assordante e bella nelle orecchie, sentire ogni parte del corpo muoversi a ritmo, sfrenato, veloce, inconsulto, senza pensieri e sapendo che si, sono proprio questi momento così notturni ed intensi che mi aprono, dentro, il rubinetto delle riflessioni.


C'è uno strascico di storie passate, in questo sentire la mancanza di lui. La nostalgia, la mancanza, come le conosco bene. Svegliarsi la mattina pensando: quanti giorni sono che non lo vedo? E per quanti ancora? E cosa starà facendo?
Una distanza fra due persone che si amano è una continua domanda. Forse fa bene, me l'hanno sempre ripetuto come un ritornello, come un proverbio paesano: il desiderio di un qualcosa, aumento il valore dell'avvenimento nel momento in cui accadrà. Ma quando sei lì sul letto, immobile, incapace di pensare altro che le sue mani e la sua voce, la fede in questa saggezza popolare viene meno. Ci raccontano un sacco di bugie, e tantissime ne diciamo a noi stessi. Sarebbe così facile e bello vivere in sincerità assoluta. Così limpido. Ed invece, si cammina, lentamente, in avanti, nel torbido più assoluto, fino al ciglio.


Marge.           British Marge

Stronza

10.07.2006 - 19:29
Leggo: -
Ascolto: Margherita [Riccardo Cocciante]


Io non capisco perché devo sempre sentirmi così.
Di merda.
Quando so che avrò a che fare con te.
E potrei dire che forse è tutta una mia montatura, forse sarebbe, sai, consolatorio, illudermi che il problema sia esclusivamente mio. Potessi essere io la pazza del villaggio! Potessi vedere cose che non esistono, potesse tutto questo che io sento essere falso!
Vorrebbe dire che tu, invece, saresti diversa. Ma ho sempre il timore che non sia così – oh, immagino che tu sia pronta a dirmi, invece, che sono io che monto tutto.
Che poi non è nulla di materiale, no. È che quando parlo non mi ascolti, ma mi usi per i tuoi infiniti monologhi. Che quando ti chiamo non rispondi. Che quando cerco di venirti incontro, mi urli dicendo che sono un’irresponsabile e un’egoista.
Ma perché mi trovo sempre a piangere?
Di rabbia o di rimorso, sempre. Perché tu, proprio come lui, ha la capacità di farmi sentire davvero una cacca, quando decido di fare qualcosa per sbloccare questa situazione, provo ad oppormi, cerco strategie, e, alla fine, come sempre, fuggo via. E piango lacrime amare, mi sento in colpa, ti immagino sola, triste, ma quando sono qua sono come invisibile per te e io mi sento davvero abbandonata. E ripeto che non c’è nulla di materiale e tangibile. Io mi sento lontana.
Se io e te fossimo sposate, potrei semplicemente chiederti il divorzio, sarebbe fattibile. Ma non riesco mai a parlarti, perché da te non potrò staccarmi mai e questa cosa mi uccide, vorrei fuggire su un’isola lontana e scordare chi ero, tutte le persone che conosco e ricominciare per sempre da zero, senza nessuno, sola sola sola senza ricordi senza pensieri senza sapere neanche che esistono questi rapporti del cazzo indotti e non scelti – e tanto anche quelli scelti sono sempre fallimentari.
Ho tanta voglia di stare male, fisicamente, stare davvero male. Sarei così bello.
Voglio morire di fame, voglio trovarmi nel bel mezzo di una guerra, voglio stare male o non avere una casa, qualcosa di vero e tangibile e concreto e non questa roba che mi cola addosso uguale da un anno e più e non so davvero cosa fare.
Poi quando non sei con me, dici in giro che per me moriresti, che non c’è nulla di più importante per te.
È così bello crogiolarsi nelle parole. Ora me lo ripeto anche io. Ti amo ti amo ti amo…ne sono così convinta.
Ti amo e vorrei ucciderti perché tu non sei altrettanto.
Forse per questo Catullo amava Lesbia. Ma lui era fortunato: bastava che si guardasse intorno, avrebbe trovato mille altre ragazze pronte a prostrarsi ai suoi piedi. Ma io come te non ne trovo altre.


Potrei dirti tutte queste cose. Sarebbe liberatorio, davvero. Ma non saprei spiegarmi. Sarebbe colpa mia, lo so. Io che non capisco le situazioni. Io che non conosco tutta la storia, ed è meglio per me se non me la racconti. Io che fraintendo. Io che sono egoista. Io che ho tutto e non me ne rendo conto.
Però io così mi ci sento. Da tanto, da mesi. E allora forse qualcosa si dovrebbe fare, se sono tutte mie illusioni, che vengano scoppiate come bolle di sapone. Io non ci riesco e tutto questo mi porta solo ad odiarti.


Marge.           British Marge

Excrucior

04.07.2006 - 00:19
Leggo: L'amante di Lady Chatterley [Lawrence]
Ascolto: Il gigante e la bambina [Lucio Dalla]


Ti amo quando mi chiami con il nomignolo di sempre – tati. Solo tu mi chiami così.
Ti odio quando ti chiamo e non mi rispondi, se non dopo qualche minuto, perché sei presa da altri.
Ti amo quando guardiamo insieme un film o qualcos’altro alla tv perché abbiamo, sempre, contemporaneamente, gli stessi pensieri su ciò che accade nello schermo.
Ti odio quando mi vuoi imporre una tua vissuta, elaborata, cinica teoria di vita.
Ti amo quando esclamiamo le stesse parole nello stesso identico momento.
Ti odio quando mi parli con odio delle persone che io amo.
Ti amo quando mi presti un libro che ti ha segnata, ed io, inevitabilmente, lo trovo fantastico e ci rimugino sopra per giorni.
Ti odio quando dici che ai tuoi tempi eravate migliori, e che tu conosci i ragazzi di oggi – non credo che tu ci comprenda appieno.
Ti amo quando so che, lasciando un mio racconto sulla tastiera, tu notturna lo leggerai e ti piacerà. Quando dici che scrivo bene, quando mi dai consigli su come migliorare o mi suggerisci sinonimi.
Ti odio quando fai quei tuoi lunghissimi monologhi; i tuoi argomenti sono tre (mio fratello, gli uomini, la scuola) e ormai li so a memoria: non mi devi più neè convincere nè tantomeno impressionare.
Ti amo quando so che la sera posso uscire con te e stare bene – per la maggior parte delle persone sarebbe una follia. E quando non c’è bisogno che io dica niente, perché tu capisci.
E ti odio per tutte le volte che ho pianto, dietro di te, a due metri da te, e non mi hai mai sentita, né ascoltata, né capito, e perché credi che io sia forte ed indipendente ed autosufficiente e non è così.
Ti odio e ti amo e non capisco perché è tutto così forte ed intenso, e mi strazio.
Perché c’è poco altro di così importante, nella vita.



Marge.           British Marge

Ciao Marcida...

14.06.2006 - 16:29
Leggo: nulla
Ascolto: Redemption song [Bob Marley]


Correre, correre per sempre, e non fermarsi mai, e non sentire la stanchezza, correre e vedere il mondo a velocità strabilianti, correre sul verde e non avere nulla che oscura l'orizzonte, e solo tante altre persone intorno che corrono, sorridendo, imciampando e rialzandosi, continuando sempre a correre perchè non ci si stanca mai di correre così, sentendo ogni più piccolo muscolo stirarsi e tornare, stirarsi e tornare, correre perchè finalmente non c'è più dolore, non c'è il grande schifo che attanaglia, ma solo così tanta luce che quasi non vedi bene dove stai andando, e ti viene da ridere e chiedi: ma dove si arriva? ma si arriverà? e invece non si arriva mai, finalmente, non c'è uno stop, non cè nessuna buca, si cade ma si ricomincia, insieme agli altri, sempre con tutto quel sole e quel ridere che non riesce a fermarsi perchè, dopotutto, è bello correre così senza arrivare mai.
Mi piace illudermi che ci sia qualcosa di simile, dopo. Solo una grande corsa. Insieme.
E ora, solo tanta tristezza e impotenza, e rabbia e paura.


Marge.           British Marge

Perchè non si può vivere per sempre?

09.06.2006 - 14:41
Leggo: nulla
Ascolto: Bella ciccia [Radici nel Cemento]


In questi giorni sono successe diverse cose.
Ho finalmente fatto la ceretta; la ragazza che me l'ha fatta si è vista un nuovo telefilm e le è piaciuto.
Sembra che sia riuscita a scrivere un articolo decente (su Guantanamo).
Sto concludendo qualcosa in vista dell'esame di lunedì.
Io e Tom abbiamo prenotato il volo per Lisbona.
Ho scaricato la nuova canzone dei Radici nel Cemento e mi piace da impazzire.
E poi, l'altro ieri, Catalin se n'è andato.
Mi guardo intorno e penso che, ad ogni persona, ogni giorno, succedono mille cose, importanti o meno. Si litiga, si mangia, ci si lava, chi studia e chi lavora, chi fa sport, io canto Guccini mentre cucino, c'è la TV e il computer, ci sono quelli che fanno volontariato e chi la notte imbratta i muri con scritte fasciste. Poi, in ogni secondo, c'è qualcuno che muore. E questa persona può essere anziana, adulta, oppure può essere un bambino, straniero, in Italia per curarsi perchè c'è qualcosa, dentro, che proprio non vuole funzionare a dovere - quello schifo di esplosione odierna che è il tumore. E studio e mi guardo intorno, e penso che siamo sull'orlo di un burrone ed è inevitabile che qualcuno cada giù, ogni tanto, ma non capisco proprio, quando capita ad un bambino, perchè debba essere così.
Oggi c'è il saluto a Catalin, in chiesa. Io non voglio andarci. So che piangerò come una disperata e non è giusto, perchè io, dopotutto, l'ho visto poco, dato che lì all'associazione seguo altri bambini. E ci sono la madre e gli altri volontari che ne hanno più diritto; così mentre loro saluteranno Catalin, io come ogni pomeriggio sarò a ripetere istologia in vista di lunedì.
Ma un saluto lo lancio ora a lui e a tutti gli altri angioletti, che spero siano da qualche parte e sento in me con terrore il dubbio che no, finisce così, si cade nel burrone e poi non c'è più nulla.
Ciao Catalin.


Marge.           British Marge

Eravamo ragazzi ancora, con il tempo aperto davanti...

28.05.2006 - 13:03
Leggo: nulla
Ascolto: Il sultano di Babilonia e la prostituta [A.Branduardi]


Ieri ho passato una serata particolare.
Si potrebbe dire anche noiosa, si, ma soprattutto, impregnata di ipocrisia.
O sarà la mia mente contorta a vedere sempre falsità dappertutto?
Ogni volta che mi ritrovo in questo gruppo di persone, reagisco in un modo particolarissimo che è il risultato di una serie di emozioni tutte diverse tra loro.
Da una parte, vorrei non parlare, voltare il viso schifata di fronte a certe persone, mostrare tutta la mia rabbia (forse anche per la mia impotenza), il ribrezzo che ho per loro. Dall’altra vorrei dimostrare di essere superiore, passarci sopra perché loro non hanno capito nulla, così, alla fine mi mostro sempre molto gentile, chiacchiero del più e del meno, magari lancio qualche frecciatina ma raramente viene colta (le persone crescono ma non cambiano, ha detto lei ad un certo punto ieri, e io ho confermato, com’è vero…purtroppo…)
Inoltre c’è lui. Purtroppo, ancora una volta, sono rimasta molto legata, almeno psicologicamente. So che non è la persona che era, e non mi piace molto com’è diventato. Ma forse è solo un maschera, i nostri rapporti ormai sono talmente sporadici (ci vediamo si e no due volte all’anno), che non saprei proprio dire. Ieri sera, a differenza di due mesi fa, abbiamo parlato, di Baricco e del Servizio Civile Internazionale; mi torna in mente una serata ad un falò, e lui ubriaco che rideva e mi chiedeva, ma cosa ci fai con una ragazza se non puoi parlarci? E ora mi sembra un’altra persona.
E nel frattempo, guardando Mauro, che balla al centro della stanza, tutto contento, e che aldilà di qualsiasi rancore e stupidità umana, sembra aver raggiunto la pace dei sensi, mi dico che sono qui perché lui è felice così, e tutto torna al suo posto.


Marge.           British Marge

...perché Margherita è tutto, ed è lei la mia pazzia...

10.05.2006 - 10:30
Leggo: nulla
Ascolto: Margherita [R.Cocciante]


L'altro giorno ascoltavamo la musica e dallo stereo è partita Margherita di Cocciante, canzone alla quale devo in parte il nome e che adoro davvero moltissimo. Mamma, come ogni volta che la ascoltiamo, mi ha raccontato che mio nonno paterno, ogni volta che la sentiva, tra lacrime di commozione, diceva: "Margherita non è bella, Margherita è splendida". Io non ricordo nulla di lui. Questa persona mi amava così tanto, e io non lo ricordo. Mi è sembrata una cosa molto strana da pensare. Tutti mi ripetono sempre che era un grande signore, e qualche volta rimpiango di non poterci parlare.


Marge.           British Marge

...ma il qualcosa che ti porti dentro, cioè vivere.

24.04.2006 - 18:36
Leggo: L'isola di Arturo [E.Morante]
Ascolto: La canzone della bambina portoghese [F.Guccini]


Mi succede sempre così: con naturalezza, quando devo scegliere una canzone od un cd, alla fin fine, prendo sempre lo stesso. Le canzoni che mi colpiscono e cominciano a parlarmi dentro, dapprima, non si fanno ben capire: sorvolo apparentemente sulle parole e mi lascio cullare solo dalla musica, quella degli strumenti e quella della voce che conosco così bene, che mi sa di casa e Margherita bambina ed infine Margherita in ogni momento.
Mi ripeto: quant'è bella questa canzone! Ma non afferro del tutto il suo significato. Colgo parole, piccole frasi, comincio a canticchiare tra di me brevi sequenze, tre parole, mezzo verso. E finalmente, dopo averla ascoltata per giorni, solo lei, mi costringo a cercarne il testo, capire perchè, istintivamente, l'ho scelta a sfavore di altre.


E' quello che ho fatto oggi. Dopo aver ascoltato per giorni "Canzone della bambina portoghese", ho deciso di andare a scovarne il testo, e sono rimasta impietrita.


C'è una bambina, ma è una ragazza (lo sappiamo perchè Francesco lo dice più volte, che bambina stava meglio nel verso per la metrica, ma in realtà è qualcosa a metà), ed è lì, piena nella testa delle frasi sempre ripetute da chi ha intorno, gente viene qui e ti dice di sapere già ogni legge delle cose, insegnano a lei come a loro è stato insegnato a non porsi domande, ad accettare quel che è così come è, senza alzare il capo e guardarsi intorno, perchè è pericoloso, poter scoprire un oceano infinito intorno e chiedersi cosa siamo. Ma lei, già è diversa: Il mare soltanto, e il suo primo bikini amaranto, e il sole che la scalda dentro e fuori, bastano a renderla felice. E il coraggio di alzare lo sguardo è lì, pronto per essere afferrato, e compare l'Oceano: sentì che era un punto al limite di un continente, sentì che era un niente, l'Atlantico immenso di fronte. La bambina portoghese, a differenza di coloro che per paura (della morte?) non alzavano gli occhi verso il cielo, verso l'Infinito in tutte le sue forme, scopre che c'è qualcosa di grande, che non riusciva a capire, che non poteva intuire; che avrebbe spiegato, se avesse capito lei, e l'oceano infinito. Ma si addormenta, non sopraffatta dalla paura, ma dalla dolcezza della scoperta di tanta acqua, così grande, distesa, senza fine. E se poi si fermerà, dopo tanto tempo, a ripensare a quei suoi interrogativi, scoprirà che non era l'Oceano la domanda, quell'Infinito non era così misterioso e impenetrabile e senza regole e leggi chiare, ma quel qualcosa che chiamiamo esser uomini. E la paura di tutti non è morire, ma vivere.


E poi, e poi, che quel vizio che ci ucciderà

non sarà fumare o bere, ma il qualcosa che ti porti dentro, cioè vivere.



Così finisce. Per questo mi aveva colpito tanto, per questo la Margherita silente che c'è qui dentro, che sceglie seguendo l'intuito e senza domandarsi, fin dall'inizio, il perchè di ogni cosa, spingeva la Margherita quotidiana a spingere il tasto di repeat. Perchè mai come in questo periodo io ho bisogno di sentirmi viva, alzare gli occhi oltre la spiaggia in cui si trascinano tutti, e vedere questo Oceano, questa mare di possibilità che si apre e senza paura affrontarlo. "Perchè morire non mi piace, sarà l'ultima cosa che farò", come dice Benigni, e alla fin fine, nonostante tutti i dolori e le malinconie e la rabbia per cioò che non posso cambiare, le domande senza risposte e per questo angoscianti, la consapevolezza della debolezza dell'uomo, a me, in fondo, vivere piace davvero tantissimo.


Marge.           British Marge

Libera nos Domine

13.04.2006 - 14:40
Leggo: La donna e la scimmia [P.Hoeg]
Ascolto: Libera nos Domine [F.Guccini]


Ieri sera mi sono - nuovamente, stupidamente - arrabbiata con una persona che la pensa diversamente da me. Non dovrei, insomma, questa Italia è spaccata a metà e devo rassegnarmi al fatto che una persona su due, che incontrerò, ancora crede al sogno berlusconiano. Eppure ogni volta m'infiammo - come se mi stessero facendo un torto. La persona in questione ha detto che crede più alla destra perchè questa premia il merito, mentre la sinistra spinge le persone a non fare nulla, tanto tutto ti è dovuto per diritto. Può essere una posizione più o meno condivisibile, ma non mi si venga a dire che Silvio s'è fatto da solo; se io avessi una famiglia miliardaria e agganci con la mafia, scommetto che sarei capo del consiglio in due minuti. Non tutte le persone partono dalla stessa condizione, porcocane! La meritocrazia va bene quando tutti partiamo dalla stessa linea, non uno ricco, uno povero, uno in una famiglia acculturata, uno fra ignoranti, uno italiano, una africano, uno zingaro. Non si riesce sempre a tirarsi fuori da situazioni allucinanti, non è così semplice. E i diritti di base, quelli si, vanno dati a tutti.
Ma la cosa che mi ha fatta incazzare di più, ieri sera, sono queste parole: "Tu credi ancora alle cazzate come Falluja? Ma non lo sai che sono tutti montaggi della sinistra, che tende sempre a mistificare? Se fosse vero, l'avrebbero fatto in TV, no?".
Queste frasi dimostrano che questa persona non ha capito nulla di come funziona il Paese, la televisione, l'informazione. E non è falso, ossignore, no, che bambini e donne e uomini civili sono stati bruciati vivi da quella maledetta polvere bianca.

Sono arsi vivi, mangiati da quella polverina buttata dal cielo, manna maledetta, polvere per volare, si, per i campi elisi. L'acqua ha abbandonato le loro membra. E quelle ossa spoglie, quei vestiti intatti senza più corpi dentro, non sono falsità. E non sono falsità le sevizie degli americani ai detenuti in Iraq.

Vorrei che la prossima persona di destra che incontrerò, mi dica: "Si, voglio ardere i bambini vivi; si, voglio bombardare le città piene di civili; voglio mandare scariche elettriche sui genitali di uomini indifesi e inerti; voglio essere un privilegiato, a discapito della vita stessa di qualsiasi altra persona". Un discorso del genere potrei anche acettarlo: almeno sarebbe coerente. Ma basta con questi stupidi che si fanno abbindolare da parole false e vuote. Basta.


Marge.           British Marge

L'Italia sta votando...

09.04.2006 - 15:06
Leggo: La donna e la scimmia [P.Hoeg]
Ascolto: Canzone della bambina portoghese [F.Guccini]


L'Italia sta votando.
Cosa ci succederà?
Ho una grandissima ansia per queste elezioni. Mi chiedo se si stanni approssimando altri cinque anni di politica-spettacolo, di "umorismo" di vuoti contenuti, di immagine e programmi TV sempre più rivolti a distoglierci dalle giuste situazioni, a mascherare la realtà, a rendere oro tutto ciò che luccica (e far luccicare ciò che di sua natura è opaco). Per me questa vittoria sarà bianca o nera: non ci sono vie di mezzo, non mi accontento, non mi rassegno.
Lo so che molte persone non credono in questa sinistra, pur essendo schifate da Berlusconi. Ma io sono fermamente convinta che, prima di tutto, per quanto poco unita, per quanto poco carismatica, questa è sinistra è politica. Non facciata; non una persona che non crede in ciò che predica, ma lo predica solo perchè gli è comodo. La famiglia? Berlusconi crede nella famiglia? Ma no, ha solo bisogno dell'appoggio della Chiesa. Crede forse in questa guerra o nell'eventuale pace? No, gli fa comodo avere Bush dalla sua parte. Non voglio comodi, io voglio politica, serietà, ideali. Non so se la sinistra sarà in grado di cambiare davvero questo paese (ma me lo auguro); però sono fermamente convinta che, nel caso, mi sentirei sicuramente più soddisfatta ad essere governata da politici con ideali, che da un pupazzetto ridente e falso.
Ancora poco più di ventriquattrore. Che ansia...


Marge.           British Marge

Lettera fittizia a Giovanni Paolo II

02.04.2006 - 16:43
Leggo: Ti con zero [I.Calvino]
Ascolto: Figli della stessa rabbia [Banda Bassotti]


Caso Giovanni Paolo II,
non sei morto solo tu. In questi giorni, in TV, ti si vede dappertutto: servizi dei telegiornali, speciali post TG, Porta a Porta, fiction, se potessero, ti inviterebbero come ospite speciale.
Devo essere sincera, sei stato il mio primo papa e, a intervvalli, ti ho anche apprezzato. Credevo che, per quanto sempre troppo legato a quella politica mascherata da Chiesa, tu fossi un po' più "illuminato", eri interessato ai paesi del Terzo Mondo, al dialogo con le altre confessioni cristiane, avevi un viso delicato e buono, e sicuramente, ti apprezzavo più di quanto ora io sopporti Ratzinger. Per quanto entrambi sempre papi, ti preferivo senz'altro.
Però devi essere leale, anche tu, con me: hai vissuto più di ottanta anni, e una vita degna di tale nome. Hai avuto il privilegio di lottare liberamente per ciò in cui credevi, avevi una finestra sotto la quale milionidi persone bevevano avare ogni tua parola; se avevi voglia di abbracciare due bambini africani deformati dalla fame per spegnere la sete di amore del tuo cuore, non dovevi prendere un salvadanaio e risparmiare per mesi, e anzi, tutti ti acclamavano e si commuovevano a quel gesto, per me, così giusto, e in quanto tale, normale, non eccezionale. Se io mi affacciassi dalla mia finbestra, urlando ciò in cui credo, mi ascolterebbero forse un gatto di passaggio e due uccellini (e in città neanche loro).
Forse la mia è solo invidia. Ti sei spento nel sorriso, convinto di essere sul punto di cominciare una nuova, eccitante ed eterna avventura. La mia è invidia per un uomo che è riuscito a credere continuamente, fino alla fine, in una favola così bella. Invidia per la tua sicurezza, la tua lunga, candida vita.
Perchè quel giorno io stavo guardando alla TV il tuo funerale, quel momento storico, e proprio in quell'istante, Silvia è venuta a dirmi: "E' morto, vieni fuori" e le mie gambe sono diventate molli, e ho corso per i corridoi della scuola cercando mio fratello e poi Tommaso e poi la professoressa, per farmi dire che non era vero, e invece, erano senza parole, tutti quanti, perchè Adriano era morto davvero, e non aveva ottantanni, ma diciotto, e una vita davanti, e senza nessuna finestra magica, macchina papale e aereo personale nè fedeli, ma amici, una ragazza, un fratello, due genitori. E tu, contento, con il sorriso sulle labbra, e lui su un campetto di calcio, non se ne è reso conto.
E io t'invidio, tu così sicuro di tornare a nuova vite, oerchè io d quel giorno non lo so più, ho perso ogni certezza e ho continuamente paura. E t'invidio, tu che questa paura di FINIRE non l'hai avuta mai. E ora, perchè in TV c'è solo il tuo viso? Perchè si parla solo di te? Non sei morto solo tu; e la tua vita non era più importante della sua.
Se è vero, ciò in cui credevi, se sei da qualche parte e mi ascolti, spiegami perchè.
Il perchè di cosa?
Il perchè di tutto: io ho perso i perchè di qualsiasi cosa.
E' quasi un anno.


Marge.           British Marge

HP e il Principe Mezzosangue [Attenzione: SPOLEIR!]

17.03.2006 - 20:38
Leggo: Ti con zero [I.Calvino]
Ascolto: Mi sono fatto da solo [Famiglia Rossi]


Ho finito di leggere questa notte, non senza qualche lacrima, Harry Potter e il Principe Mezzosangue. Ne sono rimasta molto colpita e come per tutti i precedenti, questo libro mi ha fatto lo stranissimo effetto di tenermi ancorata (se non con la lettura, almeno con il pensiero) dal giorno in cui l’ho cominciato ad oggi (eh si, l’effetto dura anche dopo la fine). Devo togliermi un dente: non ho mai affermato che gli Harry Potter siano letteratura. Ho di questa un concetto molto diverso (e molto Calvino, Montale, Petrarca, Benni), non corrisponde di certo ad una narratrice inglese fortunata. Mi spiego, e spero che non me ne vogliano i fan scatenati della Rowling: a me Harry Potter piace, lo leggo sempre con tanto piacere ed aspetto trepidante ogni volta l’uscita del nuovo (e sarà l’ultima attesa questa, ahimè!). La mia è una distinzione che parte dalle differenze sostanziali tra narrativa e letteratura, e H.P. è narrativa; è avvincente, interessante, originale, ma è scritto in maniera meccanica, molto descrittiva per quanto riguarda azioni e fatti, ma poco valorizzabile se si considera l’analisi (profonda!) dei sentimenti, degli affetti, dei movimenti psicologici dei personaggi. Harry è orfano, gli mancano i genitori, trova nella scuola una grande madre e in Silente un saggio padre: non c’è nulla di nuovo. Se penso a bambini orfani con scompensi, mi viene in mente il poco conosciuto I quasi adatti, di Peter Hoeg (l’autore de Il senso di Smilla per la neve), e vi assicuro, non c’è paragone. Detto questo, spero di non essermi attirata qualche Maledizione senza Perdono, e torno a specificare che adoro gli H.P.
Grazie ad un mio amico poco simpatico (eh, Steve?) sapevo già della morte di Silente per mano di Piton e della storia (con fine infelice) tra Harry e Ginny; tuttavia, leggendo, mi sono molto emozionata e anche intristita. Non sapevo nulla invece di Tonks e Lupin, o Bill e Fleur.
Per cominciare, non trovo il titolo molto azzeccato; io l’avrei intitolato “HP e gli Horcrux” (sempre che non sia il titolo del prossimo), perché il libro di Pozioni, alla fin fine, non è molto rilevante ai fini della storia; certo, permette ad Harry di salvare Ron, ma non è nulla rispetto alla funzione dei viaggi nel Pensatoio, al Marchio di Malfoy e agli Horcrux. Ci sono mille altre situazioni che potevano entrare nel titolo, a mio parere. Forse la Rowling l’ha scelto perché alla fin fine, è lui, Halfblood Prince, che uccide Silente, facendo dunque di questo evento il nodo centrale del romanzo. A proposito di Piton: sono sempre stata dell’opinione di Silente, credevo veramente nella sua redenzione (proprio a causa della grande fiducia che avevo nel Preside). Ho cercato dunque di trovare dei fattori che possano in qualche modo scusare Piton del suo gesto: innanzitutto, il Patto Infrangibile contratto con Narcissa: lasciare Malfoy nelle mani di un Silente sopravvissuto, avrebbe condannato il ragazzo ad Azkaban. Oltretutto, uccidendo lui stesso Silente, ha impedito a Malfoy di compiere un omicidio: Draco è rimasto, sostanzialmente, ancora “intatto” e “puro”. Del resto, se Piton è effettivamente dalla parte dei “buoni” ed è infiltrato da Voldemort come spia, uccidere Silente sarebbe una copertura definitiva.
Resta il fatto che ha ucciso Silente. Voglio dire, era l’unico mago che contrastava in qualche modo Voldemort. Va bene farsi una copertura, ma così lascia campo aperto a Voldie, senza contare che se davvero fosse stato dalla parte dei buoni, avrebbe provato del dolore ad uccidere Silente (se odi Voldemort e vuoi la sua fine, devi riconoscere che Silente è un grande ed ottimo mago, a meno che tu non sia stupido come Scrimgeour). Avrebbe potuto trovare delle scure per non farlo (tipo, che il Signore Oscuro l'aveva ordinato a Malfoy, e quindi lui non poteva intervenire, anche se Draco avesse fallito; ma qui, entra in gioco il Patto Infrangibile: Voldie avrebbe punito Malfoy e la sua famiglia, Piton non avrebbe adempiuto al Patto, e sarebbe morto anche lui). L’idea che Piton sia in qualche modo “controllato” ed agisca contro la propria volontà, mi pare da escludere.
Io comunque continuo ad aver fiducia in lui, e spero in una vera redenzione od una spiegazione plausibile (anche se non lo perdonerei mai di aver ucciso Silente).
Resta poi la faccenda di R.A.B. E’ una persona (maschio o femmina) che sta già cercando gli Horcrux, per distruggerli. È quindi chiaramente dalla parte dei buoni, contro Voldemort. È un mago molto grande (perfino Silente, mago potentissimo, ed Harry, il Sopravvissuto, hanno avuto difficoltà in due), dotato di poteri enormi, e molto sapiente (conosce come contrastare la Magia Oscura, e ciò non esclude che possa essere un ex-Mangiamorte). Ed inoltre, cosa più importante, sa tutto: degli Horcrux, della loro funzione, che ve ne sono sette, e così via: cose che finora sanno solo Silente (che non c’è più) e Harry. Hermione e Ron sono da escludere, perché non sono in grado di trovare gli Horcrux ed eliminarli da soli, e neanche sapevano nulla del luogo nella grotta. L’alternativa è qualcuno che abbia seguito da vicino la vita di Voldemort, fin dalla sua giovinezza, e possa quindi ricostruire tutto come hanno fatto Silente ed Harry, oppure qualcuno con cui Silente si è confidato, di cui Harry non è al corrente. Ora, le ipotesi sono svariatissime: potrebbe innanzitutto essere un nuovo personaggio, od uno già apparso; propendo per quest’ultima ipotesi perché mi pare molto più d’effetto (se io fossi la Row farei così). Dunque, riepilogando, un mago potente, forse un ex-Mangiamorte (dalla lettera sembra nutrire una sete di vendetta contro Voldemort, e disprezzo, addirittura gli dà del tu), un estremo conoscitore del Signore Oscuro. Sinceramente, non ho molte idee. Da una parte, mi viene in mente il già citato Piton, ma se fosse così, troverei molto stupido uccidere qualcuno che potrebbe aiutarmi in questa ricerca. Non credo che possa essere qualcuno che agisce essendo già morto, ma forse, è morto dopo aver trovato e distrutto il Medaglione, e quindi, non comparirebbe di persona nel settimo libro, e di conseguenza, non aiuterebbe più Harry nella sua ricerca.
Com’è complicato! Sono diventata curiosissima, voglio già leggere il settimo (ma una parte di me non vuole perché sa che sarà l’ultimo), voglio sapere cosa sono gli Horcrux e chi è R.A.B.
Come ultimo, aggiungo che le coppie decise dalla Rowling (Harry/Ginny, Hermione/Ron e Tonks/Lupin) mi piacciono moltissimo. Ginny sarà, d’oggi in poi, la mia paladina. E detto fra noi, non mi dispiacerebbe neanche una bella Luna/Neville!


Marge.           British Marge

Apocalisse senza resurrezione

10.03.2006 - 23:35
Leggo: Ti con zero [I.Calvino]
Ascolto: Mi sono fatto da solo [Famiglia Rossi]


Sono in mezzo ad una folla. Ci sono tantissime persone intorno a me, e sono tutte diverse fra loro. Noto una signora bionda over cinquantenne con borsetta e trucco, una bambina con due codini, un uomo probabilmente marocchino con borsone al seguito, un gruppo di diciassettenni in punta dei piedi (perché i ragazzi dai quindici ai diciotto si sentono in dovere di camminare in punta dei piedi? Vorrebbero tutti fare i ballerini come quel film sul bambino inglese povero e danzante? Portano finte molle sotto le scarpe e rimangono sempre ancorati stupidamente al terreno fangoso), trentenni in carriera, trentenne ancora adolescente con le cuffie e il cellulare in mano in attesa di un messaggio di lei. Poco più in là, una coppia buffamente assortita: lui sudamericano bassetto, smilzo, con colletto nero alto quasi da prete, e borsellina sotto il braccio, lei alta, dalla bocca larga, una cascata di riccioli arancioni, e parlano spagnolo e ridono ed ad un tratto si mordono l’un l’altro le labbra. Bambini alle mani delle loro madri. Una donna con il viso stanco, sfatto, vestiti semplici e una gran busta piena di spesa, tanti, tanti pannolini, accanto ad una signora inanellata che preoccupata continua a rigirarsi un riccioli fra le dita perché non prende la piega che deve, al seguito identico di tutti gli altri riccioli cotonati e dipinti che porta in testa. Io, invisibile quasi nel mio essere sottile, zainetto sulle spalle come fossi ancora una liceale, guardo. E mi chiedo, sei felice, tu, che guardi fuori aspettando il tratto che passa sul fiume e ci regala un po’ di sole? E tu, che contribuisci con il tuo fiato etilico ad appesantire quest’aria viziata, gettato a lato di un sedile accanto ad una signora tutta intenta a controllare che nessun centimetro della sua gonna tocchi la tua gamba abbandonata? E tu, piccola quattordicenne per mano di un ragazzo più grande, che lo guardi apprensiva, sorridendo con gli angoli della bocca tremanti? E tu, che sorridi mentre le cuffie ti regalano una musica amata? E tu, che ora tornerai a casa, abbracciando felice tua moglie e quel cucciolo umano che per metà contiene ciò che tu sei?
Chi fra di noi è felice? Chi è triste? Se potessi farne un calcolo al netto, cosa ne uscirebbe?
Chi vuol vivere? Chi ha capito quanto è bello?
Chi fra di noi morirà, senza accorgersene, fra pochi istanti, senza aver il tempo di capire cosa sta succedendo, cosa si sta lasciando; basterà uscire dalla stazione e sbagliare a fare un passo. Non ci sarà più nulla, neanche la consolazione di vedere quante lacrime saranno versate.
Non ci sarà più nulla.
Non ci sarà più nulla…
Non ci sarà più nulla…?
Osservo i visi delle persone che con me hanno preso la metro, e mi chiedo chi, fra poche ore, non sarà più, e la sua pelle non accarezzerà più, le sue labbra non sorrideranno e i suoi occhi non piangeranno. E ciò che è, non esisterà, perché lui non ci sarà e non potrà più sentire questo mondo.
Ogni otto secondi un’apocalisse senza resurrezione.


Marge.           British Marge

Cittadina

02.03.2006 - 19:21
Leggo: Ti con zero [I.Calvino]
Ascolto: nada


Sono stata vedere Modigliani. Ancora devo capirlo bene. I suoi colli lunghi, gli occhi "sigillati", i colori opachi (non capisco come faceva con gli olii ad avere risultati così opachi, a me anche i neri brillano come fossero mischiati con polvere di diamante), gli sfondi quasi inesistenti, l'amore totale e distruttivo con la moglie, l'ambiente parigino bohemienne...devo ancora comprendere bene, e qualsiasi suggerimento, è ben accetto. Comunque, quello che ho preferito è stato il ritratto di un uomo, con sfondo celeste e viso nascosto.
Oggi mi sono un po' demoralizzata; da qualche settimana aiuto nei compiti un bambino malato e straniero; oggi non aveva voglia di far nulla, era arrabbiato perchè crede che tutti ce l'abbiano con lui, e non sapevo proprio come coinvolgerlo ed appassionarlo. Mi sento un po' inutile; del resto credo che anche lui una parte di ragione ce l'abbia, lontano dalla sua casa e sottoposto a dure cure; ma se guarirà, e se avà studiato, saprà decidere il suo futuro; ma i bambini vivono nel momento e nell'immediatezza, non credono al futuro, diventare grandi è solo una favola come altre, e non collegano le loro azione presenti alla vita che faranno.
Nel frattempo, riprese le lezioni e con ancora un esame da dare, rivolgo la mia attenzione ad una reale conoscenza e presa di posizione in vista delle elezioni. Urge in me una chiara decifrazione di ciò che cerco e voglio dal mondo in cui abito, una ridefinizione che porterà ad un'attività in campo più attiva, consapevole. La passione che sento nel cuore, il bisogno di andare oltre e fare di più, è impellente. Anche se non credo molto agli uomini politici, non credo che una vittoria cambierà del tutto le cose (forse però qualcosa, si...), credo sia un'occasione da cogliere al volo. Diventare davvero cittadina.


Marge.           British Marge

Sta arrivando il meticciato, per vivere nella collettività

23.02.2006 - 19:21
Leggo: Ti con zero [I.Calvino]
Ascolto: Mestiaje [Ska-p]


No alle frontiere, no alle bandiere, no all'autorità, no alla ricchezza, no alla povertà, no alla diseguaglianza.


Dov'è finita la giustizia?
E' stata crocifissa sull'altare del capitalismo.


Cinque continenti in un solo cuore.


Tutti nel mio cuore.


(Nuova grafica per riprendere a scrivere con tornata voglia di imprimere una svolta, se pur minima, a questo mondo. Studiando sempre con gli occhi riversi negli occhi di questi bambini.)


Torna in mente Ernesto, la mente un po' alterata dall'alcool, che ripeteva, disperato di quella disperazione che hanno gli imbriachelli sulle cose più semplici: "La giustizia, donde sta? Tu lo sai? Donde sta la giustizia?!" in quel capodanno salentino tanto più semplice dei recenti, alzando le braccia al cielo nel tumulto musicale che invadeva la piccola stanza.


Marge.           British Marge

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Marge

Cittadina del mondo, diciannovenne, pacifista ormai più che convinta, scrittrice, aspirante medico, Guccini dipendente nonchè Baricco, Benni, Brizzi, Montale, Leopardi, Calvino, e così via, soddisfatta divoratrice. Occhi verdi sempre un po' rossi, insoddisfatta e inquieta e perennemente malinconica ma profondamente, carnalmente innamorata del vivere.

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